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martedì, Settembre 23, 2025

“La memoria della luce”, Flavio Brunetti e l’entropia sospesa

Attualità“La memoria della luce”, Flavio Brunetti e l’entropia sospesa

di Manuela Petescia*

C’è la vita dei piccoli paesi del Sud d’Italia tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del ’900 nell’ultima raccolta di foto antiche che porta la firma di Flavio Brunetti, “La Memoria della Luce”.
Uno spaccato dall’immenso valore etnico e culturale, una perla di storia che oltre a restituire volti, nomi e usanze del passato, sfida l’usura e sconfigge l’entropia, quel destino di dispersione e di perdita a cui nulla riesce a sottrarsi, quella legge universale che tutto consuma, tutto cancella, la materia che si trasforma.
Contro la logica del tempo, le vecchie lastre al bromuro d’argento hanno resistito oltre un secolo, preservando migliaia di immagini che quasi per magia, inseguendo loro stesse l’autore – ora con un messaggio inaspettato, ora con una donazione imprevista, ora con un incontro casuale – si sono abbandonate alle sue mani.
Mani sapienti, mani esperte: un lavoro titanico che ci ha restituito i frammenti di vita che il tempo avrebbe dovuto cancellare.
Come le foto post mortem, gli scatti ai defunti prima della sepoltura, talvolta teneramente confezionati come se fossero ancora in vita, un’usanza assai diffusa nelle grandi metropoli europee, un gesto di infinito amore, un tentativo estremo, disperato, di far vivere i propri cari per sempre e per sempre impressi su un pezzo di carta: “La memoria della luce” è l’affresco antropologico di un mondo dissolto, scomparso.
Ma non ci sono solo ricordi o momenti di vita individuale, familiare e collettiva in questa raccolta di fotografie.
“La Memoria della Luce”, infatti, oltre a raccontarci usanze e costumi del Sud d’Italia, testimonia la partecipazione del piccolo Molise alle grandi innovazioni tecnologiche e sociali di fine ’800, prima tra tutte la macchina fotografica, un segno di modernità che quasi allineava i nostri territori alle grandi metropoli occidentali. E che tutti vivevano – da Casacalenda a New York – come uno spettacolo di magia, o una specie di miracolo.
Chiuse, rimaste al buio per oltre cent’anni, sottratte all’usura del tempo, quelle lastre, come fossero ibernate, hanno dunque resistito al disordine universale e hanno sospeso l’entropia.
Sottratte all’oblio dalle mani sapienti di Flavio Brunetti, lavorate, rielaborate, ricostruite, oggi avviano il cronometro del disordine, inevitabilmente, ma l’autore avverte: quel disordine, proprio quello, è la vita. Il bromuro d’argento, turbato dalla luce, dovrà convivere con il mistero dell’entropia e nel tempo si trasformerà, ma i protagonisti di quegli scatti fotografici ormai esistono per sempre.
*direttore

 

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