La prima mossa a sorpresa è stata degli imputati che hanno chiesto di ricusare il procuratore di giustizia. Si è aperta così la prima udienza del processo di appello sui fondi riservati della Santa Sede utilizzati per l’acquisto del palazzo di lusso in Sloane avenue, a Londra, nel quale è coinvolto anche il broker molisano Gianluigi Torzi.
E la richiesta avanzata dagli imputati Fabrizio Tirabassi, Raffaele Mincione, Enrico Crasso e il cardinale Angelo Becciu è stata accolta dalla Corte di appello, presieduta da monsignor Alejandro Arellano Cedillo, decano della Rota Romana.
Cinque le udienze previste in questa prima fase, che terminerà il 26 settembre.
Un nuovo capitolo, dunque, dopo il procedimento giudiziario di primo grado che, iniziato nel luglio 2022, si è concluso il 16 dicembre 2023 con la condanna di dieci imputati per reati che vanno, tra gli altri, dalla truffa alla corruzione.
Al centro la compravendita di un palazzo in un quartiere “in” di Londra, operazione che, secondo la sentenza di primo grado emessa dal Tribunale vaticano allora presieduto da Giuseppe Pignatone, avrebbe fatto perdere alle casse vaticane almeno 139 milioni di euro. Lo stesso Papa Leone XIV ne ha fatto cenno nel corso della sua prima intervista pubblicata il 18 settembre, quando, parlando della situazione delle finanze vaticane, ha detto: “L’acquisto di questo edificio a Londra, in Sloane Avenue, è stato ampiamente pubblicizzato, e quanti milioni sono stati persi di conseguenza”.
Definito il “processo del secolo”, in riferimento alla sua lunghezza (86 udienze, un record tra le mura leonine), alla sua complessità e al fatto che per la prima volta sul banco degli imputati siede un cardinale, Giovanni Angelo Becciu.
Torzi, condannato in primo grado a 6 anni è coinvolto anche in un’altra indagine aperta dalla procura della Repubblica di Milano.