Riceviamo e pubblichiamo la nota del “Collettivo dal basso per la Palestina”
Il 19 settembre, a Campobasso, nel noto liceo cittadino è stata negata la possibilità a giovani attivisti di confrontarsi con gli studenti sulle iniziative che in tutta Italia e in Molise stanno crescendo in sostegno della causa palestinese.
Mentre le commissioni ONU riconoscono che a Gaza è in corso un genocidio, mentre l’Unione Europea discute di sanzioni e le istituzioni locali provano, almeno simbolicamente, a mobilitarsi, c’è ancora chi preferisce girarsi dall’altra parte.
Ci sono alcune istituzioni scolastiche che scelgono il silenzio, rifugiandosi dietro pretesti inconsistenti: la paura di urtare la sensibilità di un ipotetico studente ebreo, qualora presente in aula, o il timore di “schierare politicamente” la scuola.
Ma da quando parlare di pace è “fare politica”?
E se davvero così fosse, seguendo la loro logica, le loro parole rappresenterebbero già una chiara scelta.
Oltretutto, davvero bisogna ancora spiegare la differenza tra ebrei e sionismo?
Il diritto degli studenti ad essere informati e a formarsi un’opinione libera e critica non può essere sacrificato sull’altare della paura. Chi guida le scuole dovrebbe educare al pensiero, non nasconderlo sotto finti moventi.
Restiamo umani”.
Collettivo dal Basso per la Palestina