Ci sarà anche Sara Madera, ala-pivot della nazionale italiana e della Magnolia Campobasso al quarto Clinic Città di Campobasso, in programma sabato mattina, organizzato dal Cus Molise con il patrocinio della Regione Molise e la collaborazione dell’Università degli Studi del Molise. La giocatrice livornese, fresca vincitrice della medaglia di bronzo agli Europei femminili in Grecia sarà tra i relatori della tavola rotonda dal titolo ‘Competizione e stato emotivo: gestire le proprie emozioni’. Emozioni che Madera ha provato sulla sua pelle vincendo in azzurro. “Ringrazio gli organizzatori per l’invito, sono felicissima di partecipare a questo incontro e di poter raccontare le emozioni che ho vissuto. Emozioni che quando si indossa la maglia azzurra sono speciali, si accende il fuoco dentro e si riempie il cuore di gioia. Le sensazioni vissute in Grecia sono state tante e di diversa natura: penso alla partita persa contro il Belgio e al trionfo contro la Francia due giorni dopo. Ci sono stati alti e bassi ma i ricordi sono indelebili e sono onorata di aver fatto parte di questo gruppo, felice di poter portare la mia testimonianza agli studenti e a tutti coloro che interverranno sabato. Ripensando a tutto quello che abbiamo fatto dico che è stata un’impresa straordinaria”.
Le emozioni, se incanalate sulla strada giusta possono essere nostre alleate. Sei d’accordo?
“Assolutamente d’accordo. Di questo si parla ancora troppo poco ma è uno degli aspetti più importanti. Le emozioni sono tante, prima, durante e dopo la gara. Quando si sta per scendere in campo c’è l’ansia e il pensiero di quello che si può portare alla squadra. Poi durante la partita l’ansia lascia spazio all’adrenalina. E’ necessaria tanta concentrazione perché la gara è il risultato degli allenamenti e bisogna cercare di fare tutto nel migliore dei modi per raccoglierne i frutti. Credo che dal momento in cui si allacciano le scarpe bisogna far conto di essere già in partita e le emozioni devono essere incanalate bene. La concentrazione è fondamentale, mentalmente bisogna simulare la gara e pensare a ciò che si può fare per essere utile alla squadra. Fatte le dovute proporzioni è un po’ come quando si va a scuola e lo studente simula l’interrogazione prima di entrare in classe. Chiaramente nella pallacanestro il gioco è dinamico e non sempre quello che hai pensato può essere realizzato durante la partita. Conta però essere sempre sul pezzo”.
Nella spedizione continentale è mancato un pizzico di fortuna per arrivare magari ad una medaglia più prestigiosa.
“Se facciamo riferimento alla gara contro il Belgio è assolutamente così. Ma guardando al match giocato contro la Turchia dico che quella gara poteva anche finire in maniera diversa e probabilmente non avremmo parlato di medaglia. Quindi va benissimo così. Abbiamo scritto una pagina importante di storia e ne siamo felici”.