Di Vincenzo Di Sabato
Pensieri in libertà
Nulla sulla terra è più gradevole e più bello del Creato. Persino l’uomo sbrigativo di oggi che non sa più sognare, sostare, né guardare la straziante bellezza della Natura, avverte nel suo intimo una irresistibile serenità. Secondo la teologia cristiana, la prima suprema bellezza della natura, è opera dell’amore trinitario.
In antico i lirici greci magnificarono la Natura idealizzandola con elementi incantevoli di boschi, ruscelli, prati fioriti; in un topos letterario spesso abitato dagli dei.
I lirici latini, invece, la esaltarono attraverso la fantasia e il sentimento elegiaco di Lucrezio, Orazio, Ovidio, i quali esplorarono il Creato con un insieme di concetti morali e spirituali.
Tagore (1861-1941), premio Nobe (filosofo pittore, pedagogista fra i maggiori del mondo) al cospetto della “Natura Creata”, pregò così: “hai fatto prigioniero il mio cuore nelle infinite reti della tua musica, o Signore”. E forse per questa sua esasperante propensione, fu denominato “la piccola canna di flauto nell’armonia segreta del Cosmo”.
Pure Silvio Pellico, letterato e patriota, manifestò a modo suo nella vita, un’alta concezione
ecologica e morale.
Il Creato fu inoltre mitizzato da Fedor Dostoevskiy, Carducci, Pascoli, Ungaretti, Giovanni Prati, Montale, Gabriele D’Annunzio, Pier Paolo Pasolini. E da una miriade di musiche e belle canzoni che anch’io – ormai vecchio – suonavo e cantavo da giovane: “Vieni, c’è una strada nel bosco”; “Voglio vivere così col sole in fronte”; “Vieni con me in campagna”; “Notte di luna calante”; ”Quando vien la sera”; “Canto nella Valle” con Natalino Otto. E man mano “il
ragazzo della Via Cluck” di Adriano Celentano; “La Canzone del Sole” di Lucio Battista; “Montagne Verdi” di Marcella Bella; “Eppure soffia” di Pierangelo Bertoli; “Passa il gigante e calpesta l’erba” di Fiorella Mammoia; “Cara terra mia” di Al Bano e Romina Power. Insomma – con i versi e con il canto – tutti i motivetti, e tante altre canzoni tendono e sognano di trasformare le ferite del mondo, in un impegno di speranza.
Lunedì 1° settembre ricorre la “20^ Giornata mondiale per la salvaguardia del Creato. Ha un tema attualissimo in quest’anno giubilare, e persino suggestivo: “Semi di pace e di speranza”. “Il Seme”!
Sinonimo eccellente di speranza, di fiducia, in vista d’un secondo inizio. Quello del chicco sottoterrato che germoglierà e che procreerà una nuova abbondanza di vita. Nei Vangeli Cristo è il seminatore generoso che sparge il buon seme senza paura di sprecarlo, aspettando con pazienza i frutti sperati dal contadino.
Si celebra la Giornata a tutela del Creato mentre – purtroppo – in tutto il mondo viene ancora commesso, impunemente, il grave peccato ecologico; si celebra nel momento in cui è perpetrato il sacrilegio e l’orrore dell’uomo alla Natura, attraverso la deforestazione selvaggia e lo sfruttamento del territorio, già causa dell’inquietante capovolgimento climatico e degli eventi meteorologici estremi, sempre più frequenti e sempre più intensi. Orrori per la perdita della biodiversità, per l’estinzione d’una infinità di specie animale e fauna vegetale; per la degradazione delle risorse naturali che minacciano la stabilità degli ecosistemi; e per la terribile e compromessa serenità e benessere delle nostre future generazioni.
Tuttavia vivo oggi la giornata del Creato nella terra raccontata da Jovine e sull’amenità del Lago. Ma quant’è bello “camminarci sopra” in quel tratto di bifernina particolarmente affascinante, progettata da Filippo Arredi.