Sulla figura storica di San Basso, Patrono principale di Termoli e, insieme a San Pardo, anche dell’attuale realtà diocesana di Termoli-Larino, la documentazione esistente è scarsissima e con pochissimi ragguagli diretti e immediati.
Gli unici elementi che consentono di sapere qualcosa, sono costituiti dalle quattro iscrizioni ritrovate nel momento in cui i resti mortali del Santo tornarono alla luce il 1° gennaio del 1761. Da esse, oltre al nudo nome, emergono con chiarezza solo due dati e cioè che il Patrono di Termoli era un Vescovo e un Martire; sul suo conto nient’altro di certo, o almeno probabile.
Quindi, “a salvare la figura storica di questo ignoto personaggio nell’ambito dell’autentica documentazione, pervenuta fino ad oggi, in modo tanto lieve, il puro essenziale della sua avventura umana traspare” soltanto dalle epigrafi appena citate, che risalgono, forse, ad un’epoca che ruota intorno all’anno Mille (S. Moffa, “Termoli e il suo Patrono San Basso”, in “Almanacco del Molise 1988”, vol. II, Campobasso 1988, p. 99).
A questi dati vanno ad aggiungersi altri, molto ma molto interessanti, emersi dagli esami compiuti in seguito alla ricognizione delle reliquie del 2001 che, se da una parte offrono preziose informazioni, dall’altra pongono un altro interrogativo: come mai non sono emerse tracce evidenti legate al martirio?
Sul finire dell’anno 2000 ed i primi mesi di quello successivo, l’allora Vescovo mons. Tommaso Valentinetti dispose la ricognizione dei resti mortali del Santo, affidando l’incarico al Prof. Luigi Capasso, Antropologo dell’Università di Chieti, già noto per altre azioni simili. Così, furono eseguiti i delicati interventi di restauro e conservazione uniti ad un approfondito studio antropologico che produsse risultati davvero rilevanti. Quest’ultimo consentì di stabilire, tra altro, trattarsi “di una persona di statura antropologicamente definibile ‘alta’ (cm 179,64), ma al limite della statura ‘altissima’; […] un soggetto particolarmente robusto, dotato di apparato muscolo-scheletrico poderoso […]. La morfologia del cranio (per quanto frammentario) e quella del bacino indicano indubbiamente un sesso scheletrico maschile”. Altri specifici studi “indicano univocamente che S. Basso venne a morte ad una età compresa fra i 40 ed i 45 anni circa”. Differenti dati denotano che il personaggio a cui appartengono le spoglie mortali in questione era affetto, tra l’altro, da “artrosi della colonna cervicale” ed era interessato da altre malattie, espressamente citate, tra cui “l’ossificazione (forse post-traumatica) della membrana interossea tibio-peroneale destra” e “la periostite bilaterale della fibula conseguente ad una prolungata stazione eretta abituale nel quadro di una stasi venosa degli arti inferiori”.
Il Prof. Capasso ritenne di puntualizzare, in quell’occasione, che studi successivi potrebbero individuare la “località geografica nella quale avvenne l’inumazione primaria […]” e conclude la sua dettagliata relazione con questi termini: “La data calibrata ottenuta sulla base […] (delle) complesse stime copre un intervallo di probabilità esteso e discontinuo perché interrotto in due monconi. Infatti, il reperto potrebbe avere una antichità compresa fra 260 e 290 d. C. e fra 320 e 450 d. C.. Ciononostante la massima probabilità, secondo questa conta, si situa nell’intervallo compreso fra il 370 ed il 425 d. C. circa” (L. Capasso, “Studio antropologico dei resti ossei di San Basso”, in AA. VV., “San Basso Patrono di Termoli. Ricognizione, Analisi, Studio e Restauro delle Reliquie”, Termoli 2002, pp. 64-70).
Il sacro deposito, quando giunse a Termoli, forse intorno all’anno Mille, fu occultato in un luogo sotterraneo della cattedrale per preservarlo da eventuali furti, allora molto frequenti, proprio come avvenne successivamente, nel 1239, anche per i preziosi avanzi di San Timoteo, nascosti con cura nella parte opposta.
Prima di andare oltre, è doveroso unire agli elementi descritti altri due antichi documenti riguardanti il Santo. Si tratta della statua in pietra scolpita sul portale della cattedrale termolese, la cui costruzione, nella forma presente, è da fissare tra il XII ed il XIII secolo, e la scultura lignea quattrocentesca, entrambe raffiguranti San Basso con le insegne episcopali.
Quasi tutti coloro che, in loco, si sono interessati del Santo fino agli anni Settanta del secolo scorso, ritengono che il Patrono di Termoli sia stato il Vescovo di Nizza martirizzato nel 250 circa, così come voleva la tradizione popolare. Questa memoria, con ogni probabilità, nasce da una notizia riportata al 5 dicembre dal ‘Martirologio romano’, redatto negli anni Ottanta del XVI secolo. Noti studiosi recenti, però, assecondati dalla revisione critica dell’agiografia di questi ultimi decenni, ritengono di non poter accettare l’attribuzione a San Basso dell’episcopato di Nizza. A complicare non poco, questa delicata questione, s’inserisce prepotentemente anche la vicenda della cittadina marchigiana di Cupra Marittima, che si onora di avere tra le proprie mura il corpo di un San Basso, anch’esso ritenuto, da quegli abitanti, Vescovo e Martire di Nizza. A tal proposito, c’è da tener presente che in diversi centri del litorale adriatico, un Santo con tale nome gode di un culto particolare.
Anche a Lucera è venerato un San Basso. Fonti locali, ritenendolo fondatore della diocesi lucerina addirittura nel I secolo, credono che il suo corpo sia stato trasportato, intorno alla metà del IX secolo a Termoli, con le medesime modalità con cui furono portate a Larino le spoglie mortali di San Pardo. Eminenti Storici contemporanei che si sono occupati della materia, però, escludono la presenza di un Vescovo di nome Basso, come quella di Pardo ed altri, dalla lista episcopale della città dauna. Il presunto Vescovo Basso di Lucera, sarebbe stato martirizzato nell’anno 112, sepolto nella città dauna e da qui trafugato dai termolesi, per rivalsa contro i lesinesi ed i lucerini che avevano asportato da Larino, subito dopo l’anno 840, i resti mortali dei primi due Martiri Larinesi Primiano e Firmiano e con le stesse modalità con cui i larinesi si impadronirono a Lucera del corpo di San Pardo.
Tali dubbi non hanno mai ostacolato a Termoli la devozione sincera e profonda verso San Basso, che risale a tempi immemorabili. Tra i ricordi più suggestivi che perdurano tenacemente, un posto di rilievo è rappresentato da una delle più eleganti costruzioni sacre del Molise: la sua cattedrale, un autentico gioiello d’arte.
Giuseppe Mammarella
Direttore dell’Archivio Storico Diocesano di Termoli-Larino