Le nuvole nere continuano ad addensarsi su Stellantis e a Pescara il tavolo regionale promosso sull’automotive con il presidente Marsilio e i vertici dell’azienda ha prodotto una fumata grigia.
Usciamo dall’incontro, hanno dichiarato i metalmeccanici della Cgil di Abruzzo e Molise, con alcune conferme ma anche con molti dubbi. I rappresentanti della Fiom hanno dichiarato di non poter rassicurare chi ogni giorno tiene in piedi l’economia industriale della regione.
“Abbiamo evidenziato – ha aggiunto il sindacato – la mancanza di
investimenti rispetto ad altri stabilimenti del gruppo, come
quello di Gliwice, in Polonia.
A fronte dei 6.000 addetti dell’ex Sevel, oggi si rischia di chiudere il 2025 con meno di 4.500 lavoratori, coperti da contratti di solidarietà”. E molti di questi lavoratori, peraltro sono molisani.
Ma quello che preoccupa di più i diretti dirimpettai dello stabilimento di Atessa sono gli operai Stellantis di Pantano Basso.
Anche a Termoli, infatti, continua l’incertezza e dopo le centinaia di esodi volontari si torna a parlare di cassa integrazione, di produzione a rischio. Qualche giorno fa è andata in archivio la catena del montaggio del motore Fire, uscito per la prima volta dalla fabbrica termolese, allora Fiat, nel lontano 1985.
Occhi puntati su Palazzo Chigi, dove ormai arrivano le pressioni giornaliere dei sindacati di categoria, ma anche degli industriali preoccupati per le tante aziende dell’indotto. Mentre a Termoli, della Gigafactory non si sente nemmeno più il nome