Si è tenuta nel pomeriggio di lunedì 30 giugno il pellegrinaggio di Pace dal Santuario Madonna del Canneto, Roccavivara, fino alla sede della Caritas diocesana di Trivento, in contrada Vivara. Tanti amministratori locali, politici, associazioni e cittadini hanno preso parte alla manifestazione. Presente il vescovo di Trivento, Camillo Cibotti, mentre sono stati letti i messaggi del Patriarca della Terra Santa, cardinale Pierbattista Pizzaballa, dell’arcivescovo di Myanmar, arcivescovo Charles Bo, del parroco di Gaza, padre Gabriel Romanelli, di suor Elena della Caritas del Sud Sudan, di Francesco, operatore Caritas in Ucraina, della giornalista inviata di guerra di Avvenire, Lucia Capuzzi. “Il nostro pellegrinaggio di questa sera – ha detto il direttore della Caritas trignina, don Alberto Conti – vuole dire pubblicamente da che parte vogliamo stare, dalla parte della pace, della giustizia, vogliamo stare dalla parte dell’umanità e non dalla disumanità delle guerre.
Da anni nelle nostre case, attraverso le televisioni e altri mezzi di comunicazione, entrano immagini di guerra, di morte e di distruzione. Il rischio che tutti corriamo è di assuefarci alle immagini terribili che scorrono davanti ai nostri occhi e di restare indifferenti davanti alla potenza distruttiva che esse documentano. Questa sera con questo nostro camminare insieme da questo luogo dove molti di noi vengono a pregare la Madre del Figlio di Dio, il Principe della Pace, fino a raggiungere la sede della Caritas diocesana di Trivento, dove accogliamo e accompagniamo i volti segnati dalla povertà materiale e relazionale, noi vogliamo credere e testimoniare che la pace è possibile, che la “convivialità delle differenze” è possibile, qui da noi e in qualsiasi altra parte del Mondo. Con questo nostro pellegrinaggio per la pace, come cittadini che si riconoscono nella Costituzione della Repubblica Italiana, che ripudia la guerra, e come cristiani che credono nel discorso della Montagna di Gesù, vogliamo dire anche il nostro NO alla corsa agli armamenti, sottraendo risorse per gli ospedali, le scuole, i servizi sociali e così continuare a distruggere lo Stato Sociale, soprattutto nei nostri paesi di montagna dove i diritti costituzionali oggi più che mai, sono calpestati e negati. Non vogliamo che i nostri soldi – ha chiudo don Alberto Conti – vengano investiti in morte, ma in vita.
Facciamo nostro il messaggio di questa mattina del santo padre Leone che rivolgendosi ai membri della FAO ha denunciato senza giri di parole come le “risorse finanziarie e tecnologie innovative vengono deviate dall’obiettivo di sradicare la povertà e la fame nel mondo per destinarle invece alla produzione e al commercio di armi” e “mentre i civili si indeboliscono a causa della povertà, i leader politici prosperano grazie alla corruzione”. Amici e amiche, fratelli e sorelle, nel nome della pace e dei diritti uguali per tutti, riprendendo le parola di don Tonino Bello: «In piedi, costruttori di Pace» perché non possiamo essere indifferenti di fronte al dramma del disprezzo della vita, non possiamo rimanere insensibili, con il cuore anestetizzato, davanti alle lacrime dei bambini e, come diceva Dietrik Bonhoeffer, non possiamo cantare il canto gregoriano ieri mentre per il fratello ebreo veniva ucciso nei campi nazisti e oggi non possiamo cantare il canto gregoriano mentre il fratello palestinese viene ucciso nella striscia di Gaza, nell’Ucraina e in ogni Terra dove l’uomo ha dimenticato la fraternità.