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lunedì, Giugno 9, 2025

Turni scoperti a Trivento e Bojano, SNAMI (Sindacato Autonomo Medici Italiani) sezione Molise lancia l’allarme

AttualitàTurni scoperti a Trivento e Bojano, SNAMI (Sindacato Autonomo Medici Italiani) sezione Molise lancia l'allarme

La mancata presenza del medico di guardia a Trivento e Bojano nei turni di continuità assistenziale non è un episodio isolato, ma l’ennesimo campanello d’allarme di un sistema ormai al collasso. SNAMI Molise esprime profonda preoccupazione per l’impossibilità crescente di garantire assistenza nei presidi territoriali, a causa di una strutturazione obsoleta del servizio e della cronica carenza di medici.

“Non è più sostenibile – dichiara Federico Di Renzo, presidente SNAMI Molise – pretendere che l’assistenza territoriale funzioni ancora secondo un modello pensato alla fine degli anni ’70, quando la medicina era altra cosa, c’era una pletora di laureati e la tecnologia attuale era impensabile. Oggi abbiamo telemedicina, reti digitali, intelligenza artificiale che devono essere parte integrante di un nuovo modello organizzativo. E invece siamo fermi a un sistema logoro e pensato oltre 50 anni fa.”

Il sindacato denuncia come la regione Molise, che ogni anno perde circa 2.000 abitanti, non possa continuare a mantenere un modello di sanità territoriale disegnato su una realtà demografica ed epidemiologica completamente diversa. È necessario ripensare radicalmente l’infrastruttura dell’assistenza, alla luce delle risorse del PNRR, delle Case di Comunità e dei nuovi strumenti di medicina digitale.

“Occorre ripensare la prossimità – prosegue De Socio Antonia, Segretario Regionale – : dalla distribuzione dei presidi alla valorizzazione della figura del medico, passando per investimenti concreti nella digitalizzazione e nella sicurezza del lavoro. Il nostro appello è che serve una svolta seria, responsabile, programmata. Non possiamo più aspettare il prossimo turno scoperto.”

In questo contesto, è positivo che il 18 giugno sia finalmente previsto il rinnovo dell’Accordo Integrativo Regionale, fermo da ben 18 anni. “È un primo passo – conclude Di Renzo – ma deve essere l’inizio di un percorso coraggioso di riforma, che metta al centro i professionisti e i cittadini, e che guardi al futuro della medicina territoriale con visione e concretezza.”

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