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venerdì, Giugno 6, 2025

A Bologna il futuro parla la lingua della scuola: l’Istituto Petrone alla fiera internazionale dell’innovazione “We Make Future”

AttualitàA Bologna il futuro parla la lingua della scuola: l’Istituto Petrone alla fiera internazionale dell’innovazione “We Make Future”

C’è una scuola che sa abitare il presente e allo stesso tempo costruire il futuro. Una scuola che non ha paura dell’innovazione, anzi la plasma, la trasforma in un linguaggio educativo. È questa la sensazione che si prova visitando lo stand dell’Istituto Comprensivo “Igino Petrone” di Campobasso al We Make Future di Bologna, la più grande fiera europea dedicata alla tecnologia, all’intelligenza artificiale, all’educazione digitale e alla creatività.

Dal 4 al 6 giugno 2025, negli spazi affollati di BolognaFiere, tra robot umanoidi, start-up e giganti del digitale, ci sono anche loro: una squadra di ragazze e ragazzi della scuola secondaria di primo grado, guidati da due docenti appassionate e competenti, che con entusiasmo presentano i risultati di un percorso didattico innovativo, inclusivo e fortemente orientato al cambiamento.
I progetti esposti nascono nell’ambito dei laboratori “Girls Code It Better” e “Stem Your Brain”, due iniziative che hanno segnato profondamente l’identità educativa dell’Istituto Petrone. Il primo, rivolto in particolare alle ragazze, è un progetto nazionale nato nel 2014 per combattere gli stereotipi di genere nel mondo delle STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica), offrendo occasioni concrete di sperimentazione e protagonismo. Il secondo, complementare e trasversale, promuove il pensiero critico, la creatività digitale e l’educazione alla cittadinanza, con attività che vanno dalla programmazione alla robotica, dalla modellazione 3D al design di videogiochi.
«Siamo qui non solo per mostrare dei prodotti finiti, ma per testimoniare un modo diverso di intendere la scuola» – racconta il dirigente scolastico, Giuseppe Natilli. «Una scuola che forma cittadini consapevoli, che educa al rispetto, che offre ai ragazzi strumenti per comprendere e cambiare il mondo attraverso la tecnologia e il pensiero critico. I nostri studenti oggi non stanno solo esponendo dei progetti: stanno comunicando una visione educativa».
E la visione, in effetti, è chiara. I lavori presentati ruotano attorno a una tematica urgente e delicata: il contrasto al bullismo e al cyberbullismo. Ma lo fanno con linguaggi nuovi, con dispositivi e strumenti progettati direttamente dagli studenti, capaci di unire etica e tecnica, gioco e riflessione.
Il progetto più ampio è Il Portale del Rispetto: un “QR-Wall” interattivo, che raccoglie prodotti digitali come escape room, visual novel, giochi di ruolo e libri interattivi pensati per promuovere una cultura dell’empatia e del rispetto. Accanto ad esso, “Indovino chi sono”, un gioco da tavolo auto-riflessivo per aiutare i ragazzi a comprendere il proprio stile relazionale ed emotivo; “Don’t Punch Me”, un gioco elettronico per bambini, che con immagini e associazioni logiche insegna a riconoscere le dinamiche di prevaricazione; e infine “Leopec-GAME”, un videogioco in pixel art creato con Makecode Arcade, giocabile su una piccola console (Meowbit), che attraverso il gioco trasmette messaggi contro l’odio e il disprezzo online.
Il risultato è un’esposizione coinvolgente, interattiva, sorprendentemente matura. «I nostri studenti hanno capito che la tecnologia non è neutra – prosegue Natilli –. È un linguaggio potente, che può essere usato per costruire ponti di consapevolezza, strumenti educativi, messaggi valoriali. Ecco perché il nostro stand non è solo uno spazio espositivo, ma un laboratorio di futuro».
A guidare i gruppi di lavoro sono state le professoresse Paola Pinelli e Mariafelicia Pasquale, docenti dell’Istituto e coach dei due percorsi. Le incontriamo, ancora cariche di emozione per l’intensità dell’esperienza vissuta.
«È stato molto più di un evento – racconta la professoressa Pinelli –. È stata una vera esperienza trasformativa. I ragazzi si sono messi in gioco con entusiasmo, responsabilità e passione. Hanno dialogato con professionisti, visitatori, università. Ma soprattutto credono in quello che fanno. Sanno che le loro idee contano. Che possono costruire strumenti utili, persino necessari, per la società».

La collega, Mariafelicia Pasquale, aggiunge: «All’inizio c’era entusiasmo, ma anche timidezza. Poi, man mano che i progetti prendevano forma, è cresciuta la consapevolezza. Li abbiamo visti maturare nella comunicazione, nel problem solving, nella capacità di lavorare in gruppo. Al WMF li abbiamo visti fiorire: pronti a spiegare i progetti, a rispondere alle domande, a difendere le proprie idee con chiarezza e sicurezza. È il miracolo dell’educazione che diventa esperienza».
Non solo coding, quindi. Non solo STEM. Ma una scuola che esplora il presente e si interroga sulle sue sfide educative, che costruisce senso e comunità. Una scuola che osa.
Per i ragazzi e le ragazze dell’Istituto Petrone, il We Make Future è molto più che una fiera: è un momento di confronto autentico, un’occasione di orientamento, una vetrina dove raccontare il proprio impegno, la propria visione, la propria voglia di futuro.
E per chi ha la fortuna di incrociare questo piccolo grande esempio di scuola italiana, resta una certezza: il futuro può nascere anche in un’aula di scuola media, se qualcuno ha il coraggio di accenderlo.

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