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giovedì, Maggio 8, 2025

“Fino all’ultimo respiro”, il thriller di Sabrina Izzi: la recensione di Marilena Ferrante

Evidenza“Fino all’ultimo respiro”, il thriller di Sabrina Izzi: la recensione di Marilena Ferrante

Il nuovo libro “Fino all’ultimo respiro” di Sabrina Izzi , Riccardo Edizioni, riporta alla luce le inchieste giudiziarie che , molto spesso, spazzano via, l’innocenza degli imputati , mettendo in circolo una devastazione psicologica e una perdita dell’identità delle persone coinvolte ritenute ingiustamente colpevoli.
Protagonista Christopher, un uomo , brillante avvocato , con una vita normalissima, che, in un batter d’occhio si ritrova in arresto perché accusato di una vera e propria strage familiare.
Tutto ciò che accadrà successivamente , segnerà uno spartiacque tra l’uomo di “prima” e quello rinchiuso in una cella in “cerca di verità”. L’escalation emotiva va di pari passo con gli sviluppi di una storia giudiziaria lunga e complessa, alla base della quale, vi è la certezza, comprovata da prove schiaccianti, della colpevolezza dell’imputato.
Nel corso di questo lungo e doloroso cammino, come folgorazione , arrivano elementi della vita personale di Chistopher che rendono possibile percorrere la strada di una difesa alle accuse sconvolgenti.
Una storia, quella del protagonista, che ha radici profonde nell’adozione e nel distacco dal suo gemello che ha una condizione di vita molto meno fortunata di lui.
L’inseguimento di questa pista , da parte dei suoi legali , porterà a colpi di scena inimmaginabili.
Intanto l’orrore del carcere, l’allontanamento forzato dai suoi affetti, dal suo mondo, segnano tracce profonde nella vita dell’imputato che vaga in un soliloquio interiore, in una realtà trasfigurata dalla condizione esecrabile del carcere americano, con particolari a dir poco squallidi che deturpano la psiche e la capacità di aderenza alla realtà.
Un lungo e tortuoso viaggio all’inferno segnano i giorni di Chistopher, mettendo a dura prova la sua resistenza. “Il braccio della morte” lo attende.
I tanti particolari giudiziari rendono la storia credibile e incredibile , ma la tanta umanità in questa narrazione riportano ad una riflessione sul genere umano , sulla precarietà e sulla possibilità di vivere scorci dell’esistenza banditi dalla speranza.
Alla luce emergono i casi irrisolti o , ancor peggio, quelli deturpati dall’”errore” giudiziario che hanno fatto e fanno , purtroppo, la storia del procedimento giudiziario in America e in tutto il mondo.

La scrittura, la delineazione dei personaggi , la tensione emotiva delle pagine del romanzo fanno dell’autrice Sabrina Izzi , una scrittrice a tutto tondo , una conoscitrice dell’animo umano perché scava , attraverso un linguaggio appropriato, mai ridondante, il percorso della narrazione favorendo una immedesimazione del lettore e l’interesse legato alla “ storia” in sé.
Quando un autore riesce a fare questo , può definirsi uno “scrittore”, una “scrittrice” , un narratore di se attraverso la parola , la scrittura che modella sempre il nostro modo di affrontare la vita, la conoscenza, “l’arte” del cambiamento, del divenire che sono costanti nel fluire della nostra esistenza.
Questo il valore aggiunto della “buona scrittura” : alimentare percorsi di crescita , comprendere la realtà che ci circonda attraverso la conoscenza diversificata delle possibilità di vita che ci conducono nelle storie per farle nostre , come bagaglio , strumento culturale e psicologico per affrontare le sfide della vita.
Questo libro , con una storia avvincente, conduce il lettore in strade sconfinate che portano alla rotta da seguire e disegnano la complessità e la trasformazione della psiche umana.

L’autrice
Sabrina lzzi nasce a Campobasso, ma vive a Torella del Sannio, un pic­colo borgo nel cuore del Molise im­merso nella natura incontaminata. Già da bambina mostra spiccate atti­tudini verso l’arte, la scrittura e la let­teratura in genere e, dopo aver con seguito la maturità classica, si iscrive alla Facoltà di Scienze Umanistiche dell’Università degli Studi del Molise, dove consegue la laurea con una tesi in Storia dell’Arte Moderna. Subito dopo decide di intraprendere un’ esperienza nell’ Esercito Italiano e successivamente, nel 2008, inizia a scrivere racconti, quando, spinta dalla passione per l’arte e la scrittu­ra, indaga nelle vite di quegli artisti che, pur facendo parte a pieno titolo della storia dell’arte, sono sempre ri­masti nascosti al clamore pubblicita rio della nostra epoca, e vi si accosta con piglio romantico, pubblicando le loro storie su diversi quotidiani, non solo locali.
Nel 2016 pubblica il suo primo libro di racconti brevi, intitolato “L’ombra dei ricordi” che la porterà poi a pub­blicare, nel 2017, il romanzo “Anche la pioggia nelle scarpe”, nel 2018 “Il giardino degli aranci” e nel 2019 “Regina dei Melograni” e poi “ Dentro l’Inferno”.

Marilena Ferrante
Nasce a Isernia, dove vive tuttora. Docente di Lettere presso la Scuola secondaria di primo grado “San Giovanni Bosco”, giornalista pubblicista e scrittrice.
Ha pubblicato quattro raccolte poetiche: “Quel che avrei potuto dirti” (2015), “Un passo dal cuore” (2016), entrambe per Volturnia Edizioni, “Gli occhi del silenzio“ (Bertoni Editore, 2021) e “Nuda memoria” (SetArt Edizioni, 2024). Ha scritto anche il romanzo “La neve di marzo” per L’Erudita di Giulio Perrone (2021).
Molti suoi scritti sono presenti in antologie letterarie quali “Vite che tremano” (Volturnia edizioni , 2016), “Cartoline dalla terra che forse esiste” (L’Erudita, 2018) e altre ancora.

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