Un silenzio carico di dolore ha avvolto Ururi nel giorno dell’ultimo saluto a Vincenzo Campofredano, colto da un infarto nel giorno della Carrese. Poche ore dopo la speranza si è spenta. Il paese intero si è stretto attorno alla famiglia, annichilito da un lutto che colpisce nel profondo, perché Vincenzo era un punto di riferimento, un trascinatore, un cuore generoso che batteva per gli altri. Capitano del carro biancoceleste, simbolo di passione, appartenenza e orgoglio.
E’ stato cavaliere anche nell’ultimo gesto: la famiglia ha acconsentito all’espianto degli organi, trasformando il dolore in speranza per altri. Un atto di amore che solo i grandi sanno compiere.
Rivolgendo lo sguardo a questa all’immagine speciale di Vincenzo e al gesto della sua famiglia don Michele Di Legge ha toccato il cuore di tutti.
‘Attraverso il gesto della donazione degli organi anche la nostra comunità – ha detto durante l’omelia – è entrata a far parte dell’eternità. Solo chi sa fare doni può entrare nell’eternità”.
Giornata di lutto cittadino a Ururi. Un fiume silenzioso di persone ha riempito la chiesa e le strade, con gli occhi lucidi e il cuore spezzato. La comunità ha perso un esempio.
Vincenzo era regale. Aveva la nobiltà del cuore, ha detto l’amico Giovanni, carrista dei Giovani.
All’uscita un lungo applauso accompagnato proprio da note regali, quelle del Gladiatore.