Pellegrinaggi di fine Ottocento a Montenero di Bisaccia: illusioni o realtà?
Si tratta di presunti eventi prodigiosi completamente scomparsi dalla memoria
di Giuseppe Mammarella*
Un ampio fascicolo, custodito nell’Archivio Storico Diocesano di Termoli-Larino, contiene una serie di documenti legati a presunti fatti straordinari che, tra gli anni 1897 e 1898, avrebbero interessato l’artistica statua della “Madonna dei Miracoli” venerata a Montenero di Bisaccia.
Il simulacro, opera di Michele Falcucci di Atessa, giunto nel centro molisano il 7 luglio del 1859 “per ducati 40”, in origine era posto nella chiesa matrice dedicata all’Apostolo San Matteo. Successivamente fu trasferito nel noto santuario di “Santa Maria di Bisaccia” che sorge alle pendici del colle su cui si estende l’abitato, ed oggi è presente nella nuova chiesa “Mater Misericordiae”, realizzata nella zona marina di “Costa Verde”, aperta al culto nell’estate del 2021.
I supposti fenomeni riguardano un “grande ed indicibile movimento popolare”, cominciato nella tarda primavera del 1897, connesso ad un particolare “movimento degli occhi” dell’immagine della “Madonna dei Miracoli”, allora esposta nella chiesa madre di Montenero di Bisaccia da poco meno di quaranta anni prima.
Il tutto ebbe inizio intorno alle ore 15 dell’11 giugno di quell’anno quando “transitando […] la processione dei pellegrini di Larino (di ritorno da Casalbordino) con a capo il Reverendo don Pardo De Sanctis, si inginocchiarono tutti innanzi l’altare che è il primo che si trova a dritta di chi entra dalla porta grande, ed il sacerdote prospettando la statua che era chiusa nella nicchia, osservò il movimento degli occhi, poi temendo d’ingannarsi si scostò da un lato e da un vetro rotto osservò bene il movimento degli occhi e poi man mano si vide da buona parte dei pellegrini”. Diffusa rapidamente la notizia, l’Arciprete del posto don Flaminio Monaco, sollecitato dai “clamori del popolo che giungevano alle stelle”, autorizzò la processione con la statua per l’abitato.
Da una nota redatta qualche giorno dopo da don Flaminio Monaco ed inviata al Vescovo si rileva testualmente: “Il giorno seguente si rinnovò lo stesso prodigio ma fu osservato da poche persone. Il giorno 13, verso le ore 6 la Vergine rinnovò il prodigio dandosi a vedere a tutto il popolo che in un attimo si congregò in Chiesa […]. Si ordinò un’altra processione fino alla cappella della Madonna di Bisaccia e colà, sovra un poggetto, […] tenni breve allocuzione […] ordinando un digiuno in pane ed acqua per placare la divina giustizia, senza però poter penetrare nella cappella perché passavo pericolo di rimanere soffocato. Riconducemmo la statua nella chiesa […] e terminai colla benedizione del Crocifisso […]”.
Con un’altra missiva del 18 giugno indirizzata al Presule, don Flaminio Monaco comunicò quanto segue: “Veneratissimo Monsignore, iersera dopo l’Ave Maria è giunta la processione di Larino nel numero di 315 persone e quantunque avessi proibito il suono delle campane […], degli individui hanno scampanato per lungo pezzo. Qui vi sono dei carabinieri, però non hanno voluto combattere col popolo. Con la processione sono giunti tre canonici (del Capitolo cattedrale di Larino?) ed il Parroco don Pardo De Sanctis ha letto l’orazione […]. Più imponente è stata stamattina la processione di Ripalta […] e forse poteva ascendere al numero di otto o novecento persone. Quindi la processione di San Felice col suo Arciprete, di Tavenna col sacerdote don Guglielmo Gliosca, di Montecilfone col sacerdote Pannunzio. Oggi ottavario della Madonna dei Miracoli, ha continuato il movimento degli occhi e propriamente prima di uscire la processione per l’abitato, fatto visibile a tutte le popolazioni raccolte in chiesa […]”.
Il larinese don Pardo De Sanctis, che avrebbe assistito per primo agli insoliti fenomeni, sacerdote dal 1881, ricoprì la carica di Cancelliere vescovile di Larino e dal 1888 fu anche Parroco di Santa Maria della Pietà della città frentana. Uomo giusto e laborioso, noto compositore di inni alla Vergine, dopo lunga e penosa malattia, rese l’anima a Dio nel 1912 all’età di cinquantaquattro anni.
Dei “segnali mistici” di cui si è fatto rapidamente cenno si occupò anche la stampa dell’epoca. “Il vero Guelfo”, giornale napoletano, con un pezzo del 18 luglio 1897 titolato “Un nuovo miracolo a Montenero di Bisaccia”, riferisce che “nel giorno 11 giugno, il pellegrinaggio (di Larino) di ritorno dal Santuario di Casalbordino, passando per Montenero di Bisaccia, entrò nella Chiesa di questo paese, dove uno dei pellegrini un tal Giovannangelo Biondi, s’avvide che nel fondo di un altare detto della Vergine dei Miracoli, eravi una statua di detta Madonna che con grande meraviglia del Biondi, apriva e serrava gli occhi. In un attimo si propagò la notizia del portentoso avvenimento non solo per tutto il pellegrinaggio, ma per tutto il paese, ed in breve ora, la Chiesa fu assiepata di gente. E tutti ebbero, coi propri occhi, ad accertarsi del fatto […]. Saputosi questo fatto da una santa giovane Maria Concetta D’Aulerio di Montenero, che da 17 anni giaceva in letto perché la parte inferiore del corpo era interamente atrofizzata, con viva fede pregò la Vergine SS. di farle la grazia, perché anch’ella era desiderosa di osservare la statua prodigiosa. In quel medesimo istante la giovane sofferente si sentì sollevata nella persona, si alzò dal letto […] e, con grande stupore della famiglia e del popolo tutto, si recò in Chiesa, ove rimase inginocchiata avanti la Madonna miracolosa per tutta la notte. E poiché la Vergine SS. continuò, nei giorni successivi, ad operare lo stesso miracolo dell’aprire e serrare gli occhi, così la popolazione di Montenero dispose una solennissima festa nel giorno 18 giugno, con invito a tutti i paesi circonvicini […]”.
Il 9 agosto dello stesso anno, l’Arcivescovo di Chieti ed Amministratore perpetuo di Vasto mons. Rocco Cocchia, sotto la cui giurisdizione è posto, fin dalle origini, il noto Santuario omonimo di Casalbordino, trattò l’argomento legato a Montenero di Bisaccia in una lunga lettera diretta al Vescovo di Termoli mons. Angelo Balzano, competente per territorio. Con quella missiva, mons. Cocchia così si espresse: “quel paese, fino a ieri nullo, oggi è centro di un movimento straordinario, perché prima taluni Larinesi, poi migliaia di cittadini e più tardi altre migliaia di forestieri dissero che certa Madonna dei Miracoli di colà chiude e riapre dolcemente gli occhi […]. E possiamo noi permettere che […] ignoranti predichino miracoli al mondo appoggiati alla illusione o invenzione passeggiera a nostra insaputa? L’altro punto strano è di stabilire una festa arbitraria […] nei giorni 9, 10 e 11 giugno […] quando da quattro secoli, dietro apparizione approvata dall’autorità ecclesiastica e da Roma, si celebra la festa negli stessi giorni e sotto lo stesso titolo in Casalbordino? Non è profittare di una antica corrente per portare l’acqua al proprio mulino? […]”.
La documentazione disponibile c’informa che mons. Balzano, “in forza di speciale Commissione”, solo il 25 agosto dell’anno seguente (1898), decise di raccogliere, sotto giuramento, dichiarazioni spontanee delegando, per questo, alcuni sacerdoti. Tra le tante deposizioni, tutte favorevoli al caso di Montenero, figurano quelle di testi, non solo del luogo, ma anche di San Felice Slavo (oggi del Molise), Ripalta sul Trigno (oggi Mafalda), Castelmauro, Palata e Montecilfone.
Il fascicolo preso in esame non ci consente di conoscere eventi successivi ed a quanto sembra della vicenda si è perduta completamente memoria.
Direttore dell’Archivio Storico Diocesano*