Nuovo stop nello stabilimento Stellantis per 600 lavoratori che dal 19 al 25 maggio torneranno in cassa integrazione.
Una decisione che l’azienda ha comunicato ai sindacati e che riguarda le aree che producono i motori V6, Gme e Gse nei capannoni di Termoli.
Le sigle di categoria sono già in subbuglio per uno scenario che tinge il futuro di Stellantis a tinte sempre più fosche. La cassa integrazione, dicono, continua a dominare nello stabilimento adriatico, all’interno del quale il clima si è fatto davvero pesante.
Preoccupati per il futuro dell’impianto, soprattutto dopo la fase di stallo in cui è finito il progetto della Gigafactory, i metalmeccanici si stanno preparando alla mobilitazione.
Il sindacato di categoria della Cisl parla di funerale anche per il motore Fire, del quale, hanno spiegato si profila un trasferimento della produzione. L’auspicio, dicono dalla Cisl, è che il consiglio di fabbrica metta in campo iniziative per mettere al sicuro i posti di lavoro.
Con l’aria che tira, però, anche alla luce dei dazi imposti o annunciati da Trump, il mercato dell’auto è sulle montagne russe e a dominare è l’incertezza: l’annuncio della produzione del nuovo cambio non è sufficiente, fanno sapere a Termoli, a garantire occupazione per tutti. Il tanto sbandierato passaggio alla Gigafactory, poi, appare più una chimera che una svolta industriale. Sull’altare dell’incertezza, denunciano i sindacati, viene ancora una volta sacrificato il prodotto di Termoli e la situazione nello stabilimento Stellantis è diventata insostenibile, Per questo, è la conclusione dei metalmeccanici, è arrivato il tempo che Governo e istituzioni dicano con chiarezza cosa intendono fare perché la comunità molisana non è una pedina da spostare sulla scacchiera della speculazione globale.