di Roberto Gravina*
In un momento molto complesso sul piano industriale italiano, con una continua decrescita della produzione industriale da 22 mesi a questa parte, si riaccende, in Molise, il faro sul Turismo, complice l’edizione 2025 della Borsa Internazionale del Turismo appena conclusa.

Si sente, quindi, parlare, non senza un po’ di superficialità, del ruolo del turismo nell’economia e di quanto possa rappresentare per la nostra regione.
Il refrein è sempre lo stesso: questa regione potrebbe vivere di turismo!
E invece non è proprio così, a maggior ragione in un luogo nel quale le forme di turismo promuovibili, sono sicuramente pregevoli ma certamente non paragonabili ad altre regioni nelle quali il turismo ha numero importanti.
Si pensi al Veneto, con Venezia regina del turismo in Italia o al Lazio, dove Roma la fa da padrona o ancora al Trentino Alto Adige.
Ebbene, anche in luoghi come questi, nonostante l’impatto del turismo, inteso nel suo complesso quale somma delle componenti di spesa nei settori “accoglienza-trasporti-commercio” sul Pil regionale sia importante, non arriva a superare 1/3.
Questo per sottolineare che nonostante in queste regioni a forte vocazione turistica il turismo copra una fetta importante della ricchezza prodotta, il ruolo svolto dall’industria resta sempre primario.
Itendiamoci: il turismo è una ricchezza e gli operatori turistici contribuiscono a rendere più “bello” il proprio territorio; ad oggi, in Italia, il settore ha raggiunto la ragguardevole cifra di quasi l’11% sul Pil, segno evidente che non soltanto si è tornati ai livelli pre-Covid ma si sta facendo meglio ma non si può continuare ad ignorare che il primo ed essenziale elemento per la produzione di ricchezza resta l’industria, ad iniziare da quella manifatturiera.
Oggi, si diceva, il settore è in grande difficoltà, complice i gravi problemi che affliggono l’industria automobilistica, prima manifattura del mondo e in Italia, almeno fino poco tempo fa.
Ma torniamo a qualche numero proprio per dare confini più precisi: in Veneto, il settore turistico sviluppa all’incirca un quinto della ricchezza interna, che vede nell’industria il settore traino pari a circa un terzo del Pil regionale. In parole povere, nonostante in Veneto (in particolare Venezia e Verona) il turismo sviluppi davvero numero importanti, la ricchezza prodotta ha impatti significativi ma non determinanti e, si ripete, ha Venezia, città unica al mondo.
In parole povere, l’ossatura economico-produttiva non può che essere l’industria; un’industria certamente attenta alla sostenibilità e all’ambiente ma l’unica capace di dare numeri occupazioni davvero impattanti per un territorio. Si pensi ai fallimenti del settore tessile in provincia di Isernia o a quelli nei settori agroalimentari in basso Molise tra zucchero e pomodoro.
Ecco, questo è quello che occorre disperatamente ad un Molise che rischia di perdere anche un settore, quello automobilistico, che da solo pesa per oltre il 20%, al pari del settore agro-industriale. Occorre tornare a programmare una politica di sviluppo che si fondi sulla nostra attrattività produttiva, altrimenti i numeri ci condannano ad una desertificazione, prima ancora che industriale, sociale e demografica.
*consigliere regionale