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martedì, Novembre 5, 2024

Pizzone 2, il coordinamento per il no commenta le osservazioni: “Progetto disastro per territorio”

CronacaPizzone 2, il coordinamento per il no commenta le osservazioni: "Progetto disastro per territorio"

Il Coordinamento “No Pizzone II” ha illustrato a Isernia le proprie “osservazioni” al progetto di impianto idroelettrico di pompaggio dell’Enel, osservazioni che sono state inviate al Ministero dell’Ambiente entro la scadenza del 18 ottobre, a seguito del deposito per la procedura di VIA (Valutazione dell’impatto ambientale) del “nuovo progetto” da parte di Enel Green Power.

Gli esperti del Coordinamento hanno illustrato le principali criticità in merito alla sostenibilità ambientale, sociale e normativa del progetto che, se approvato, causerà gravi danni ambientali, economici e sociali a un territorio di inestimabile valore ecologico e culturale: il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (PNALM) e le aree di protezione esterna. Il progetto dell’Enel viola molteplici normative italiane ed europee in materia di tutela ambientale e rappresenta una minaccia diretta per la biodiversità, la sicurezza geologica, la conservazione della risorsa idrica e lo sviluppo economico delle comunità locali.

Alcune delle criticità rilevate dal Coordinamento:

  • In base alla normativa, gli interventi previsti dai PNRR nazionali non devono arrecare nessun danno significativo all’ambiente; inoltre i due laghi con le infrastrutture dell’attuale centrale in base non rientrano tra siti idonei all’installazione di impianti da fonti rinnovabili.
  • L’area interessata dal progetto è caratterizzata da insuperabili criticità geologiche, idrogeologiche e sismiche, con un elevatissimo rischio di interferenza tra le opere previste e il regime delle acque sotterranee.
  • A causa dei pompaggi verrà messa fortemente a rischio la qualità dell’acqua del Lago di Montagna Spaccata, oggi utilizzata per scopi idropotabili dal Comune di Alfedena.
  • La presenza di cantieri, il rumore delle trivelle, le vibrazioni causate dagli scavi con enormi macchinari allontaneranno gli orsi da un’area – le montagne della Meta e delle Mainarde – che è per loro di vitale importanza, mentre il traffico stradale associato sarà una fonte di pericolo, considerato che gli investimenti stradali sono la principale causa di mortalità per la popolazione di orso bruno marsicano, di cui si contano solo 51 esemplari.
  • Il progetto dell’Enel punta, sostanzialmente, al ‘saccheggio‘. Ad un territorio con molte fragilità, faticosamente alla ricerca di un virtuoso equilibrio tra necessità economico-sociali e l’immenso patrimonio naturalistico di cui dispone, si chiede di sottoporre ad un vero e proprio trauma sia le attività turistiche e ricettive già operanti sia quelle in fase di partenza.

Insomma, il progetto dell’Enel sarebbe un vero e proprio disastro per questo territorio. E infatti, anche nella sua versione “ridotta”, ha suscitato una reazione travolgente, con un’ondata straordinaria di pareri negativi. Ad oggi, associazioni, enti e un vasto numero di cittadini hanno prodotto ben 69 documenti di osservazioni e 6 pareri formali pressoché unanimi (N.B. la loro pubblicazione sul sito del Ministero non è terminata, il numero crescerà): la stragrande maggioranza esprime una netta contrarietà al progetto, chiedendone il rigetto formale. Anche quei contributi espressi con un tono meno categorico segnalano comunque criticità insormontabili.

L’elevatissima qualità e autorevolezza delle relazioni critiche presentate è un segnale inequivocabile. Il Parco Nazionale (PNALM), attraverso uno studio accurato, ha ricostruito in modo meticoloso le complesse dinamiche di tutela che regolano un territorio sottoposto a vincoli così rigidi. La struttura tecnica della Regione Molise ha emesso giudizi inappellabili riguardo alle fragilità del territorio, confermando l’incompatibilità del progetto con la sua salvaguardia. Numerose associazioni, tra cui il WWF Italia, hanno sottolineato lo straordinario valore dell’ecosistema, ribadendo la priorità della sua protezione.

Centinaia, migliaia di cittadini hanno manifestato il loro profondo amore per questo territorio unico, esprimendo con fermezza la volontà di opporsi a quello che considerano uno scempio rappresentato da Pizzone II. La loro determinazione è chiara: difenderanno questo patrimonio con ogni mezzo civile e pacifico possibile, per evitare che venga compromesso.

Era già evidente col primo progetto, ed è ancora più evidente con la revisione depositata, che l’incompatibilità del progetto è insuperabile. Il Coordinamento No Pizzone II invita Enel a non presentare contro-deduzioni alle osservazioni ricevute, poiché ciò mostrerebbe solo il tentativo di giustificare l’indifendibile e negare la realtà dei fatti. Le suggeriamo di evitare ulteriori danni alla propria immagine procedendo al definitivo ritiro del progetto Pizzone II.

1. Violazioni legali e normative

Nonostante l’Enel abbia richiesto e ottenuto ben due sospensioni per integrare il progetto presentato l’anno scorso, la revisione progettuale presentata ad agosto è talmente carente, lacunosa, superficiale, con molte contraddizioni, che non può condurre ad una valutazione appropriata, come si richiede nella procedura di valutazione di impatto ambientale, comprensiva della valutazione di incidenza ambientale sulle aree protette. Mancano tutte le indagini geologiche, geotecniche e idrogeologiche che dovrebbero essere preventive all’elaborazione progettuale, mancano gli studi sulle specie vegetali e animali che popolano le aree interessate, manca la descrizione e la valutazione di tutti gli impatti previsti e prevedibili da un’opera così complessa, sia in fase di costruzione che di esercizio, nonché la valutazione complessiva e cumulativa sul contesto ambientale di area vasta , caratterizzato da un equilibrio ecologico e funzionale di tutte le componenti, compreso il sistema idrico superficiale costituito da laghi, sorgenti, torrenti, e nel quale le comunità locali hanno il privilegio di vivere.

Le relazioni sono sfacciatamente impostate per minimizzare gli impatti e valorizzare il presunto ma inesistente grande vantaggio economico per le comunità locali.

L’autorizzazione ambientale richiederebbe la deroga generalizzata a tutti i vincoli, urbanistici, idrogeologici, sismici, paesaggistici, ambientali, ammesso che gli impatti siano mitigabili, e il superamento di gran parte dei divieti ASSOLUTI e inderogabili stabiliti dalla Legge Quadro sulle Aree Protette (Legge 394/1991) e richiamati dall’Ente Parco quali la modificazione del regime delle acque e l’introduzione e l’impiego di qualsiasi mezzo di distruzione o di alterazione dei cicli bio-geochimici. Per tali motivi il progetto Pizzone II deve essere respinto già in fase istruttoria.

La società omette addirittura di riferire che lo svuotamento definito parziale dei due invasi per la costruzione delle opere di presa comporterà che per 6 mesi il lago di Montagna Spaccata si ridurrà a una lingua d’acqua, mentre in quello di Castel San Vincenzo non si vedrà più una sponda.

Appare poi utile rammentare che gli interventi previsti dai PNRR nazionali non devono arrecare nessun danno significativo all’ambiente (principio Do No Significant Harm- DNSH) in coerenza con l’Accordo di Parigi, gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e il Green Deal europeo. Inoltre i due laghi con le infrastrutture dell’attuale centrale non rientrano tra siti idonei all’installazione di impianti da fonti rinnovabili, come individuati dall’art. 20, comma 8, del D. Lgs.199/2021, in quanto il progetto Pizzone II è aggiuntivo a quello in essere – che resterà in funzione e non è oggetto di manutenzione, ristrutturazione, potenziamento-, e comporta l’occupazione di nuove aree sia per le opere esterne permanenti, comprese nuove opere di presa, piezometri e strade, sia per le opere sotterranee, della lunghezza di una decina di Km con una nuova centrale in caverna, nuovo elettrodotto e opere di connessione.

2. Rischi geologici e sismici

L’area interessata dal progetto è caratterizzata da importanti criticità geologiche, idrogeologiche e sismiche.

Come osservato anche da diversi enti sussiste un alto rischio di interferenza tra le opere previste e il regime delle acque sotterranee che risulta particolarmente elevato in acquiferi carsici dove la presenza di faglie e la variabilità dei livelli piezometrici causano una complessa e delicata circolazione idrica. A fronte di ciò Enel non ha prodotto alcuna indagine diretta o indiretta di natura geologica e idrogeologica di profondità per valutare l’assetto strutturale e idrogeologico dei terreni del sottosuolo.

Diverse aree cantiere ed opere di progetto risultano essere posizionate in zone a elevato rischio idrogeologico e da frana (Aree R4). Alcune opere superficiali (cantieri, viabilità, ecc) sono previste in prossimità di torrenti in aree parzialmente inondabili o nelle vicinanze di sorgenti. Ad esempio l’area di cantiere prevista per la realizzazione della centrale Pizzone II, è localizzata in parte in area di alta attenzione per i fenomeni franosi ed in parte in zona alluvionale del Rio Vignalunga. Altre aree, pur non essendo censite come aree a rischio elevato o di alta attenzione per quanto riguarda il rischio da frana e alluvionale, presentano elementi di pericolosità che potrebbero essere accentuati dalle opere previste e dalle condizioni di esercizio e di conseguenza aumentare la attuale classe di rischio. In altri casi, addirittura, nonostante le opere siano previste in aree a rischio medio-alto per la pericolosità da frana ed alluvionale, lo studio geomorfologico presentato dal proponente contrappone una assenza di fenomeni franosi in atto.

Nessuna garanzia viene data rispetto al rischio di contaminazione delle acque superficiali e sotterranee. Il progetto prevede cantieri con scarichi in alveo, ma nessuna indicazione è contenuta negli elaborati presentati per la caratterizzazione e valutazione degli effetti sulla torbidità delle acque di scarico, sulla componente biotica degli alvei. Mancano indicazioni specifiche sul come e dove verranno sistemati i materiali dei cantieri e come verranno trattate e regimentate le acque di deflusso.

Le oscillazioni dei livelli dei laghi di Montagna Spaccata e di Castel San Vincenzo (circa 2,5m ) potrebbero avere effetti sia sulla torbidità delle acque che sulla stabilità delle sponde con la possibilità di riattivazione di fenomeni franosi quiescenti. Tra l’altro le dighe sono state dimensionate e costruite sulla base di un diverso utilizzo e nessun adeguamento è stato previsto per questo nuovo progetto.

L’intero territorio del progetto ricade in aree sismiche (zona 1 e 2) ed è caratterizzato dalla presenza di alcuni lineamenti tettonici ritenuti attivi nel corso del quaternario. Gli elaborati presentati non includono studi di dettaglio, come la microzonazione sismica, la valutazione della risposta sismica locale, la sismostratigrafia ed eventuali effetti delle onde sismiche sulle opere. Tra l’altro tale problematica riguarderebbe anche le opere già esistenti.

3. Impatti sui laghi e sulle acque

In fase di esercizio, il Lago di Castel San Vincenzo e il Lago di Montagna Spaccata sono destinati a subire pesanti oscillazioni giornaliere del livello dell’acqua a causa del pompaggio previsto. Se oggi le variazioni del livello dell’acqua avvengono lentamente e stagionalmente, con il nuovo impianto diverrebbero quotidiane, con un impatto devastante per gli ecosistemi lacustri. La riduzione delle fasce spondali sommerse causerebbe la distruzione di habitat fondamentali per le specie ittiche e per gli invertebrati, che rappresentano la base alimentare per numerosi animali acquatici e terrestri. Il continuo alternarsi di cicli di piena e secca comprometterebbe la vegetazione ripariale, riducendo gli spazi di riproduzione per anfibi e uccelli.

Il rinvio delle acque a monte, ripetutamente, provocherà un riscaldamento delle stesse, incidendo sull’ossigeno disciolto che, impoverito, manda in crisi tutto l’ecosistema acquatico. Per la normativa, anche l’aumento di un solo grado per la metà dell’acqua è vietato. Questo fenomeno potrebbe portare ad anossie dei fondali con conseguente produzione di sostanze tossiche, come acido solfidrico e ammoniaca, con conseguente moria della fauna ittica e il degrado della qualità dell’acqua che, nel caso del Lago di Montagna Spaccata, viene anche utilizzata per le esigenze idropotabili di Alfedena.

4. Impatto sulla fauna selvatica – Orso marsicano

Una delle conseguenze più drammatiche del progetto riguarda l’impatto sulla popolazione di orso marsicano (Ursus arctos marsicanus), animale simbolo del PNALM che, con soli 51 esemplari, è oggi in grave pericolo di estinzione. Gli studi della stessa Enel ammettono la presenza di femmine di orso nelle aree interessate dal progetto. Nonostante questo, le incidenze sono ritenute lievi/trascurabili e comunque mitigabili. Le misure di mitigazione proposte (interruzione lavori nel periodo di riproduzione) sono risibili e non in grado di prevenire il grande disturbo permanente che i cantieri e le attività di costruzione inevitabilmente produrranno.

L’orso marsicano, uno degli animali più rari al mondo, ha un comportamento altamente territoriale e necessita di ampi spazi privi di disturbi antropici per alimentarsi, riprodursi e allevare i propri piccoli. La presenza di cantieri, il rumore delle trivelle, le vibrazioni causate dagli scavi e il traffico associato alle attività di costruzione allontaneranno inevitabilmente gli orsi dalle loro aree di foraggiamento e riproduzione, oltre ad essere una fonte di pericolo: si pensi che gli investimenti stradali sono la principale causa di mortalità.

5. Emissioni atmosferiche e impatto acustico

Le attività di cantiere comporteranno inevitabilmente un aumento delle emissioni in atmosfera, con il rilascio di polveri sottili (PM10 e PM 2,5), ossidi di azoto (NOx) e altre sostanze inquinanti (benzene, piombo, composti organici volatili non metanici, ossidi di zolfo). L’impatto sulle comunità locali e sugli ecosistemi sarà significativo, soprattutto in termini di salute umana e qualità dell’aria. Anche l’inquinamento acustico e le vibrazioni, generate dai macchinari pesanti utilizzati nei cantieri, dalle operazioni di trivellazione e dai camion in transito, rappresenteranno una fonte di stress per le comunità locali e una minaccia per la fauna selvatica. Tuttavia l’Enel, artatamente, considera le sole emissioni prodotte all’interno dei singoli cantieri (es movimento terra-scarico e carico, impianto frantumazione) e quelle generale dalla circolazione su strade brecciate, omettendo quelle generate dalla realizzazione dei cantieri, dal disboscamento, dal transito di veicoli leggeri e pesanti, dal trasferimento di materiali e merci da un cantiere all’altro.

6. Impatti sulle comunità locali e sullo sviluppo economico-sociale

Un altro aspetto importante da considerare è il danno economico e sociale che il progetto Pizzone II infligge alle comunità locali. Il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise è un luogo di straordinaria bellezza naturale, che ogni anno attira migliaia di visitatori da tutto il mondo. Il turismo ecologico, insieme alle attività economiche sostenibili legate all’ambiente, rappresenta sempre più una risorsa fondamentale per le comunità locali. L’apertura di cantieri, il rumore, l’inquinamento atmosferico e la distruzione dell’habitat naturale avranno quindi un impatto negativo anche sull’economia locale, che dipende fortemente dal turismo e dalla valorizzazione delle risorse naturali.

Inoltre, va evidenziato che il modello economico alla base del progetto Pizzone II è fondato su una logica di sfruttamento delle risorse locali a vantaggio di Enel Green Power e del suo Capacity Market. Questo meccanismo prevede la messa a disposizione di capacità produttiva per garantire la sicurezza del sistema elettrico, ma rappresenta un costo per i cittadini, dato che il corrispettivo di capacità è incluso nelle bollette elettriche. Enel avrebbe alternative più sostenibili per contribuire alla transizione energetica, senza dover compromettere la biodiversità e il territorio.

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