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sabato, Ottobre 5, 2024

Eolico in Basso Molise, lettera aperta alla Regione da parte del Comitato “Terra&Libertà” per la salvaguardia del territorio – Palata

AttualitàEolico in Basso Molise, lettera aperta alla Regione da parte del Comitato "Terra&Libertà" per la salvaguardia del territorio - Palata

Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta al Presidente della Giunta Regionale, agli assessori e consiglieri regionali inviata dal Comitato “Terra & Libertà” per la salvaguardia del territorio – Palata sulla questione eolico in Basso Molise

Gentilissimo Presidente, assessori e consiglieri

Il territorio del basso Molise si trova di fronte a una sfida senza precedenti. L’installazione di impianti agrivoltaici e eolici su larga scala minaccia di trasformare la regione in un gigantesco hub energetico, sacrificando vaste aree agricole e paesaggistiche di pregio. Secondo le stime, gli impianti in progetto interesserebbero circa 6000 ettari di terreno per l’agrivoltaico e vedrebbero l’installazione di circa 400 torri eoliche, ciascuna alta 252 metri, per una capacità complessiva di circa 5000 MW. Un dato che supera di gran lunga i 1000 MW assegnati alla regione per il raggiungimento degli obiettivi energetici entro il 2030. Solo il territorio di Palata è interessato da 10 progetti. Per avere un termine di paragone, il più grande parco solare del mondo, attualmente in costruzione in Australia, coprirà 12.000 ettari, ma su un continente vasto e per lo più desertico, ben diverso dalla realtà molisana. La Commissione europea – su richiesta del Governo Italiano – ha recentemente approvato (4 giugno 2024) un regime di aiuti di Stato “volto a sostenere la produzione di un totale di 4 590 MW di nuova capacità di energia elettrica a partire da fonti rinnovabili”. In particolare, “il regime sosterrà la costruzione di nuove centrali utilizzando tecnologie innovative e non ancora mature, quali l’energia geotermica, l’energia eolica offshore (galleggiante o fissa), l’energia solare termodinamica, l’energia solare galleggiante, le maree, il moto ondoso e altre energie marine oltre al biogas e alla biomassa. Si prevede che le centrali immetteranno nel sistema elettrico italiano un totale di 4590 MW di capacità di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. A seconda della tecnologia, il termine per l’entrata in funzione delle centrali varia da 31 a 60 mesi”. Il costo del regime di aiuti in favore delle imprese energetiche sarà pari a 35,3 miliardi di euro e, tanto per cambiare, sarà finanziato “mediante un prelievo dalle bollette elettriche dei consumatori finali”. Essere a favore dell’energia prodotta da fonti rinnovabili non vuol dire sostituire il patrimonio culturale e del paesaggio con impianti di taglia industriale per la produzione di energia elettrica oltre il fabbisogno previsto. In ogni caso gli unici che guadagneranno saranno le società energetiche che beneficiano degli effetti economici diretti e indiretti del dispacciamento poiché l’energia viene pagata dagli utenti in bolletta anche se non utilizzata. Lasciare che siano gli interessi privati speculativi a decidere la politica energetica e della gestione del territorio è una vera e propria follia. Qualche sintetica considerazione sulla speculazione energetica in corso in Italia è stata svolta autorevolmente dalla Soprintendenza speciale per il PNRR, che, dopo approfondite valutazioni, ha evidenziato in modo chiaro e netto: “…è in atto una complessiva azione per la realizzazione di nuovi impianti da fonte rinnovabile (fotovoltaica/agrivoltaica, eolico onshore ed offshore) … tanto da prefigurarsi la sostanziale sostituzione del patrimonio culturale e del paesaggio con impianti di taglia industriale per la produzione di energia elettrica oltre il fabbisogno previsto a livello nazionale, ove le richieste di connessione alla RTN per nuovi impianti da fonte rinnovabile ha raggiunto il complessivo valore di circa 328 GW rispetto all’obiettivo FF55 al 2030 di 70 GW” (nota Sopr. PNRR prot. n. 51551 del 18 marzo 2024)”. Rinnovabile non equivale necessariamente a sostenibile. E l’abbandono delle campagne non può diventare il pretesto per un assalto al territorio speculativo ed irreversibile. La Regione Molise, non si è ancora dotato di un Piano Paesaggistico Regionale con il conseguente abbassamento del livello di tutela che ne fa un facile terreno di conquista, compromettendo ambienti di coltura ma anche prospettive di sviluppo turistico. Questa situazione crea le condizioni per una mancanza di “equità territoriale” tra le Regioni, con aree il cui paesaggio e le produzioni agricole sono tutelate, ed altre il cui paesaggio sarà irrimediabilmente compromesso. A fronte della riduzione del potenziale alimentare del territorio, e del sacrificio di un territorio deprivato del suo potenziale di naturalità, chi trae davvero beneficio economico da queste opere? E davvero la posta in gioco è il miglioramento delle condizioni energetiche e non invece una speculazione ammantata di termini accattivanti (come quello di “parco”)? Un’agricoltura in crisi che rende appetibili le proposte di conversione di aree agricole in aree destinate alla produzione di energia: ma la crisi dell’agricoltura non è una fatalità, è invece l’esito di precisi modelli di sviluppo. Le politiche – quelle nazionali e quelle locali – non hanno davvero perseguito la tutela dell’agricoltura anche attraverso misure di stabilizzazione dei redditi e quindi la produzione del cibo locale condannando a morte l’economia rurale: a partire dal mancato utilizzo di prodotti locali nelle mense scolastiche a favore di produzioni industriali (malgrado la retorica del “km zero”). Oggi abbiamo ancora la scelta del cibo che possiamo consumare, che sia a km zero o biologico, o perfino industriale, ma cosa ne sarà quando a coltivare i terreni non ci saranno più i contadini, il cui lavoro è reso di fatto impossibile? Potremo ancora scegliere quale tipo di cibo consumare? Dal punto di vista dei territori, bisognerebbe inoltre riconoscere il valore che essi hanno nelle vite delle persone. I territori ed i suoi abitanti devono quindi tornare protagonisti, soprattutto se a trarre vantaggio da opere che avranno ricadute nel tempo con alterazioni non reversibili non saranno i territori stessi interessati. Un lavoro contadino deprezzato che impedisce di fatto alle nuove generazioni dei figli dei contadini di proseguire il lavoro dei padri a favore di progetti che non lasciano spazio ad altri modelli di sviluppo, speculativi e ricattatori attraverso la morale del “rinnovabile” ed ecologico, come se chi si oppone a questo rinnovabile sia a favore del fossile, bloccando sul nascere la possibilità di una discussione in materia. E poiché gli impatti sui territori non sono facilmente reversibili, invece, bisogna riflettere bene sui modelli di transizione. Un’alterazione del paesaggio che oltre ad avere un impatto fortissimo, come si è visto, sul lavoro contadino e sulla produzione di cibo, diventa un vero e proprio elemento di degrado, un “detrattore ambientale”, come ricorda uno dei tecnici intervenuti: insomma un elemento che fa allontanare il turismo, una sorta di Pietà di Michelangelo al contrario. Siamo difronte alla reale sostituzione paesaggistica e culturale, alla sostituzione economico-sociale, alla sostituzione identitaria, che si sta attuando in totale mancanza di coinvolgimento pubblico. Infatti, non è stata rispettata la normativa che prevede il coinvolgimento dei cittadini nelle fasi preliminari del progetto. Quando e come la popolazione è stata informata e resa partecipe di scelte così critiche? Considerato che occorrerà opporsi ancora una volta alla prepotente invasione vi chiediamo di approvare una legge urgente per una moratoria delle autorizzazioni di qualsiasi tipo di impianto e infrastruttura per la produzione energetica e di realizzazione di reti di trasmissione, a effetto immediato in attesa dell’elaborazione di un nuovo piano energetico ambientale regionale e del piano paesaggistico regionale. Vi chiediamo altresì, nel più breve termine: che alla luce del decreto del governo nazionale del 21 giugno 2024 (GU Serie Generale n. 153 del 02-07-2024), che assegna al Molise una quota di rinnovabili (1 GW entro il 2030) e impone alle regioni di legiferare per l’individuazione dei siti idonei e non idonei entro 180 giorni dalla pubblicazione del decreto:  di effettuare l’analisi dei reali fabbisogni sulla base di obiettivi concreti e percorribili stabiliti attraverso un confronto con il sistema delle autonomie locali e comitati di cittadini per l’individuazione delle aree idonee ad ospitare le rinnovabili e la loro tipologia e taglia;  Elaborare un Piano Regolatore Generale: la Regione Molise deve dotarsi di uno strumento amministrativo solido per tutelare il paesaggio e programmare un futuro sostenibile declinato nei diversi aspetti, economici, sociali, culturali  Istituire un tavolo di lavoro con la Sovrintendenza: È necessario ampliare i vincoli paesaggistici e coinvolgere attivamente i cittadini attraverso un’informativa continua e capillare. Il Molise ha bisogno di un fronte comune che la difenda dagli attacchi speculativi e occorre che ognuno svolga al meglio il proprio ruolo, sia nelle Comunità sia nelle Istituzioni. In qualità di comitato, ci rendiamo disponibili a collaborare con la Regione Molise che vorremmo in prima fila nella lotta contro ogni speculazione. Sicuri di un vostro sollecito e cortese riscontro porgiamo distinti saluti.

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