E’ come se paesi come Riccia, Agnone, Trivento e Larino non esistessero più. Cancellati da una lenta ma inesorabile emorragia della popolazione residente.
Il Molise, negli ultimi vent’anni ha perso 29mila e 500 residenti, una città come Isernia. Di questi, ed è il dato che allarma di più, 22mila e 800 sono giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni. Ragazze e ragazzi che hanno fatto le valige e sono partiti alla ricerca di un futuro migliore, lontano da casa.
La fotografia è scattata dall’Istituto nazionale di statistica e rivela un fenomeno che non ha mai smesso di progredire.
Nel 2002 i residenti in Molise superavano di poco i 320mila, scesi a 290 mila a gennaio dello scorso anno.
E se vent’anni fa i giovani rappresentavano il 23 per cento della popolazione, quelli tra i 18 e i 34 anni oggi sono poco più di 51mila, appena il 17,6% dei residenti.
Sono i nati a ridosso del nuovo millennio, la maggior parte dei quali non ha conosciuto la lira e ha viaggiato in un’Europa senza confini. Molti Erasmus hanno stabilito la loro residenza all’estero, dopo le esperienze di studio. In buona parte, chi ha studiato fuori dal Molise, non è più tornato. Altri hanno dovuto partire, rimettendo in moto un meccanismo che si era fermato negli anni del boom economico. I molisani nel mondo, oggi di terza e quarta generazione, sono cinque volte tanto i residenti in regione.
Invertire la rotta, chiede la Cisl, con politiche che incentivano il lavoro e gli investimenti in loco, per invogliare soprattutto i più giovani a restare in quel microcosmo che sono i paesi sparsi sulle colline molisane.
Tecnicamente, con 30mila residenti in meno, è come se una quindicina di comuni di 2mila abitanti fosse sparita dalla mappa.
C’è un Molise che resiste, ma quello che non esiste, è pericolosamente dietro l’angolo.