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lunedì, Maggio 20, 2024

Diffamazione e violazione rete informatica: condannato hater Ciro Carnevale

CronacaDiffamazione e violazione rete informatica: condannato hater Ciro Carnevale

E’ stato condannato a due anni per diffamazione a mezzo stampa e accesso abusivo ai sistemi informatici, l’odiatore seriale che aveva preso di mira Telemolise ed in particolare la sua direttrice, Manuela Petescia. Una condanna esemplare, a conclusione di una vicenda che risale alla fine del 2017, quando un hater di Venafro iniziò a creare profili falsi al solo scopo di spargere sui social network messaggi di odio e pesanti offese nei confronti della emittente televisiva e della giornalista che la dirige.

Tutto ebbe inizio quando, durante lo scontro politico intestino alla città di Venafro, Telemolise chiese ospitalità in uno dei locali di proprietà del consigliere regionale Massimiliano Scarabeo per la redazione di Isernia.
Una sistemazione momentanea, in attesa della ristrutturazione della sede principale nel capoluogo di provincia. Una soluzione di qualche mese che venne scambiata erroneamente per una alleanza politica e commerciale. Tanto bastò per far scattare l’odio cieco e la violenza verbale nei confronti di Telemolise e di Manuela Petescia.
Da allora, una serie di offese gratuite e pesanti comparvero con profili falsi ovunque, senza alcun timore delle conseguenze e delle denunce contro ignoti.
Fino a quando la stessa direttrice non decise di smascherarlo individuandolo nella persona del venafrano Ciro Carnevale e depositando la documentazione alla polizia postale di Campobasso.
L’attività di controllo scrupoloso permise così di stringere il cerchio, ma nel frattempo l’hater era riuscito ad hackerare persino il profilo della testata giornalistica online Primonumero, scrivendo addirittura una falsa intervista dell’allora presidente della regione Paolo Frattura, sempre contro il direttore di Telemolise.
Anche il quotidiano online Primonumero sporse denuncia, e così la Direzione Distrettuale Antimafia, nella persona del procuratore capo Nicola D’Angelo – che nel frattempo stava indagando – ha riunito i fascicoli e li ha spediti per competenza territoriale al Tribunale di Isernia, dove l’uomo si è ritrovato alla sbarra con le pesanti accuse di diffamazione e accesso abusivo ai sistemi informatici.
La sentenza di condanna emessa dal giudice Stefania Colesanti farà certamente scuola, commenta soddisfatto l’avvocato della direttrice Franco La Cava.

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