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sabato, Aprile 27, 2024

Campobasso – Casetta nel centro storico confiscata alla mafia: presto sarà ristrutturata e ospiterà chi è in difficoltà abitativa

AperturaCampobasso - Casetta nel centro storico confiscata alla mafia: presto sarà ristrutturata e ospiterà chi è in difficoltà abitativa

Una casetta nascosta tra i vicoli del centro storico, poco al di sotto del castello Monforte abbandonata da anni. I segni del tempo si vedono tutti. Era appartenuta alle organizzazioni mafiose, poi fu confiscata e assegnata al Comune di Campobasso dal 2022. L’immobile si trova in vico Santa Cristina ed è un bilocale, con annessa cantina. Un’abitazione di pochi metri quadri che presto tornerà ad essere pienamente fruibile grazie agli interventi di riqualificazione che partiranno presto, finanziati con fondi del Pnrr. Previste opere di consolidamento strutturale con un occhio attento alla sostenibilità energetica e ambientale. E’ previsto, infatti, il solo impiego di materiali da costruzione a zero impatto ambientale e l’uso di tecnologie sostenibili. Dal punto di vista immobiliare nulla di eclatante, ma il messaggio che accompagna il progetto di riqualificazione è forte: dare nuova vita a uno spazio dove lo Stato non c’era per crearne uno dove respirare legalità e inclusione.
“Partiamo da questa ristrutturazione, che rappresenta il primo passo di un progetto più ambizioso – ha dichiarato la sindaca Paola Felice – L’obiettivo, al termine dei lavori è fare di questa piccola casa, l’emblema della legalità e dell’inclusione. Il passo successivo, infatti, sarà quello di destinarla a sistemazione temporanea e del tutto transitoria, date le dimensioni ridotte, per persone in situazioni di emergenza abitativa; obiettivo dalla duplice valenza, da un lato, l’aspetto sociale, si offre un’abitazione a chi una casa non ce l’ha; dall’altro, il sottostante messaggio dirompente: la Città di Campobasso si riappropria di un bene frutto del lavoro sporco della mafia. Un riscatto per l’intera comunità campobassana dal quale far partire una piccola rivoluzione culturale, non più un bene confiscato, ma un bene restituito”, ha concluso Paola Felice.

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