Il muro eretto come una barricata da istituzioni locali e regionali contro il progetto dell’Enel nell’area di Castel San Vincenzo è solo metaforico.
Le centinaia di migliaia di metri cubi di roccia che la società Green Power vorrebbe scavare sotto il lago di Castel San Vincenzo potrebbero invece essere vere.
Carte e disegni, su cui stanno discutendo sindaci, ambientalisti e autori del progetto, contro natura, paesaggi e alberi. Undici ettari di bosco, solo per aprire il cantiere che rimarrebbe operativo per quattro o cinque anni, rasi al suolo. La capienza del lago ridotta di un terzo, per alimentare le turbine sotterranee che produrrebbero energia.
Verde, dicono i progettisti con un aggettivo che fa a cazzotti con ruspe e cemento ed è invece il colore oggi predominante attorno a decine di comuni dell’area del parco.
E dopo il no dei sindaci e dei vertici della regione, che si sono però espressi solo con note stampa, anche il parco nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise ha messo nero su bianco e definito incompatibili il progetto dell’Enel con le esigenze di conservare una delle porzioni di territorio più pregiate e incontaminate del Parco.
Una posizione chiara, netta, assunta dalla direzione del Pnalm contro l’impianto di generazione e pompaggio che l’Enel ha progettato di far atterrare al confine tra Abruzzo e Molise, nelle provincie di Isernia e L’Aquila, e nello specifico nei comuni di Pizzone, Montenero Val Cocchiara, Alfedena, e Castel San Vincenzo.
“Il Parco – fanno sapere da Pescasseroli – ha rappresentato il proprio parere negativo a inizio settembre con una nota trasmessa al Ministero dell’Ambiente e a tutti gli altri soggetti interessati. Nella nota – spiegano dal Parco – è stata comunicata l’assoluta improcedibilità della richiesta, presentata dalla società di produzione elettrica, per l’avvio del procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale del progetto”, specifica il Parco.
Contro il progetto di Enel, anche i cittadini si già sono mobilitati istituendo ad Alfedena il comitato “No Pizzone II”.

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