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domenica, Aprile 28, 2024

Calcio, Serie D, Campobasso – L’Aquila, corsi e ricorsi storici tra le due formazioni

EvidenzaCalcio, Serie D, Campobasso - L’Aquila, corsi e ricorsi storici tra le due formazioni

Di Alessandro Lancellotti

All’ Avicor Stadium Selvapiana il Campobasso di mister Mosconi affronterà l’Aquila calcio. I rossoblu abruzzesi tornano in Molise dopo l’ultima gara disputata nella stagione 2017-18 in serie D nel girone F. Il primo novembre la partita finì a reti inviolate, all’epoca i Lupi erano guidati dal tecnico campano Antonio Foglia Manzillo. La prima sfida tra le due compagini si disputò nel campionato 1955-56 in IV serie quando il Molise e l’Abruzzo erano ancora parte della stessa regione. Il 27 maggio del 1956 gli Abruzzesi vinsero con tre reti di scarto per i locali segnò Bellomo. Nella stagione seguente vi fu la seconda sfida consecutiva che finì 1-1 aprì le marcature al 23’ Santarelli per L’Aquila e al 36’ del secondo tempo su rigore pareggiava Lanzoni. Passarono poco meno di vent’anni e nel campionato di serie D 1974-75 il Campobasso colse la sua prima vittoria contro il sodalizio rosso blu abruzzese grazie al gol di Pirone. In quella stagione il Campobasso del giovane Michele Scorrano fu promosso in serie C. Dopo gli anni settanta vi furono altre sfide, a metà anni novanta nel campionato nazionale dilettanti vittoria dei Lupi grazie ad una rete di Barometro, in serie D 2009-10 vittoria degli Abruzzesi e le due partite disputate in lega pro Seconda divisione si conclusero entrambe a reti inviolate.
Tra gli ex sono da ricordare: Giorgio Lanza, Espedito Chionna, Nicola D’Ottavio, Pietro Fontana giocatore rossoblu e allenatore dei Lupi, Massimo Mauti e Adriano Taribello.
L’Istriano Orlando Sain e lo Zaratino Sergio Vatta, Orlando Sain di ruolo portiere nacque a Cittanova d’Istria oggi Novi Grad in Croazia il 3 febbraio del 1912. Crebbe calcisticamente nella squadra di Pola Il Grion. Arrivò a Campobasso con altri giocatori polesani nel 1931 gioco un campionato con il Campobasso e successivamente si trasferì in Abruzzo. Rimase ferito nell’incidente di Contigliano dove perì gran parte della squadra rosso blu(Aquila). Fu successivamente giocatore del Novara, dell’Ambrosiana Milano e del Genoa nel corso della sua carriera fu soprannominato “Gatto Magico” e Tenaggia(Tenaglia in dialetto ligure).
Sergio Vatta nacque a Zara in Dalmazia, all’epoca parte del Regno d’Italia, il 5 ottobre del 1937.
In gioventù subì in prima persona le conseguenze della seconda guerra mondiale. Dovette abbandonare gli amati territori dalmati, diventando esule. Si stabilì a Torino. Negli anni sessanta giocò nell’Aquila e nella stagione 1965-66 si trasferì a Campobasso per una stagione. Il suo nome viene ricordato per essere stato un grandissimo allenatore di settori giovanili.
Sergio Vatta firmò per il Campobasso allenato dal campione del mondo di Francia ‘38 il padovano Mario Perazzolo. Con i Lupi Molisani trovò una squadra composta in gran parte da giocatori Veneti; c’erano i vari Ballarin, Lanza, Trulla, Gambato, Padovan, Susan e Zennaro e trovò un altro esule come lui il Fiumano Bruno Persich. Con il Campobasso giocò 32 partite realizzando due reti contro il Cezzi Novoli e il Melfi. Il campionato finì con la vittoria del Barletta e Molisani salvi. Nel suo libro autobiografico “La magia del Filadelfia” Sergio Vatta ricorda così il periodo trascorso nel capoluogo Molisano:
“A Campobasso, dove la gente è di una gentilezza infinita, la stagione si trascinò tra mille difficoltà economiche, ma alla fine fortunatamente, emerse la positività del fattore umano, che mi consolò di tutto.
Il merito fu del mio grande amico e compagno di squadra Bruno Persich, un Fiumano che aveva sposato una molisana e si era sistemato proprio a Campobasso.
Forse furono proprio gli spaghetti alla chitarra di sua moglie Michelina a farmi restare fino in fondo. O la solidarietà di un altro compagno di squadra il rampollo di un’agiata famiglia Gino Scassera che amava il calcio come la propria vita e trasmetteva la passione a tutti noi, presi in quel limbo professionale. Il tecnico era un galantuomo dal nome importante, Mario Perazzolo “per tutti il signor Mario”. Sì, pensandoci bene, da Campobasso ho portato a casa più valori umani che soldi. Questi li ho consumati in fretta, quelli li ho ancora dentro di me e ogni tanto riemergono, sempre più preziosi”.

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