Una granata esplosa all’improvviso, e il corpo di Gianluca De Santis è volato fuori dal magazzino. Distante alcune decine di metri dal posto dove ripeteva quell’operazione da tempo. Disinnescare ordigni di artiglieria. Era considerato un artificiere esperto. E i particolari che emergono sono agghiaccianti, descritti dalle persone intervenute subito dopo la tragedia di Casalbordino
In pratica i corpi portati all’obitorio di Chieti e messi a disposizione dell’autorità giudiziaria sono due. Del terzo operaio colpito dall’esplosione alla Sabino solo brandelli.
Rientrati a Palata, i familiari di Gianluca De Santis sono sotto shock. Nella fabbrica dove si maneggiano esplosivi il primo a lavorarci era stato Gabriele, il fratello che ora non si dà pace.
Saranno le indagini a spiegare se si sia trattato di una spoletta difettosa o di errore umano. Dall’azienda si sottolineano le stringenti regole di sicurezza messe in campo con le prescrizioni arrivate dopo la tragedia del 2020, quando nello stesso stabilimento un’altra deflagrazione provocò tre morti.
Le numerose ispezioni e tutti i collaudi operati al termine dei nuovi lavori, costati circa un milione di euro, non potevano far presagire nulla di simile. Ma intanto sono ancora da definire le responsabilità dell’incidente di tre anni fa. Nel tribunale di Vasto era in programma la prima udienza davanti al Gup, Anna Rosa Capuozzo, rinviata al 3 ottobre prossimo a causa del decesso di uno degli avvocati della difesa. Dieci sono gli imputati, compresa la società: l’accusa principale, per tutti, è cooperazione colposa in omicidio colposo, per colpa generica cagionata dalla negligenza, imprudenza e imperizia, e per colpa specifica, consistita nella violazione di diverse norme antinfortunistiche.
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