Toma fa la mossa del cavallo, scarta di lato e si dimette da Commissario ad acta alla Sanità. Nei giorni scorsi si era parlato di un provvedimento di revoca del Governo ma Toma, con una mossa da scacchista, anticipa l’Esecutivo e lascia l’incarico. Ventitré mesi, tanto è durata l’esperienza al vertice della struttura commissariale. Ventitré mesi – da quel 5 agosto 2021 – tutti in salita col punto massimo di tensione col Governo toccato lo scorso febbraio al momento delle dimissioni dell’avvocato Giacomo Papa dal ruolo di sub commissario. Un fedelissimo di Toma che il Governo ha sostituito con il manager Marco Bonamico.
Il giorno dopo le sue dimissioni parla e spiega le ragioni. Due i motivi di base, le divergenze col Governo e la necessità di facilitare la nomina di un nuovo Commissario alla luce dell’avvicendamento con Roberti in Regione.
Azzerare il disavanzo sanitario, attuare il Patto per la Salute. Porre fine al commissariamento. Erano questi i tre obbiettivi che Toma si era dato all’atto del suo insediamento. Adesso, a quasi due anni di distanza, il bilancio dell’ex Commissario è durissimo nei confronti del tavolo tecnico ministeriale. Il problema della Sanità – dice – non è in Molise ma a Roma.
Finita l’esperienza come Presidente e quella di Commissario a Toma resta il ruolo di Commissario alla ricostruzione post sisma. Quanto alla politica continuerò a farla da cittadino. Serve più trasparenza, dice l’ex Governatore.
