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domenica, Aprile 28, 2024

Controverso ma mai irrilevante

AttualitàControverso ma mai irrilevante


di Angelo Persichilli
Sono milioni le persone che hanno avuto modo di incontrare, di interagire con personaggi come Silvio Berlusconi. Dicendo quindi che anch’io ho avuto modo di incontrarlo, parlarci, intervistarlo non dico niente di eccezionale dal punto di vista professionale. Ma quelle interviste e incontri, tre in totale, mi hanno dato la possibilità, il privilegio di conoscere più da vicino uno dei personaggi più interessanti del mondo della politica e dell’imprenditoria italiana degli ultimi decenni. Intanto voglio subito rendere omaggio alla persona che mi ha consentito di avere gli incontri molto ravvicinati con lo scomparso. Si tratta, purtroppo, di un amico anche lui prematuramente scomparso qualche tempo fa, Claudio Lizzola.
La prima volta che incontrai Berlusconi fu durante il G8 (allora G7) di Napoli, credo nel 1994.
Prima di partire per l’Italia Claudio mi disse di portargli i suoi saluti. Avevo sempre avuto grande stima per Claudio e quindi non dubitai delle sue affermazioni sui suoi presunti rapporti con Berlusconi ma, pensai, che questa amicizia con Berlusconi fosse vanitosamente un po’ esagerata. Mi sbagliavo.
Alla fine di una conferenza stampa mi trovai a pochi passi da Berlusconi circondato da decine di agenti di scorta e ovviamente giornalisti di tutto il mondo. Quando ero a un metro di distanza gridai “Presidente, le porto i saluti di Claudio Lizzola”. La buttai così, sicuro che la mia frase sarebbe caduta nel nulla. Invece, tra la mia grande sorpresa, si girò verso di me, si avvicinò e mi disse “Ciao, salutami Claudio e sua moglie Marina”. Insomma, una amicizia vera che risaliva ai banchi di scuola. Non ebbi l’intervista ma fu uno scambio molto interessante.
La seconda volta l’ho incontrato a Milano, anzi proprio nella sua residenza di Arcore e sempre grazie all’amico Lizzola.
Finita la conferenza alla quale eravamo stati invitati a Milano, Claudio mi invitò ad andare con lui ad Arcore per “prendere un caffè con Silvio”. Insieme a noi venne anche l’amico Nino Foti, già deputato di Forza Italia e ora giornalista-imprenditore con importanti attività a Roma. Anche questo fu un incontro molto cordiale, vivace e pieno di aneddoti di cui, purtroppo, non posso parlare considerando la confidenzialità e la natura privata dell’incontro.
La terza volta che parlai con lo scomparso leader di Forza Italia, allora presidente del Consiglio, fu a Toronto nel corso di un G7 cui lui aveva partecipato. Avevo chiesto una intervista alcune settimane prima, sempre tramite l’amico Lizzola, ma la richiesta rimase in sospeso in quanto l’agenda era molto fitta e il tempo di permanenza a Toronto molto limitato. Alla fine dei lavori del Summit, andai alla conferenza stampa conclusiva dell’allora presidente degli Stati Uniti Barak Obama. Ricordo di essere arrivato in anticipo e quindi ero seduto in seconda fila. Cinque minuti prima dell’inizio della conferenza stampa di Obama mi squillò il telefonino (ovviamente avevo l’auricolare) ed era l’amico Lizzola. Mi disse che mi chiamava da casa sua, insieme a lui c’era Berlusconi, mi chiese di raggiungerlo e che Berlusconi era disposto a concedermi per una intervista esclusiva. E, senza preavviso, mi passò Berlusconi al telefono. Decisi quindi di uscire dalla sala per intervistarlo ma, proprio in quel momento, entrò Obama. I servizi di sicurezza immediatamente mi bloccarono mentre avevo Obama di fronte a pochi metri di distanza, Berlusconi al telefono che aspettava che io facessi domande e il servizio d’ordine che mi ordinava di spegnere il telefonino. Chi fa il nostro lavoro sa che questi ordini che non ammettono replica.
Attaccato quindi il telefono con Berlusconi che parlava all’altro capo, seguii la conferenza di Obama, poi chiamai Lizzola spiegandogli che, purtroppo, era cauta la linea mentre parlavo con Berlusconi e che quindi, ora, recuperata la linea, ero pronto all’intervista con “Silvio”.
Cercai di scusarmi con Berlusconi ma lui, da persone semplice e gentile, mi disse che non c’era da preoccuparsi e, infatti, “è stato anche meglio in quanto ho avuto la possibilità di rispondere ad alcune telefonate che ho ricevuto dall’Italia”.
Finita l’intervista fu lui a ringraziarmi e invitò ad andare a casa sua ad Arcore insieme a Lizzola, non appena fossimo capitato da quelle parti.
Cosa che, come scritto all’inizio, feci un anno dopo quando partecipai, insieme a Lizzola, a una conferenza a Milano. Sedetti su una sedia proprio di fronte a lui nella sala adibita a proiezioni private. Mi chiese da quale parte dell’Italia venissi e gli dissi dal Molise. Fece un sorriso e mi disse che “ovviamente quella dove siedi è la sedia dei molisani”. E subito aggiunse: “Proprio su quella non molto tempo fa era seduto un altro molisano, Antonio Di Pietro”. Su di lui fece dei commenti positivi e si disse dispiaciuto che non era stato possibile stabilire rapporti più stretti.
Fu un incontro molto informale, cordiale con una cenetta frugale. Alla fine ci fece accompagnare dal suo autista in albergo.

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