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martedì, Marzo 19, 2024

Tra cielo e terra?

EditorialiTra cielo e terra?

di Paolo Frascatore

Spesso non si ha contezza della realtà politica e sociale che ci circonda e si preferisce quella che definisco l’indifferenza a qualsiasi proposta politica e sociale.
Certo, ad avvalorare questa sorta di disimpegno vi è tutto un mondo anomalo, se non inconcludente, e poco attento ai bisogni quotidiani di un popolo, di una comunità che spesso brancola nel buio non soltanto della incompetenza dei governanti.
La questione va affrontata però in termini reali ed inclini ad una nuova idea di prospettiva programmatica e di sviluppo complessivo.

Paolo Frascatore

Negli ultimi tempi i temi all’ordine del giorno sembrano essere (ormai quotidianamente) quelli dell’autonomia differenziata, del più famoso PNRR e del cosiddetto utero in affitto.
Già da queste definizioni si può ricavare la pochezza politica e culturale di una classe politica che, in maggioranza come all’opposizione, predilige quella sorta di radicalismo secondo il quale non esiste possibilità di mediazione tra una posizione e l’altra.
È così ogni giorno quando si sfoglia un giornale o si segue un talk show televisivo. È così (purtroppo) anche per buona parte della pubblica opinione ormai assuefatta a questo stile politico di questa rappresentanza che guarda solo ed esclusivamente alla propria sopravvivenza, costi quel che costi!
Gli esempi non mancano, soprattutto nella nostra Regione, ma è bene sorvolare per evidenti riferimenti di opportunità (le elezioni regionali ormai vicinissime), ma comunque non può essere sottaciuto il disinteresse (di destra e di sinistra) rispetto ai temi veri e concreti dello sviluppo politico, ma soprattutto economico e sociale sul quale in questi giorni di campagna elettorale non si vede neanche un barlume.
Slogans ad effetto, personalismi di ogni sorta, presunzione e prepotenza, arrivismi e campanilismi avvolgono questa competizione elettorale; ma di programmi neanche l’ombra; di iniziative concrete nemmeno un minimo sentore.
Si preferisce evocare il nuovo da una parte, oppure il vecchio (come esperienza) dall’altro. Ma i territori, i comuni (ormai ridotti all’osso), i cittadini, i giovani, le imprese, i settori produttivi locali, il turismo, l’agricoltura (con tutta la filiera), la sanità pubblica (spesso sbandierata senza costrutto) avrebbero bisogno di azioni mirate ed incisive nell’ottica di una evoluzione generale e non come motivo clientelare per ambire a nuovi posti e a nuove scalate politiche.
Siamo tra cielo e terra? Nel senso che in questi giorni si guarda (ma solo per convenienza) al cielo inteso come fenomeno distante dalla realtà, ma efficace per gettare fumo negli occhi.
Invece, la realtà è così diversa e distante da questi politici che spesso il cittadino comune decide di astenersi, di non dare credito a nessuna proposta in campo, di rifiutare qualsiasi coinvolgimento con le parti politiche che si contendono il potere.
È corretto questo atteggiamento? Se il voto è un diritto-dovere ne scaturisce che qualsiasi disimpegno o astensione è dannosa per la comunità e diseducativo sul piano civico.
Ma spesso, soprattutto negli ultimi anni, il disimpegno è la manifestazione di un’avversione verso questa classe politica, questi Partiti e questo modo di concepire l’amministrazione della cosa pubblica.

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