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martedì, Marzo 19, 2024

“Diventare Oceano” e “Randstad 1969”, mostre fotografiche di storie e poesia al castello Svevo di Termoli

Attualità"Diventare Oceano" e "Randstad 1969", mostre fotografiche di storie e poesia al castello Svevo di Termoli

Appuntamenti imperdibili le due mostre fotografiche- inserite nel cartellone del Comune tra gli eventi dell’estate termolese- che verranno allestite al castello Svevo di Termoli dal 7 al 13 giugno:

Diventare Oceano”, collettiva curata da Lello Muzio e “ Randstad 1969”, curata da Pierluigi Ortolano, in collaborazione con il Circolo fotografico termolese Frammenti, la Fiaf (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche) e con la direzione artistica di Michele Porsia.

Il progetto “Diventare Oceano” parte nel novembre del 2021, con un laboratorio ideato e curato dal fotografo campobassano Lello Muzio, sulla base di una sua filosofia di vita (che è diventata negli anni una costante di tutti i suoi scatti e laboratori): un metodo di lavoro in cui la narrazione, visiva ma non solo, sia coerente e rispecchi ciò che si prova e i propri bisogni emotivi. Quindi, una fotografia che guarda non solo verso l’esterno, a ciò che ci circonda, ma che guarda anche verso l’interno di noi stessi e faccia venire fuori autenticità, emozione, bellezza, luce, paura, coraggio. Anima.

Una fotografia che si sposa alla poesia è stato il metodo di lavoro per i 7 partecipanti al corso “Diventare Oceano”: Annarita Setaro, Rosanna Fanzo, Cristiana Ricciardi, Stefania Bevilacqua, Giovanni Rosa, Alessandro Iannacone, Ilaria Marinelli. Ai loro scatti, infatti, hanno accompagnato le loro creazioni narrative e poetiche.

L’ispirazione del titolo del laboratorio nasce- spiega il fotografo campobassano- da una frase di una poesia di Gibran: il fiume solo entrando nell’oceano cesserà di aver paura, quando si renderà conto che non sta per sparire, ma sta per diventare esso stesso oceano.

Il risultato sono stati lavori molto intimi e personali. I sette protagonisti della mostra, in esposizione al castello Svevo (e l’anno scorso alla Gil di Campobasso), hanno realizzato una sorta di magnifico e immaginifico viaggio interiore, che spazia tra ricordi e sentimenti.

La mostra “Randstad 1969” rappresenta una storia. O, meglio, un incrocio di storie. Quella di Pierluigi Ortolano e quella di un misterioso Mister Otto, com’è stato ribattezzato dal fotografo vastese che ha dato il via alla vicenda che, come dice lui, è diventata la sua dolce ossessione. Tanto da dedicarle ogni attimo libero dal lavoro, da 6 anni in qua. “Questo progetto è diventato come un figlio per me”, dichiara Ortolano, quando ne parla.

Tutto è nato grazie ad un’asta online. Ortolano è lì che naviga e si imbatte in 141 rullini fotografici non ancora sviluppati. Un’occasione cui un fotografo non sa resistere e quindi compra i negativi. All’inizio ne sviluppa qualcuno (il procedimento è costoso) e quello che viene fuori dà inizio ad una curiosità che dura tutt’oggi: navi, trattori, case, paesaggi rurali, persone, auto di lusso e auto comuni. E poi eventi, come zoo, luna park, scene di vita quotidiane ma, soprattutto, bambine. Tre bambine, sempre le stesse, ritratte nella loro quotidianità. Pierluigi Ortolano si mette alla ricerca di Mister Otto e ha un solo indizio: un foglio di giornale contenuto in una delle scatole dei rullini: c’è scritto Randstad 1969. Randstad è un luogo, una regione olandese. 1969 è l’anno in cui quel rullino è stato usato e poi accantonato. Il fotografo vastese, meglio di uno 007, riesce a risalire alla famiglia e alle tre bambine, oggi adulte, e alle nipoti, che gli raccontano particolari sulla vita di Mister Otto, loro nonno, e sulla sua passione per la fotografia.

E così nasce la mostra, che ha toccato negli anni varie tappe in Italia e si è anche sposata con tantissimi altri progetti di altra natura, e che ora arriva al castello Svevo di Termoli. Tra le 4000 foto sviluppate, Pierluigi Ortolano ne ha scelte 20. Una scelta difficile, ma che probabilmente riassume al meglio quello che rappresentano per il fotografo.

La mostra di Lello Muzio dimostra che la fotografia può superare la mera rappresentazione del reale per attingere all’immaginario e mostrare il paesaggio interiore di ogni individuo- commenta Michele Porsia, direttore artistico dell’evento al castello Svevo e presidente di Settimopiano_ALIA- Quella di Pierluigi Ortolano è un progetto complesso che fa emergere dall’oblio immagini che fanno immaginare storie in chi le guarda”.

Due mostre di grande spessore, capaci di emozionare e arricchire chiunque: chi è appassionato di fotografia, chi conosce i segreti del mestiere, i semplici curiosi”, questo il commento di Annalisa Principi, presidente del circolo fotografico Frammenti, operativo a Termoli dal 2018 e che ha collaborato all’evento patrocinato dal Comune di Termoli e dalla Fiaf, Federazione Italiana Associazioni Fotografiche.

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