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martedì, Marzo 19, 2024

Omicidio di Natale, in aula le dichiarazioni dell’imputato Gianni De Vivo

AttualitàOmicidio di Natale, in aula le dichiarazioni dell'imputato Gianni De Vivo

Ha rilasciato dichiarazioni senza però voler essere interrogato, Gianni De Vivo, il giovane imputato per l’omicidio di Cristiano Micatrotta, avvenuto a Natale di due anni fa a Campobasso, in Via Vico. “Confermo quanto detto nell’interrogatorio” ha detto in aula, in Corte D’Assise, nel capoluogo, poi ha parlato spontaneamente davanti al giudice Salvatore Casiello, al Pm, oggi il Procuratore capo Nicola D’Angelo e alle parti. “Sono stato aggredito da tre persone” ha raccontato “senza esclusione di colpi, colpito sulla parte sinistra della testa. Mi sono difeso, ho provato a liberarmi. Il coltello non era mio e io il gesto di dare la coltellata non l’ho fatto” ha continuato. I legali difensori Mariano Prencipe e Giuseppe Stellato hanno spiegato che questa dichiarazione si inserisce in un contesto concitato e che il coltello, come dichiarato anche nell’interrogatorio da De Vivo, era nella mano di Micatrotta e l’imputato si sarebbe difeso facendolo cadere.
“C’è stata una seconda fase, in cui il coltello era a terra – ha continuato De Vivo – con Madonna che lo prendeva per la lama e io per il manico”.
Quanto accaduto successivamente è da inserire in un quadro concitato, hanno ribadito Prencipe e Stellato
“Sto in carcere da 18 mesi” – ha detto ancora De vivo davanti ai giudici – mi dispiace profondamente per quanto accaduto, ha perso la vita un ragazzo e potevo essere anche io” ha continuato. “Oggi l’aggressore è testimone” e il riferimento è a Di Mario, l’altra persona presente la fatidica sera.
Sono stati ascoltati anche carabinieri impegnati nelle indagini, chi ha analizzato le tracce di sangue. Infine la madre di Gianni De Vivo e il suo compagno. Hanno detto di aver pranzato con giovane, il giorno dell’omicidio e di essere andati via intorno alle 18. La madre ha riferito di aver saputo dall’altro figlio che Gianni era in caserma, ma non perchè. Caserma dove ll compagno di lei poi gli ha portato i vestiti, presi da casa dell’imputato, ed è stato con lui per una mezz’oretta. “Aveva male a un fianco e il lato della faccia arrossato” ha riferito. Incalzato dalle parti civili, dall’accusa e dallo stesso giudice se sapesse perchè De vivo era lì, che fosse morta una persona, lui ha detto di no, che il ragazzo gli avevano solo riferito che era stato aggredito. Sia la madre sia il compagno, quando è stata loro mostrata la foto del coltello, arma del delitto, hanno detto che non lo avevano mai visto in casa di De Vivo. Per le parti civili, Fabio albino e Roberto D’Aloisio, ci sono state contraddizioni da parte dell’imputato, rispetto a quanto affermato all’interrogatorio. “Sono elementi che puntano alla sua colpevolezza” hanno rimarcato.
Si torna iun aula il 7 giugno.

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