10.6 C
Campobasso
martedì, Marzo 19, 2024

Quale futuro?

EditorialiQuale futuro?

di Paolo Frascatore

Non si intravvede all’orizzonte qualcosa di realmente positivo a livello nazionale, ma anche regionale e le vicende politiche degli ultimi tempi rappresentano il termometro politico-culturale di una classe dirigente asfittica, (a destra come a sinistra) incapace di disegnare uno sviluppo complessivo della società italiana.

Paolo Frascatore

Siamo tutti vittime dell’Unione Europea? O più semplicemente siamo commissariati? La questione andrebbe approfondita, soprattutto in ragione del fatto che la nostra Costituzione prevede un protagonismo dei cittadini e delle comunità locali al di là di qualsiasi delega ad organismi sovranazionali.
La questione che, però, tiene banco negli ultimi periodi riguarda a livello nazionale l’antifascismo e a livello locale le ormai prossime elezioni per il rinnovo del presidente della giunta regionale e del consiglio regionale.

In apparenza potrebbero sembrare due questioni totalmente diverse, ma a ben guardare si tratta di argomenti collegati, ma soprattutto termometri del tasso politico-culturale di una nazione e (purtroppo) di una regione.
Lo spettacolo indegno al quale stiamo assistendo in questi giorni a livello nazionale, ma anche regionale è la dimostrazione di una classe politica improvvisata, incapace, interessata, che concepisce l’impegno politico come motivo di arricchimento personale e familiare, al di là di qualsiasi concezione etica di una scienza che dovrebbe essere al servizio del popolo e del cittadino singolo.

In questo quadro, tutto è permesso: stravolgere la storia, la Costituzione, lo stesso impegno politico come missione e non come fonte di arricchimento personale.
Si può ancora continuare su questa onda? Oppure è arrivato il momento nel quale i cittadini (gli elettori), soprattutto quelli che hanno deciso di non andare a votare, prendano coscienza della propria forza (ideale ed elettorale) per porsi al servizio di una nuova proposta politica capace di ridisegnare un percorso programmatico improntato allo sviluppo economico attraverso interventi concreti?

Certo, l’andazzo che è diventato regola per questa regione è quello di mollare, di accettare consapevolmente la commissiarizzazione (perché incapaci), anche a livello sanitario, ma la politica, quella vera, se ancora esiste, dovrebbe avere uno scatto di orgoglio.
Perché prima delle candidature personali esiste, o dovrebbe esistere, quella sorta di regola morale secondo la quale ogni impegno politico assunto in ragione del popolo non può che andare in favore del popolo, ossia per il bene comune.
È possibile arrivare a tutto questo? Guardando le proposte in campo, dell’uno e dell’altro schieramento, francamente sembrano il rinnovo del modello di un teatrino politico inaugurato nel 2011 e che, a distanza di oltre dieci anni, ha dato i frutti che oggi sono sotto gli occhi di tutti.
Se davvero questa regione vuol continuare a vivere (ma non solo) perché ha delle potenzialità enormi dal punto di vista turistico e agro-alimentare, un rinnovamento profondo si impone come discontinuità rispetto ad una destra e ad una sinistra che ormai non rappresentano più questa regione.

Ultime Notizie