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martedì, Marzo 19, 2024

Toma si dimette da Commissario alla Sanità: “Adesso avrò le mai politicamente libere”

AperturaToma si dimette da Commissario alla Sanità: "Adesso avrò le mai politicamente libere"

Lunedì mattina protocollerò le mie dimissioni presso il Governo e i Ministeri della Salute dell’Economia e delle Finanze”. “Basta fare il commissario per dare l’estrema unzione alla sanità molisana; preferisco invece lottare da presidente per la sua resurrezione”. Finisce con queste parole l’esperienza di Donato Toma come commissario ad acta per la sanità iniziata il 5 agosto del 2021 con la nomina ricevuta dal Governo presieduto allora da Mario Draghi. “Ho tre obiettivi – disse all’epoca Toma: azzerare il disavanzo, attuare il patto per la salute, rendendo finalmente efficiente il sistema sanitario, e porre fine allo strumento del commissariamento”. Diciannove mesi dopo quelle parole restano una mera dichiarazione di intenti e a Donato Toma non resta che prendere atto di una esperienza che non ha portato i risultati attesi. Il bilancio, l’ormai ex commissario, lo traccia durante una conferenza stampa nel corso della quale più che i sassi, Toma si cava dalle scarpe dei veri e propri macigni, a cominciare dalle dimissioni alle quali il suo vice, Giacomo Papa, “è stato costretto”, dice testuale Toma, alla nomina del nuovo sub commissario, “per la quale – sottolinea – non sono nemmeno stato sentito”, sino all’accordo reso noto nei giorni scorsi tra struttura commissariale e Gemelli Molise: “un accordo al quale io non ho partecipato, al quale non ho dato il mio assenso, sottoscritto a chi non ne aveva legittimità e in contrasto col decreto commissariale 35 del 2022”. Anche sui privati, il Governo non è voluto intervenire per trovare soluzione migliorative, rimarca Toma.

Torno quindi al mio ruolo politico e andrò a Roma da presidente a difendere le ragioni della Sanità molisana”. In sintesi, quello che dice Toma, è mancato l’appoggio del Governo.

Ho lavorato con la testa alta, la schiena dritta e le mani libere, ho subito calunni, delegittimazioni e minacce, ho toccato cose che non dovevo toccare e sono consapevole che pagherò per questo un prezzo politico molto alto”, ha detto Toma che però non pensa ad una sua uscita dalla scena politica ma conferma che se ve ne saranno le condizioni continuerà a tentare la strada di un suo secondo madato.

Un ultimo sasso che Toma toglie dalle scarpe riguarda il tavolo tecnico: “Una inflessibilità quella dei ministeri – dice – che non si ferma davanti a niente”. “Ieri ci sono stati negati 300mila euro per il 118 e io sarò costretto a cancellare alter due postazioni”.

Finiscono così, col sapore amaro non della sconfitta ma della delusione, i 19 mesi di Donato Toma commissario ad acta per la sanità. Da lunedì, la parola passa al Governo Meloni.

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