Di Angelo Persichilli
Roberto Saviano, questo l’ho scritto più volte, non mi è mai piaciuto, né come scrittore, né come persona.
Saviano ha avuto, giustamente, il suo momento di gloria quando ha fatto il giornalista ed ha coraggiosamente esposto attività criminali reali nel napoletano. Nel momento in cui però si allontana dai fatti reali e criminali e riduce la sua attività a una esposizione di idee personali o di opinioni su persone che non condividono le sue idee, allora deve scendere dal piedistallo creato da esposizione di fatti criminosi e confrontarsi, in modo civile, con coloro che non condividono le sue idee. E la parola ‘bastarda’ non fa parte di un dibattito civile. Non può usare la stessa tecnica di esposizione di fatti criminali, dove ha il diritto di richiedere l’appoggio incondizionato da parte di tutte le persone oneste, e aspettarsi la stessa reazione in un dibattito politico dove la diversità di opinione è proprio l’anima di una discussione in un Paese democratico.
Sottolineo ancora una volta che la mia osservazione non riguarda il contenuto politico della divergenza tra Giorgia Meloni e Roberto Saviano, ma solo il modo in cui ognuno porta avanti le proprie idee. Questo deve essere fatto in un modo civile e rispettoso della posizione dell’altro. La gravità delle affermazioni di Saviano non sta quindi nel contenuto, ma nella loro forma e motivazione, cioè se non sei d’accordo con me sei ‘fascista’. La mia avversione è legata al suo modo supponente di esporle. Ognuno ha il diritto di promuovere il proprio punto di vista e confrontarlo con chiunque sia disposto a prenderlo in considerazione. Quello che invece non condivido è la presunzione di questo individuo che si ritiene depositario della verità assoluta che trasforma in diritto di insultare chiunque osi contraddirlo. Non entro nel merito del dibattito politico tra lui e Giorgia Meloni, ma lui non ha il diritto di insultarla, di chiamarla “bastarda” quando esprime una sua opinione, di definirla ‘fascista’ quando lei si difende e poi fare la vittima quando questa lo porta in tribunale. Ha detto che, così facendo. “mi espone allo squadrismo”. Ma perché lui quando la accusa di non difendere i diritti umani, di far morire la gente nel Mediterraneo (tutto questo, tra l’altro, richiederebbe un approfondimento scevro da sfruttamenti a sfondo politico) e la chiama ‘bastarda” la propone forse per il premio Nobel per la Pace?
Ma torniamo alla frase incriminata.
Saviano reclama il diritto di definire ‘bastarda” una persona che non la pensa come lui e poi condanna questa stessa persona che ricorre a vie legali per difendere la sua posizione e onorabilità. “Mi espone allo squadrismo” dice. Capito? In nome di una libertà a senso unico reclama il diritto di offendere qualsiasi persona; inoltre, cosa altrettanto arrogante, chi osa contraddirlo diventa ‘fascista’ se ricorre, si badi bene, a vie legali per difendersi. Questo atteggiamento, cioè di considerare ‘fascista’ qualsiasi persona che osi contraddirti è proprio tipica del fascismo (e comunismo). E questo dimostra anche che Saviano non conosce veramente il fascismo sul quale dovrebbe fare qualche approfondimento. Sono sicuro che, con qualche piccola ricerca, capirebbe che il fascismo non portava in tribunale coloro che non condividevano la propria idea.
Questa tecnica di definire ‘fascista’ chiunque non concorda con le proprie idee è, diciamolo, proprio tipica del fascismo e quindi, come tale, ha perso la sua efficacia. Tale ideologia, unitamente al comunismo, cerca di riciclarsi ‘sotto mentite spoglie’ ma ormai hanno entrambe fatto il loro tempo. Riportiamo quindi le cose entro i limiti della vicenda e cioè ci troviamo di fronte a un individuo che definisce una persona ‘bastarda’ solo perché non la pensa come lui, e questa persona si macchia, pensate un po’, della grave colpa di portare l’accusatore in tribunale per difendersi. Tutto qui.