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sabato, Aprile 20, 2024

Enrico, attento agli amici

CronacaEnrico, attento agli amici

Di Angelo Persichilli
Non conosco personalmente Enrico Letta, l’ho incontrato una sola volta, una convenzionale stretta di mano insieme ad un amico comune e via. Conosco quindi Letta principalmente attraverso i media e il mio lavoro di giornalista. Una conoscenza professionale, certo, ma sufficiente per farmi concludere che si tratta di una persona preparata, intelligente e soprattutto onesta. Queste sono condizioni necessarie per un leader politico, ma non sono comunque sufficienti. Un leader politico, infatti, non deve rispondere solo delle sue azioni e della sua politica, ma anche di quelle dei suoi collaboratori. L’ex presidente americano John Kennedy, questo è ormai risaputo, non era un gran che come uomo politico e le sue fortune furono il frutto del lavoro dei suoi collaboratori, a cominciare dal fratello Robert. Anche la famosa frase “non chiedere cosa il Paese può fare per te, ma cosa tu puoi fare per il tuo Paese” non fu frutto del suo sacco ma di un suo collaboratore che, a sua volta, l’aveva copiata, sembra, dal discorso di un politico mediorientale.
Ho fatto questo lungo preambolo per giungere agli eventi degli ultimi giorni che toccano molto da vicino la leadership del Partito Democratico: il caso del deputato del PD, Aboubakar Soumahoro, e quello più recente dell’ex eurodeputato del Pd Giorgio Panzeri.
In entrambi i casi i vertici del PD, almeno così sembra, sono completamente estranei agli eventi. E se lo dice Letta io gli credo. Ma se esseri estranei li assolve come persone, genera seri interrogativi sulla loro capacità di leadership. In altre parole, non si può prendere il merito di iniziative positive della propria organizzazione e lavarsi le mani delle cose negative dicendo di essere all’oscuro.
Ovviamente le inchieste sono ancora in corso e bisogna aspettare la fine delle indagini, ma è anche vero che se si indaga su qualche cosa che avviene a casa mia o nei paraggi, anche a mia insaputa, il problema nel PD esiste. Dire non sapevo potrà assolverci dal punto di vista legale, ma da quello politico qualche dubbio sulle capacità personali o di gruppo è lecito cominciare ad averlo.
Dovrebbe Letta per questo dimettersi? Certamente no, ma qualche considerazione è doveroso farla.
Le organizzazioni politiche, a qualsiasi livello, possono nascondersi dietro a questa concreta e accettabile giustificazione, a patto però che non la neghino agli altri quando si trovano nella stessa situazione. In politica, come in qualsiasi altra attività, la bontà delle idee e del programma sono elementi importanti, ma è la coerenza che poi ci consente di portarli avanti e di rendere credibili le nostre azioni, di approvazione o di critica.
Certo, incidenti di percorso vanno sempre messi nel bilancio in qualsiasi organizzazione, ma un campanello d’allarme dovrebbe suonare in Via delle Botteghe Oscure in quanto se un fatto (Soumahoro) può essere una coincidenza, due (Soumahoro-Panzeri) a così breve distanza non sono ancora una prova ma dovrebbero far riflettere, soprattutto una persona intelligente e onesta come Letta.
Ma il mea culpa va ben al di là del PD e dei confini italiani e coinvolge in pieno la Comunità Europea, la sua organizzazione e i suoi responsabili. Infatti, se una organizzazione così importante come la Comunità Europea riesce a farsi manipolare dal primo faccendiere che si aggira nei suoi corridoi, qualche responsabilità deve pure assumersela, soprattutto se uno degli accusati è la sua vice presidente del Parlamento.
In conclusione, non dobbiamo assolutamente imboscare tutte le responsabilità col marchio del ‘made in Italy’, ma è necessario che ognuno si assuma le sue responsabilità politiche e organizzative a cominciare da Bruxelles.
Infine una considerazione sul Qatar, nazione che ha suscitato da sempre molta perplessità soprattutto per la mancanza di quella “u” dietro la “Q”.
Ormai la Coppa è terminata e non si può agire su questo evento ottenuto in modo disonesto. Qualcosa si potrebbe però fare agendo su personalità, soprattutto del mondo dello sport, che intendono avere nel futuro ancora rapporti con questo Paese. Mi riferisco, tra gli altri, ai vari Francesco Totti e a David Beckham. Si tratta di campioni di calcio ma anche campioni di serietà e onestà sportiva. E non possono permettere che tale serietà venga usata per dare una facciata di legalità, almeno stando alle notizie che arrivano da Bruxelles, a chi è ricorso alla truffa per ottenere l’organizzazione dei giochi. Speriamo bene, ma dentro sacchi pieni di soldi diventa sempre più difficile mantenere pulita la propria coscienza.

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