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venerdì, Aprile 19, 2024

Stipendi in ritardo, sindacato denuncia: “Autista in lacrime perché non può dare soldi alla figlia”

CronacaStipendi in ritardo, sindacato denuncia: "Autista in lacrime perché non può dare soldi alla figlia"

“Questa mattina un autista è crollato in lacrime perché la figlia adolescente gli aveva chiesto dei soldi per potersi comprare degli assorbenti, lui imbarazzato non ha potuto darglieli perché non li ha. Altri nostri colleghi non possono fare il pieno alla macchina e sono costretti a non superare i 10 euro di gasolio. Altri ancora hanno difficoltà a pagare le bollette della luce e del gas”. E’ quanto afferma Emilio Santangelo della Faisa Cisal in merito alla questione degli autisti degli autobus regionali che percepiscono gli stipendi sempre in ritardo. “La situazione degli autisti – prosegue il sindacalista – è sempre più drammatica, ad oggi sono 24 i giorni di ritardo degli stipendi del mese di settembre, e non si intravede nessuna luce in fondo al tunnel. La situazione è aggravata per l’incomprensibilità delle cause, considerato le ingenti risorse stanziate dalla regione”. Il sindacato di categoria poi aggiunge: “Il conducente dell’autobus già in condizioni di lavoro normali è considerato dall’Inail e da diversi studi in campo psicologico uno dei mestieri più usuranti e stressanti, che espone maggiormente al rischio di depressione. Figuriamoci in Molise dove oltre alle problematiche intrinseche al mestiere si aggiungono 20 anni di stipendi pagati in ritardo, fermate illecite che violano il codice della strada, rischio di responsabilità penale e civile in caso di incidente, riposi settimanali ridotti arbitrariamente da alcune aziende, aggressioni fisiche e verbali da parte dell’utenza, risarcimento dei danni provocati agli autobus in capo all’autista in caso di incidente. La salute mentale degli autisti molisani è messa a dura prova. Chiediamo – conclude la nota -un intervento immediato delle istituzioni e degli enti competenti: Regione Molise, Asrem Inail e Ispettorato del Lavoro”.

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