Daniele Santoianni non ha mai mollato di un centimetro consapevole della sua innocenza. Lo ha sempre ribadito e lo fece anche all’indomani della sua scarcerazione disposta dal Tribunale del Riesame, intervistato a Telemolise. Oggi le sue parole assumono una rilevanza ancora maggiore, perchè il 39enne originario di San Martino in Pensilis, noto al grande pubblico per aver partecipato al Grande Fratello, può dire che il suo incubo giudiziario è finito e che la sua verità è stata confermata. C’è stato il processo e il Tribunale di Palermo lo ha infatti assolto con formula piena, ‘perché il fatto non sussiste’. Era finito ai domiciliari nel maggio del 2020 nell’ambito dell’inchiesta “Mani in pasta” sul clan mafioso dell’Acquasanta, accusato di intestazione fittizia dei beni con l’aggravante mafiosa perché, secondo gli inquirenti, avrebbe fatto da prestanome di una società per la vendita di caffè legata ai clan. Lui ha sempre rivendicato la sua assoluta innocenza, ribadendo di aver fatturato 330mila euro non con la società del caffè ma con una ditta di noleggio di auto di lusso. “E’ la fine di un incubo che ritenevo inimmaginabile e che non auguro a nessun cittadino” ha detto Santoianni dopo la sentenza.
“Sono stato infangato da accuse inesistenti.
La mia assoluzione è il frutto dell’impegno e della competenza professionale del mio difensore,
l’avvocato Giampiero Biancolella di Milano. Essere vittima di un errore giudiziario – ha continuato Daniele Santoianni – causa un dolore indescrivibile a chi è ingiustamente arrestato e ai suoi famigliari. La civiltà giuridica di un paese è dimostrata dalla capacità dei suoi giudici di riconoscere l’errore e di ristabilire la verita’ restituendo l’onorabilità a cittadini che nulla hanno commesso” ha concluso.