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venerdì, Aprile 26, 2024

“Il ricordo che scuote”, iniziativa a Ferrazzano. La testimonianza di Attilio Lattes sulla Shoah, esposte le lettere di un soldato della Grande Guerra

Attualità"Il ricordo che scuote", iniziativa a Ferrazzano. La testimonianza di Attilio Lattes sulla Shoah, esposte le lettere di un soldato della Grande Guerra

Il dramma della guerra, 100 anni fa come oggi. La storia che si ripete. Il primo conflitto che insagninò l’Europa e oggi quello in Ucraina. Un elmetto come simbolo della Grande guerra, del Museo Internazionale delle Guerre Mondiali di rocchetta al Volturno. Iniziativa a Ferrazzano organizzata dall’Associazione i Cavalieri di San Biase, con Antonella Struzzolino e con il patrocino del Comune a Palazzo Chiarulli. Il ricordo che scuote. Una mostra di foto in bianco e nero di Marisa Pia Boscia.
Il saluto del sindaco Antonio Cerio e il suo messaggio sull’importanza della difesa della democrazia. Toccanti le lettere del contadino soldato Giuseppe Serpone, di Toro, morto nelle battaglie sull’Isonzo nel 1917, a 23 anni. 150 lettere per l’amata moglie e il padre, ritrovate per caso dalla pronipote, Anna Falcone, in un armadio ed esposte a Palazzo chiarulli. L’ultima inviata a casa il giorno dopo la morte di Giuseppe, il cui corpo per quasi un secolo è stato nel cimitero di Caporetto, dove lo ha scoperto la stessa Anna. “Lettere tenere alla moglie, in cui le nascondeva le difficoltà e le tribolazione della vita in trincea, che non nascondeva al papà” ha detto.
Toccante anche la drammatizzazione di una lettera, interpretata dagli attori della Compagnia Stabile del Molise.
L’applauso finale per loro e in ricordo di chi li ha sempre guidati: Paola Cerimele. Da segnalare anche la collaborazione dell’associazione culturale La Mantigliana. Le due mostre resteranno aperte fino al 13 ottobre. Al Teatro del Loto Attilio Lattes, autore del libro “Il bambino nascosto a Roma” e guida del Museo ebraico di Roma, ha dialogato Rosanna Fanzo per offrire la sua testimonianza sulla Shoah e su quel bambino che era lui, che si salvò dalla deportazione a soli due anni.

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