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mercoledì, Aprile 24, 2024

Rocco di Montpellier, storia e agiografia del santo pellegrino. L’ultima pubblicazione di don Erminio Gallo, cancelliere della curia vescovile di Trivento

AttualitàRocco di Montpellier, storia e agiografia del santo pellegrino. L’ultima pubblicazione di don Erminio Gallo, cancelliere della curia vescovile di Trivento

Rocco di Montpellier, storia e agiografia del santo pellegrino. L’ultima pubblicazione di don Erminio Gallo, cancelliere della curia vescovile di Trivento. Un vero cristiano, un santo affascinante: è l’immediata impressione che esplode dalla lettura del libro di recente pubblicazione di Erminio Gallo, Rocco di Montpellier – Storia e agiografia del Santo pellegrino, Il Pozzo di Giacobbe, Trapani, giugno 2022 – scrive Rodrigo Cieri sul portale della diocesi trignina – Un libro prezioso per le notizie, per il rigore con cui sono presentati il contesto storico in cui è vissuto san Rocco e le problematiche relative alla vita del Santo; prezioso per il modo agevole con cui il lettore si lascia prendere dalla vita del Santo grazie alle traduzione fatta dall’autore delle Vitae sancti Rochi con linguaggio corrente e accattivante. Lo studioso, l’appassionato di storia ha modo di navigare nei testi originali in latino e francese e italiano antico. Un libro per tutti, insomma, e non è cosa da poco. Ormai non si contano più le pubblicazioni di don Erminio Gallo, parroco di Torrebruna, cancelliere della curia vescovile di Trivento, docente di Storia della Chiesa presso istituti teologici e religiosi di Chieti e Pescara, del quale si registrano un rigore sempre più raffinato ed una eleganza di stile che coinvolge. La fama di san Rocco e la devozione popolare nel mondo seguono o sono pari a quelle di san Francesco e di sant’Antonio con la differenza, però, che le sue agiografie difettano di dati storici precisi tant’è che il dibattito tra storici non è ancora chiuso. L’autore compie un notevole passo avanti e agevola il confronto. Il santo pellegrino confessore è vissuto nel periodo difficile per la Chiesa, quello della “cattività avignonese” (1309 al 1377), di cui l’autore riporta i passaggi più importanti. La città di provenienza è Montpellier della Linguadoca della Francia meridionale. Sono noti i genitori, Giovanni e Libera, ricchi e nobili, che hanno inciso profondamente nella formazione del giovane e gli hanno indicato il percorso della sua vita. Il padre gli ha lasciato quattro raccomandazioni: servire il Signore, aiutare i bisognosi, dispensare le ricchezze ereditate, frequentare i luoghi degli ammalati e dei poveri. E san Rocco ha eseguito alla lettera, anzi è andato oltre le raccomandazioni del padre. Discordanti sono le notizie sugli anni di nascita e di morte, mentre viene festeggiato il 16 agosto, giorno della sua morte. Vissuto ai tempi della peste che ha devastato l’Italia, soprattutto al nord, ed altri stati europei, si è messo subito in cammino. Facile chiedersi oggi: che cosa avrebbe fatto san Rocco all’epoca del Covid-19? Abbiamo avuto anche noi in Italia gli eroi, soprattutto medici e infermieri, che hanno sacrificato la loro vita per assistere i contagiati. Al Santo viene attribuito il potere di guarire essendo un taumaturgo. L’aspetto leggendario della sua figura, della sua vita, lo contorna di fascino, ma ciò deriva dal fatto, e su questo sono tutti d’accordo, che da cristiano vero andava alla ricerca dei bisognosi, degli ammalati, che, quindi, non gli capitavano per caso. Si sentiva realizzato se incontrava gli appestati, perciò era lui che li cercava. Si sentiva uno del popolo, stava in mezzo alla gente, e aveva una parola amica e confortevole per tutti ed anche saggia come quando lui, che era nato con impressa una croce sul petto, ha saputo convincere il cardinale a non vergognarsi della croce che gli aveva stampato sulla fronte e il soccorritore Gottardo a non vergognarsi di chiedere l’elemosina. Da qui l’immagine di cristiano vero che ha fatto dell’umiltà la sua bandiera e da essere amato tanto dalla gente che lo ha “fatto” santo prima che provvedessero gli organi preposti della Chiesa pur non appartenendo a nessun ordine religioso. Un laico. Lo hanno visto tutti come uomo di Dio. Un pellegrino operatore di misericordia, un pellegrino con il suo mantello, la borsa di cuoio, il cappello, il bordone, i sandali. Nelle raffigurazioni è presente il cane perché il cane gli aveva portato più volte il pane sottratto al suo padrone Gottardo. La questione delle reliquie ha impegnato molti storici, ma di certo è che da Voghera, dove è morto, sono state traferite a Venezia nel 1485. Per sua scelta san Rocco ha compiuto un lunghissimo percorso a piedi alla ricerca di persone da  confortare e guarire: da Montpellier a Acquapendente, Cesena, Roma, Rimini, Novara, Piacenza; colpito dalla peste, da cui è guarito, ha sopportato dolori atroci isolandosi per non infastidire gli altri; quando si è diretto verso la sua patria, ad Angera, terra di Germania, è stato arrestato perché ritenuto una spia per errore, e quindi sopportazione di cinque anni di carcere orribile e buio dove è morto. Il signore del luogo, suo zio, lo ha riconosciuto solo dopo la morte e gli ha reso onore. Che ci insegna questo Santo (e questo libro)? L’attualità di san Rocco, innanzitutto. Don Erminio Gallo conclude invitando, sull’esempio di del pellegrino, a non scoraggiarsi neanche nelle prove più dure, coltivare sempre «la fiamma viva della speranza». Viene da pensare – chiude Cieri – che è difficile trovare prove più dure di quelle a cui è stato sottoposto san Rocco, che sono le porte strette per le quali dobbiamo passare, ricordando che Dio è con noi.

 

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