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venerdì, Marzo 29, 2024

Tra Hegel e la storia, la guerra

EditorialiTra Hegel e la storia, la guerra

Qua in Italia stiamo arrivando alla guerra etica che fa il paio con lo Stato etico. In fondo Hegel è risorto.

Nel mentre è in atto sugli organi di informazione tanta propaganda e sui social una battaglia dialettica , in tanti casi da sofà da cui si gioca alla guerra su playstation, tra quelli non favorevoli all’invio di armi, che viene raccontata come una minoranza pro Putin, quando così non è, fatta qualche singolare eccezione, o addirittura tacciata di cinismo, come ventilato dal giornalista Mieli, e una maggioranza, che man mano si ridurrà se dovessero allungarsi i tempi della carneficina in atto, unita al grido di “Resistenza!”.

Urlo angosciato alla Munch, quest’ultimo, condito di analogie con pagine storiche afferenti allo scoppio della seconda guerra mondiale, a parallelismi tra la politica dello spazio vitale di Hitler con quella aggressiva attuale di Putin, alle bande partigiane italiane. Un pot pourri di argomentazioni , condotte su basi storiche ma a cui non si assicura l’utilizzo della prospettiva storica, fondamentale legge individuata dagli umanisti del 1400, e evidentemente semplicisticamente sostenute per veicolare la difesa della scelta italiana e europea di inviare le armi.

In verità questa guerra risiede nella difesa nazionale dell’Ucraina , declamata spettacolarmente dal suo Presidente e compiuta legittimamente e eroicamente dal popolo ucraino contro l’invasore, ma qui da noi spacciata come emblema della difesa della democrazia. Insomma, è come se stessimo ricevendo una lezione di democrazia dall’Ucraina. Non concordo, davvero non posso, è lontano dalla realtà anche recente. La trovo pure una operazione dialettica idiota.

A me il quadro suscita autentico imbarazzo, al punto che se dovessi avventurarmi, a forza e controvoglia, a ricercare analogie con le pagine della Storia, le troverei più facilmente nella prima guerra mondiale. Tra Stati Nazione che vogliono entrare a gamba tesa nella sovranità di altri Stati, nell’agone dei nazionalismi- sovranismi o degli interventisti e neutralisti in Italia , nelle ideologie irrazionali che individuano “razze” di serie A o b o Z e potentemente aggressive, nel “tradimento dei chierici”. Una istruttiva pagina di J. Benda, quest’ultima, che mette in risalto come gli intellettuali, tradendo i valori universali a cui la cultura si è sempre ispirata, a iniziare dalla pace e dal dialogo, diventano d’improvviso interventisti, ciechi di fronte all’orizzonte delle macabre conseguenze che proprio la prima guerra mondiale staglierà dinanzi ai loro occhi.

 

Menomale che qui da noi la dialettica è da sofà , ma non pensiate che essa sia avulsa da concreti effetti: la politica si può sentire legittimata a indirizzare in un senso le sue azioni, contando sul consenso che proviene dal basso, oltre che da tanta parte degli intellettuali riconosciuti e ufficiali. Mentre i contrari sono tacciati, dentro l’atmosfera “militarista” e propagandistica, di essere pazzi filo Putin o ingenui o finanche idioti o catturati da demenza senile o che altro.

Sicché la guerra attuale degli ucraini , di difesa del proprio territorio e della sovranità, in occidente e qui da noi, risuona come lezione democratica e attaccamento ai valori ideali delle mature – in effetti invecchiate un po’ male – democrazie occidentali. Al punto che l’invio di armi è battezzato come mezzo di sostegno alla Resistenza! Anzi accade, finanche, che certa politica giochi su ossimori, sofismi o,ignorantemente, su paralogismi per spacciare le armi attraverso marce e fiaccolate per la pace. Banale proscenio, mentre la guerra ci rilancia immagini di distruzione e numero di morti tra i civili, compresi i bambini. La storia delle guerre contemporanee, del resto, insegna che il 90% delle vittime è tra i civili.

In effetti, nella nostra realtà si sta facendo risorgere Hegel, non certo nella sua natura teoretica, ma in alcune sue declinazioni , assai provocatorie, come ad esempio quella per cui la guerra è inevitabile e giustificabile, è come il vento indispensabile a rigenerare le acque del mare. Assegnandole un valore etico. Da italiani sempliciotti, nel quadro della prima guerra mondiale, la cosa la dicemmo così : guerra igiene del mondo.

E scendendo sul suolo italico e la sua realtà, oggi si parla di economia di guerra, il che significa che il sogno dei fondi europei, i quali servivano a rilanciare benessere , si infrange sul carovita, dentro una società già schiantata sul piano materiale e spirituale, pugnalata anche da due anni di pandemia, a cui si sottrae un progetto individuale o familiare o comune, la pianificazione della propria vita, la fiducia nel domani . E chi discetta su social pro armi e Resistenza, tra poco potrebbe ripensarci . Constatare che tutto questo non solo porta a mattanza ulteriore il popolo ucraino, ma ci fa precipitare in uno Stato etico, per cui finanche un minimo progetto personale e libero implode sotto la scure di quel che NECESSARIAMENTE lo Stato (con l’Europa) decide per il Bene di tutti, tipo pagare accise , pagare tasse, fare ulteriori sacrifici per sostenere la guerra e la opportuna accoglienza ( viziata però dalla scelta di essere più solidali con biondi e bianchi ) e finanche, almeno sin qui con evidente ipocrisia, sovvenzionare Putin stesso, almeno fin quando non si troveranno alternative energetiche a quelle della Russia.

È inutile aspettare, superfluo attendere che il materiale faccia riflettere lo spirituale. La guerra, sarebbe razionale , lucido, opportuno, deve essere bloccata prima e punto. L’UE sta dimostrando di non esserne all’altezza , di non avere il dono della Politica, di contare poco e pure male, di essere auto destinata a essere periferia nello scenario geopolitico attuale. E costa enormemente dirlo, convinta come sono che l’Europa dovrebbe invece porsi come federazione politica unita e capace arbitro, non dimenticando il suo DNA democratico, quello che ha nutrito all’indomani del secondo dopoguerra.

Ma così non è, tanto che Paesi del Pacifico, dove da anni e anni si sta facendo la Storia attuale, potrebbero mettere, essi si, un punto a questa guerra. Non c’è che augurarselo per evitare il precipizio e l’appannamento ulteriore della luce della Ragione .

C’è da augurarselo anche perché , l’abbiamo capito, la storia qui da noi può essere usata strumentalmente come arsenale di guerra invece che di pace.

Ps.Ci credo davvero, sul piano scientifico e di metodo, all’analogia con la prima guerra mondiale? Non per forza. Ma volevo dimostrare che i sofismi intenzionali o i paralogismi che fanno errori senza che ve ne sia la intenzione, si possono sempre fare. Li può fare chiunque. E perciò, altrettanto o forse a maggior ragione, non credo a quelli che accostano il quadro attuale a quello della seconda guerra mondiale e alla lotta al nazifascismo.

Ci possiamo esercitare tutti a poter fare analogie , ma bisogna farlo con sapienza e fuor da propaganda, strappando le maschere agli attuali leader, nessuno escluso, per capire la realtà in tempo, onde poter anticipare invece che inseguire, pure male, gli eventi. Solo così la storia è neutrale e può essere vera magistra vitae.

Adele Fraracci

*scrittrice, docente Liceo Romita Campobasso

 

 

 

 

 

 

 

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