Nonostante i buoni propositi di tutti i governatori che hanno guidato il Molise, anche l’approvazione del bilancio di previsione per l’anno in corso è slittata alla sessione lavori di primavera del Consiglio regionale. A fine anno sono stati approvati una serie di documenti contabili: rendiconto, assestamento, debiti fuori bilancio e previsionale su base triennale, ma manca il vero documento che consente spesa e programmazione piena e compiuta. Al momento si va avanti per dodicesimi, come dicono i tecnici, ovvero con una possibilità di spesa mensile limitata a un dodicesimo del bilancio precedente.
Se sul piano tecnico le questioni sono complesse, su quello politico il rullo dei tamburi annuncia da lontano una battaglia campale e una resa dei conti le cui avvisaglie vanno avanti da tempo. Sono due i fronti che si contrappongono nel centrodestra, o almeno di quel che resta del centrodestra, con da un lato il governatore Toma e dall’altro il presidente del Consiglio regionale, Salvatore Micone che, insieme al collega Gianluca Cefaratti si è andato ad aggiungere alla pattuglia dei dissidenti già composta da Michele Iorio e Aida Romagnulo. Un quadro d’insieme estremamente fragile e frammentario, quello chiamato ad approvare il bilancio di primavera, che potrebbe sgretolarsi di colpo qualora le posizioni si irrigidissero ulteriormente. I numeri parlano chiaro: la maggioranza Toma si regge in Consiglio regionale su un voto e qualora alle opposizioni rappresentate da 5 stelle, PD e Fratelli d’Italia nella componente Iorio Romagnuolo si aggiungesse sul bilancio il voto negativo di Micone o Cefaratti, o di entrambi, la nave sarebbe inesorabilmente destinata ad affondare. Ipotesi tuttavia di scuola, poiché nessuno tra i consiglieri, di maggioranza e di opposizione, sarebbe disposto a tornare a casa rinunciando ad un anno di emolumenti. Quello che accadrà, invece, sarà un gioco al rialzo per quel che concerne le richieste e gli interessi di ogni singolo sulle poste di bilancio. C’è da credere che dato l’altissimo potere contrattuale di ogni singolo voto, ciascuno passerà all’incasso per lucrare il massimo profitto politico.