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venerdì, Aprile 19, 2024

L’ex sindaco di Trivento, Tullio Farina, parla della sua vicenda giudiziaria: “Assolto con formula piena dalle accuse di lesioni personali e calunnia, sia in primo che in secondo grado di giudizio”

AttualitàL’ex sindaco di Trivento, Tullio Farina, parla della sua vicenda giudiziaria: "Assolto con formula piena dalle accuse di lesioni personali e calunnia, sia in primo che in secondo grado...

L’ex sindaco di Trivento, Tullio Farina, parla della sua vicenda giudiziaria: “Assolto con formula piena dalle accuse di lesioni personali e calunnia, sia in primo che in secondo grado di giudizio”. Riportiamo di seguito quanto rappresentato da Tullio Farina: “Il 21 settembre 2021 – scrive Tullio Farina – la Corte d’Appello di Campobasso mi assolveva dal reato di calunnia nei confronti del responsabile pro tempore del settore tecnico del Comune di Trivento, mentre il 29 dicembre 2020 il tribunale mi assolveva dal reato di lesioni sempre nei confronti dello stesso responsabile. Alla luce di quanto accaduto penso che più di qualcuno dovrebbe chiedere scusa per quanto detto e sostenuto; soprattutto quelli che hanno manifestato solidarietà alla dipendente, pur non essendo presente al momento dei fatti Non mi sono mai macchiato dei reati che volevano attribuirmi sia perché lontani anni luce dalla mia indole e sia perché mai accaduti, così come descritti negli atti di accusa. I fatti accaduti risalgono al 6 novembre del 2014 allorquando nella mia qualità di consigliere comunale mi recai presso l’ufficio tecnico per chiedere al responsabile pro tempore R. L. alcuni chiarimenti sui lavori della strada di Acquasantianni. Poiché tra gli atti in mio possesso vi era uno che non conteneva la dicitura “copia per il consigliere comunale” la signora R. L. pretendeva che io restituissi la copia perché riteneva fosse stata trafugata. Feci cortesemente presente alla responsabile dell’ufficio tecnico che la copia mi era stata data così per cui lei era tenuta solo a dare la spiegazione alle mie osservazioni. Al mio diniego subito chiamava carabinieri e pretendeva che io restassi lì in loro attesa come se fossi stato un ladro.  Feci altresì presente alla dipendente che se avesse avuto il sospetto di un trafugamento sarebbe dovuta andare in caserma ad esporre denuncia ed io sarei andato lì a rispondere ai carabinieri sul possesso del documento. Non era certo lei che poteva impedirmi di uscire dal Comune. Mentre stavo andando via la signora R. L. abbandonava la postazione di ufficio e incominciava ad inseguirmi per tutto il lungo corridoio (quasi 30 metri) per impedirmi di uscire ed arrivata sulla porta di uscita, si mise davanti ad essa tenendo forte nelle sue mani il maniglione antipanico per impedire che io uscissi. Ne venne fuori una colluttazione durante la quale si procurò una lievissima ferita al dito di una mano quando il maniglione della porta si abbassò. All’arrivo dei carabinieri, la signora incominciava a gridare a squarciagola, che le avevo messo le mani addosso senza che le avessi fatto mai niente se non appoggiare la mia mano sul maniglione per cercare di aprire la porta per uscire. Questo sinteticamente quanto accaduto. Da questi fatti sono scaturiti un mio esposto alla Procura della Repubblica per chiedere se nel comportamento della dipendente era ipotizzabile qualche reato nei miei confronti, essendo io un consigliere comunale in carica, che non mi recavo sul Comune per problemi privati o personali ma per tutelare interessi collettivi e due denunce, una per lesioni e l’altra per calunnia da parte della signora R.L. nei miei confronti. Nella prima mi accusava di averla scaraventata e spintonata facendola impattare violentemente con la testa per ben due volte contro la due porte di uscita del Comune, procurandole ferite e contusioni varie e, nella seconda, sosteneva che io l’avevo calunniata perché sostenevo di essere stato quasi sequestrato dal comportamento posto in essere da lei perché non mi voleva fare uscire dal Comune. Fortunatamente la giustizia c’è e nel corso di ben quattro processi di primo e secondo grado è venuta a galla; la verità è venuta fuori con quattro sentenze di assoluzione con formula piena perché il fatto non sussisteva e tutti i testi hanno escluso ogni forma di violenza da parte mia, ma solo il tentativo di uscire fuori dal Comune nel mettere le mani sul maniglione antipanico per cercare di uscire. Inoltre, il contenuto delle sentenze è inequivocabile laddove si legge testualmente “Deve tuttavia osservarsi che il modesto grado di violenza estricata era diretto non già a cagionare lesioni alla persona offesa, bensì a difendere la propria libertà personale messa in pericolo dalla decisione arbitraria di R. L. di tenere Farina in ostaggio nella casa comunale. È indiscutibile che il tecnico comunale giammai avrebbe potuto limitare la libertà di locomozione del consigliere, segregandolo negli uffici comunali fino al sopraggiungere dei carabinieri e soltanto per chiarire le modalità attraverso le quali l’uomo sarebbe venuto in possesso del documento. Ricorono perciò gli estremi della legittima difesa, di cui all’art 52 c.p., avendo Farina dispiegato la propria energia fisica per esservi stato costretto dalla necessità di difendere la propria libertà personale, ingiustamente compressa dal gesto arbitrario della donna. Ricorre anche il rapporto di proporzione tra la difesa e l’offesa, atteso il rango costituzionale del diritto minacciato e le modestissime lesioni procurate alla donna”. Infine, per quanto riguarda la problematica del possesso di un atto sena la dicitura “copia per il consigliere” che ha scatenato tutto il putiferio, lo stesso Pubblico Ministero ha chiesto ed ottenuto l’archiviazione del reato di sottrazione di atti perché il reato era inconfigurabile per carenza dell’elemento oggettivo, atteso che il documento in possesso dell’indagato non costituiva notizia coperta da segreto essendo un atto giuridicamente ostensibile (delibera di giunta) e nessuna manovra sottrattiva era stata riscontrata. C’è da chiedersi quindi il perché di quanto accaduto, dove si voleva arrivare, chi si voleva colpire in modo scorretto e perché. Il risultato finale sembra essere molto chiaro, più che offendere e calunniare altri, sono stato offeso e calunniato per essere stato ingiustamente accusato e rinviato a giudizio per reati mai commessi con grave lesione di immagine e della dignità personale. Le ben quattro sentenze di assoluzione con formula piena mi restituiscono la dignità di un uomo che ha sempre rispettato le leggi e le persone e che può camminare sempre a testa alta. Oggi – chiude Tullio Farina – sono altri a dovere indossare le maschere per la vergogna di ciò che hanno fatto e detto e a camminare a testa bassa, così come peraltro sono abituati. Ringrazio gli avvocati Oreste Campopiano e Loreto Vasile per avermi difeso egregiamente in tutte le udienze. Tullio Farina ex sindaco di Trivento”.

 

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