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sabato, Maggio 11, 2024

Debito con il consorzio industriale Campobasso-Bojano, interviene il gruppo di minoranza “Futuro Trivento”

AttualitàDebito con il consorzio industriale Campobasso-Bojano, interviene il gruppo di minoranza “Futuro Trivento”

Debito con il consorzio industriale Campobasso-Bojano, interviene il gruppo di minoranza “Futuro Trivento”. “Come noto, nella seduta del consiglio comunale dello scorso 29 settembre – scrive il capogruppo Luigi Pavone – la maggioranza ha approvato il piano di riequilibrio finanziario pluriennale che comporterà un aumento delle tasse per i cittadini ed il taglio di alcune spese, tra cui quelle per il personale e quelle per il sociale. È altrettanto noto che il ricorso a questa procedura di riequilibrio finanziario è pressoché interamente dovuto alla grana del decreto ingiuntivo ricevuto dal consorzio, per il periodo che va dal 2002 al 2016. È innegabile che tale situazione si sia generata a causa dell’immobilità politica ed amministrativa (soprattutto della Regione, in quanto organismo di vigilanza del consorzio) che ci è stata rispetto alla attività di questo ente che ha generato debiti spaventosi senza, peraltro, fornire alcun tipo di servizio ai territori dei comuni che ne fanno parte. C’è da dire che l’entità della somma richiesta dal consorzio al Comune di Trivento deriva dal possesso della quota più alta tra i consorziati (oltre il 24%), addirittura più alta di quella della Regione Molise, quota che è stata deliberata dalla prima amministrazione Corallo nel 2001. Sin dal nostro insediamento nel consiglio comunale, abbiamo portato all’attenzione dell’attuale amministrazione la questione del consorzio industriale, ma si è sempre temporeggiato. Sono passati due anni dal ricevimento del decreto ingiuntivo da parte del consorzio (ottobre 2019), e, se la questione fosse stata affrontata in maniera seria, coinvolgendo, come avevamo richiesto, anche la Regione, che più che vigilare si limita a fare nomine, politiche, di commissari (sei dal 2016 fino ad oggi a 15000 euro lordi per sei mesi di incarico), probabilmente si poteva evitare di arrivare a questa situazione. In questi due anni, vani sono stati i nostri tentativi di affrontare di petto la questione, senza attendere passivamente le decisioni della magistratura. Durante il consiglio comunale dello 30 novembre dello scorso anno presentammo una questione pregiudiziale nella quale chiedevamo al sindaco se fosse a conoscenza dell’ordinanza che disponeva la provvisoria esecutività al decreto ingiuntivo, visto che persone esterne all’amministrazione e al consiglio comunale ne avevano data notizia anche attraverso i mezzi di informazione e nonostante l’amministrazione fosse a conoscenza della data dell’udienza, fissata al 20 ottobre, ma in quella sede il sindaco ci rispose che non ne era a conoscenza, pur rimanendo con qualche legittimo dubbio, viste le evidenze che avevamo fornito. Nel consiglio comunale del 7 aprile, il sindaco chiedeva al consiglio comunale, supportato anche dai legali del comune, di dare indirizzo a questi ultimi di giungere ad un accordo conciliativo con il consorzio, che avrebbe portato il Comune a pagare delle somme che non era tenuto pagare, trattandosi di una sentenza provvisoria. Per fortuna, poi, il sindaco si è ravveduto ed ha riconvocato il consiglio solo cinque giorni dopo per annullare la delibera, che era stata votata all’unanimità dalla sua maggioranza, che ratificava l’accordo conciliativo e per procedere con l’attivazione della procedura di riequilibrio finanziario. Praticamente, se qualcuno non avesse fatto ravvedere la maggioranza, allora sì avremmo pagato un debito, senza possibilità di tornare indietro, cosa che, in questo caso, è assai probabile, in quanto, a nostro avviso, ci sono ottime possibilità di vincere la battaglia legale con il consorzio. Più volte abbiamo invitato il sindaco, e in questo noi siamo pronti a stare a fianco dell’amministrazione, ad interpellare la Corte dei conti, oltre che la Regione, ma finora ci sono state fatte solo promesse, prontamente disattese (pensiamo, per esempio, al famoso consiglio monotematico alla presenza dell’Assessore regionale e del presidente della Regione, che non sei mai tenuto). Prendiamo atto con piacere – continua Pavone – del fatto che tra le azioni intraprese dall’amministrazione nel piano di rientro, è presente la rinuncia all’indennità di funzione per tutta la durata del piano, quindi fino al 2030, come annunciato, in tutte le salse, dal sindaco ai cittadini con messaggi strappalacrime. Sicuramente un atto dovuto, considerata la situazione, anche se trattasi di una decisione politica importante, che interesserà anche le amministrazioni che seguiranno. Ci auguriamo solo che questa sia stata solo una scelta dovuta e di buon senso e non una manovra politica per riabilitare questa amministrazione agli occhi dei cittadini, dopo una fallimentare attività amministrativa, almeno fino ad oggi. Sicuramente questa scelta influenzerà in qualche modo il futuro politico e amministrativo di questo paese, precludendo, soprattutto ai giovani, la possibilità di impegnarsi politicamente, mentre qualcuno fra qualche anno si ritroverà in altre sedi istituzionali oppure in riva al mare a godersi la pensione. Con un pizzico di ironia, potremmo dire che al dr. Corallo piace lasciare il segno. Adesso è necessario innanzitutto accertare le responsabilità della gestione fallimentare del consorzio, percorrendo tutte le strade possibili e non aspettando l’esito della causa giudiziaria, individuando i responsabili, perché non possono e non devono essere i cittadini, come sempre, a pagare. Si inizino ad individuare altre forme di recupero delle somme da accantonare per alleggerire il carico tributario sui cittadini, per esempio partecipando a progetti europei, recuperando fondi sul personale, che è rendicontabile in questi progetti, oppure attraverso le sanzioni amministrative, che, oltre che a rimpinguare le casse comunali, potrebbero contribuire ad avere un paese più rispettoso delle regole e più accogliente. La battaglia del consorzio non deve essere solo una battaglia legale, ma soprattutto politica e quindi è necessario portarla avanti con forza, coinvolgendo chi, politicamente, ha influenza sul consorzio e quindi la Regione Molise. In tal senso, attendiamo di conoscere quanto di concreto ci sia nel finanziamento di circa 2 milioni di Euro promesso dalla Regione con delibera di giunta n. 26 del 11/02/2021 con cui la giunta regionale revoca la delibera di giunta n.16 del 20 Gennaio 2017, che istituiva il fondo rotativo di progettazione per gli interventi infrastrutturali per un importo pari a 5 milioni di Euro, e propone di riprogrammare queste risorse per finanziare alcuni interventi, tra cui quello sull’area industriale di Piana d’Ischia per un importo di 2.037.450 Euro. Tale atto, infatti, deve essere vagliato dalla Agenzia di Coesione che dovrà dare l’ok sulla riprogrammazione di questi fondi. Tra le altre cose, anche in questo caso, a seguito di un incontro che avemmo con gli imprenditori di Piana d’Ischia due anni fa sollecitammo il sindaco ad incalzare la Regione per attuare questi interventi infrastrutturali che sono stati promessi già da qualche anno. Infine, è necessario che l’amministrazione comunale decida una volta per tutte quale sarà il futuro di Trivento all’interno del consorzio, se vuole rimanerci o uscirne. È dei giorni scorsi, infatti, la determina n. 116 con cui il Comune effettua il pagamento della quota di adesione al consorzio per gli anni 2020 e 2021. Noi siamo fermamente convinti che un ente come il consorzio non possa gestire l’area industriale di Trivento, abbiamo più volte chiesto al consorzio una stima dei costi sostenuti per la gestione dell’area di Trivento, per avere un’idea dei costi che la sua gestione comporta, visto che ci è stato sempre detto che il comune non può gestire l’area, ma non abbiamo mai ricevuto risposta. Si inizi, allora, a fare una stima degli interventi necessari e del costo di gestione dell’area e, in parallelo, si elabori un pian
o industriale che preveda la gestione dell’area P.I.P. da parte del Comune e il rilancio della nostra zona industriale, in modo che possa rappresentare il volano dello sviluppo di Trivento nei prossimi anni. Abbiamo già visto sulla nostra pelle che attendere che qualcosa succeda senza agire porta solo a conseguenze disastrose, specialmente per questo specifico caso. Abbiamo offerto ed offriamo – chiude Pavone – tutta la nostra collaborazione all’amministrazione per uscire al più presto da questa situazione e per iniziare a lavorare ad un futuro serio e duraturo per l’area industriale di Piana d’Ischia, anche coinvolgendo i sindaci e i territori limitrofi che potrebbero beneficiare dello sviluppo dell’area”.

 

 

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