6.6 C
Campobasso
venerdì, Aprile 19, 2024

Dal bipartitismo imperfetto alla democrazia oligarchica

EditorialiDal bipartitismo imperfetto alla democrazia oligarchica

di Paolo Frascatore

C’è da riflettere sulla teoria di Gianfranco Pasquino secondo la quale la democrazia dell’alternanza esige necessariamente la realtà di solo due poli politici: destra e sinistra alle quali si aggrega di volta in volta un centro diviso tra conservatori e progressisti.

Paolo Frascatore

Alla fine degli anni Sessanta, un altro illustre politologo, Giorgio Galli, dava alle stampe un libro dal significativo titolo “Il bipartitismo imperfetto”. Si trattava di uno studio sul sistema politico italiano anomalo o, come amava dire Moro, bloccato nel senso che due partiti (DC e PCI) raccoglievano l’ottanta per cento dei consensi, ma poi si verificava l’impossibilità di una alternativa (perciò bipartitismo imperfetto) tra gli stessi due partiti per la guida del Paese.

La cosiddetta prima Repubblica è stata caratterizzata da questa conventio ad excludendum nei confronti del PCI, condannato a svolgere sempre il ruolo di opposizione.

Con la fine del comunismo, il rinnovamento dei partiti politici e la quasi scomparsa dei filoni culturali ideologici che avevano contraddistinto quasi tutto il corso del Secolo breve, non pochi politologi di area laica (Pasquino, Galli della Loggia, Panebianco), spinti anche dalle non trascurabili vicende ti tangentopoli, posero l’attenzione su una sorta di quasi guerra di liberazione dal sistema di potere incarnato dalla Democrazia Cristiana. Il presupposto per liberarsi del partito di ispirazione cristiana era il cambio della legge elettorale: dal proporzionale al maggioritario. E chi se non un democristiano poteva essere il paladino di questo passaggio referendario? Mario Segni conquistò in quei mesi popolarità e consenso tanto da fondare un nuovo partito (il Patto per l’Italia al quale aderì la stessa Democrazia Cristiana alle politiche del 1994), ma non intuì che proprio il referendum che decise frettolosamente il cambio di legge elettorale polarizzava gli schieramenti a destra e a sinistra, facendo venir meno quella funzione essenziale del centro politico come equilibratore del sistema politico e democratico.

Da allora molte cose sono cambiate: la rivoluzione tecnologica ancora in atto sta mettendo in luce soprattutto che un’epoca si è chiusa e se ne apre un’altra dai contorni ancora indefiniti, ma comunque inneggianti alla globalizzazione.

Quest’ultima (a seconda dei punti di vista) sarà l’amico con cui viaggiare o il nemico da combattere.

Certo è che, però, questa globalizzazione se da un lato apre spunti di riflessione etico-religiosi che portano alla fratellanza tra i popoli, dall’altro rappresenta un pericolo non indifferente sul piano strettamente economico. Infatti, la globalizzazione economica si sta sempre più affermando come una forte spinta alla concentrazione del capitale in pochissime mani, con la conseguente creazione di sempre più estese sacche di povertà.

Tutto questo sta condizionando la stessa politica: la tendenza è quella di poter liquidare in fretta gli organi politici rappresentativi del popolo, di ridurre al minimo la partecipazione democratica, una minoranza scelta oculatamente decide per tutti (Movimento 5 Stelle).

Per questi motivi non è peregrino affermare che siamo passati dal bipartitismo imperfetto alla democrazia oligarchica.

Ultime Notizie