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venerdì, Marzo 29, 2024

Attacchi sui social: La Selva risponde

AttualitàAttacchi sui social: La Selva risponde

In questi giorni sul social è stato fatto un attacco pubblico nei confronti della neo Presidente della Commissione per la Parità e le Pari Opportunità della Regione Molise, nonché presidente dell’associazione, che tutela le donne vittime di violenza, Liberaluna Onlus: Cavaliere della Repubblica, proprio per gli aiuti mossi nei confronti delle donne vittime di violenza: Maria Grazia La Selva, accusandola di razzismo ed altro. “Sono basita per la strumentalizzazione che donne che si occupano di ridare dignità alle donne vittime di violenza hanno fatto, di quanto da me affermato durante la trasmissione “Conto alla rovescia”, a cui ho partecipato pochi giorni fa. -afferma la Dott.ssa La Selva- Pensavo non fosse necessario fare le precisazioni che andrò a fare, ma chi non ha mai subito violenza nella sua vita e chi ne parla senza dare ascolto a tutte quelle donne che ancora oggi non denunciano proprio perché hanno paura di non ricevere adeguato sostegno, ha bisogno che io le faccia”.

Quali sono state le accuse mosse verso di lei? Cosa si sente di rispondere a tal proposito? “Sono stata accusata di aver attaccato la Convenzione di Istanbul che fonda i principi di azione alla prevenzione e al contrasto della violenza, ma forse l’art. 23 “creazione di rifugi adeguati facilmente accessibili per offrire un alloggio sicuro alle vittime e in particolare le donne e i loro bambini e per aiutarle in modo proattivo” non è stato sempre ben interpretato , mi sembra di aver detto che il CAV di cui sono la responsabile adotti questo tipo di strumento, dicendomi contraria a quelle case rifugio che tolgono dignità sociale ed economica alle donne che  in un momento così difficile, sono costrette a lasciare le proprie case con i propri figli e condividere la loro quotidianità ed intimità con altre donne, di altre culture, ovvero pensieri, tradizioni, religioni e abitudini diverse e a volte in contrasto. Io da donna, ho specificato che per me non vorrei questo, anche perché immagino quanto possa essere difficile la convivenza in generale, nel particolare caso lo so per certo perché ho raccolto i racconti di tante donne vittime di violenza. Ogni essere umano ha diritto di sentirsi libero e di vivere come la maggior parte noi vive, ovvero con i propri cari, con le persone che amiamo e mi sembra che  le persone che mi hanno attaccata non vivano in alloggi condivisi con estranei! Aggiungo che darmi della razzista è stato alquanto azzardato in quanto ogni giorno condivido parte della mia esistenza con persone di altre nazioni e chi ancora oggi usa questo termine improprio dimentica che la razza è una, quella umana, ed io da 7 anni, gratuitamente, metto a disposizione il mio tempo a tutte quelle donne che si rivolgono al Centro di cui sono la responsabile, senza distinzioni e discriminazioni di alcun tipo. Capisco che riuscire a dare un alloggio protetto a queste donne, che sia dignitoso e che sia accogliente anche per i loro figli, sradicati dal loro ambiente, sia difficile, ma non è impossibile. Pertanto io ribadisco che sono contro quelle case rifugio mal gestite e aggiungo che ci sono regioni dove la case rifugio sono villette bifamiliari e mini appartamenti con spazi comuni riservati per momenti di condivisione proattiva per le donne ed i propri figli. Mi meraviglia inoltre sapere ormai da anni che proprio nella nostra regione esista una casa rifugio all’interno di un condominio conosciutissimo e sapere che due  Centri Antiviolenza non rispettano il requisito della privacy e soprattutto sono accessibili ai maltrattanti. Io rispetto la conferenza stato regioni e la Convenzione di Istanbul.

Concludo, in qualità di Presidente della Commissione per la Parità e le Pari Opportunità della regione Molise, ruolo che mi impegna, da circa due mesi e che utilizzerò affinché i Centri antiviolenza e le Case rifugio rispettino realmente nei fatti le prescrizioni della Conferenza Stato Regioni del 2014 e della Convenzione di Istanbul, avendo conoscenza del territorio dove le donne non sempre vengono ricevute nella privacy e in luoghi dove non è consentito l’accesso ai maltrattanti e insieme a tutta la commissione lavoreremo per promuovere in partenariato con altri soggetti il lavoro delle donne. Le  donne, compresa  che mi hanno aggredita hanno utilizzando un ruolo istituzionale che ricopro ma che non mi da diritto di entrare così da vicino nel merito della violenza sulle donne come me lo da la conoscenza diretta del fenomeno da responsabile di un Centro Antiviolenza. Ho ricevuto consensi, soprattutto da donne straniere e specificarlo mi crea imbarazzo, tanto da portare la signora Oria Gargano ad eliminare o limitare le sue affermazioni ad un gruppo social ristretto, gesto alquanto ambiguo e poco corretto. Si è alzato un polverone solo perché pretendo di dare alle donne vittime di violenza  lo stesso agio che ognuno di noi al diritto di avere? O perché ho detto che queste donne prendono meno degli stranieri e pertanto parliamo tanto di accoglienza ma in entrambi i casi vogliamo far vivere queste persone con 2/3 euro al giorno? Non credo sia per questo, ma chi conosce quanto la violenza sia per alcuni diventato un business o un bacino di voti, sa.

S.L.

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