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sabato, Aprile 20, 2024

Agnone: scompare Padre Fulgenzio De Marco, primo cappellano dell’Ospedale Caracciolo

AgnoneAgnone: scompare Padre Fulgenzio De Marco, primo cappellano dell'Ospedale Caracciolo

La comunità agnonese piange per la scomparsa di Padre Fulgenzio De Marco, frate cappuccino che nella sua vita ha dedicato molto tempo per l’Ospedale San Francesco Caracciolo.

De Marco, infatti, fu il primo cappellano effettivo del plesso ospedaliero agnonese. Proprio grazie a lui, al Caracciolo, nacquero gli spazi dedicati alla preghiera. Don Francesco Martino, tramite un post su Facebook, ha voluto rivolgere al Padre scomparso un saluto commosso:

Sabato Santo 3 aprile 2021, nella Notte di Pasqua, è venuto a mancare Padre Fulgenzio de Marco, al secolo Domenico De Marco, nato a Campolieto (CB) nel 1935, frate cappuccino, che ha operato ad Agnone dal 1966 al 1969 e dal 1981 al 2006. Scrivere di Padre Fulgenzio, per un ragazzo che fin da piccolo è stato praticamente da lui cresciuto e seguito, è impresa ardua, dato l’affetto profondo che ci ha sempre legati. Dire che è stata una figura bellissima, luminosa, straordinaria, può apparire banale, ma è la pura verità. Dirò di lui con gratitudine infinita, solo alcune, brevi e fondamentali note. Innanzitutto, è stato il primo vero, unico, ed effettivo Cappellano dell’ospedale di Agnone, colui che, per primo, ha vissuto ed esercitato con passione e dedizione totale, con il suo cuore generosissimo e disponibile, questa missione, restando per me un esempio indimenticabile e che ha segnato tutta la mia vita e la mia vocazione per i malati e i sofferenti. Prima di lui in Ospedale non esisteva nemmeno la Cappella Ospedaliera, né l’ufficio del Cappellano : se oggi posso celebrare in una bellissima e funzionale cappella ospedaliera, affrescata con l’ultima cena, e con l’immagine di San Francesco Caracciolo, posso godere di un ufficio, è grazie a lui, che con il suo modo di fare discreto, generoso, altamente umano, con la grande capacità di costruire ed intessere rapporti di vera fraternità, con la sua grande capacità di ascoltare le persone, di farsi prossimo e vicino a tutti, di saper piangere con chi era nel pianto, di gioire con chi era nella gioia, di dare coraggio a chi era nella disperazione, di amare con cuore limpido di un bambino tutti, nel farsi tutto a tutti, cercando di aiutare il maggior numero mi ha lasciato questo in dono con tutto il suo esempio. Lui mi volle già nel 1986, al primo anno in seminario, con lui in Ospedale, e mi ha formato, mi ha fatto crescere, mi ha educato al rapporto con i malati e i sofferenti, e alla pastorale ospedaliera.

 

Mi si portava dappertutto : ai Convegni dei Cappellani nazionali, ai convegni dei Cappellani Cappuccini, agli esercizi spirituali con i frati a Manfredonia, nelle sue uscite, nelle sue predicazioni, e io ho potuto imparare da lui. Ma soprattutto, aveva un cuore grande, e non respingeva mai nessuno, e accoglieva tutti, cercando in ogni modo di aiutare tutti: e lui aveva un rapporto profondo, vero e sincero, con la famiglia Patricello da quando erano approdati a Venafro, attraverso il quale ha generosamente cercato di aiutare tante, tantissime persone per il lavoro, molte veramente bisognose. Lui coltivava questi rapporti non per sé, ma per aiutare chi ne aveva bisogno. Qualcuno, e questo dovrà risponderne con la sua coscienza, ne ha approfittato, ma nel Padre c’era solo la volontà di far del bene, perché era molto sensibile e sentiva il dolore e la sofferenza delle persone in difficoltà. Un cuore semplice, umile, come un bambino che si affida a sua Madre e al Padre Celeste: questo è – non era – Padre Fulgenzio. Che, nonostante i suoi dolori e le sue sofferenze, sapeva scherzare, sdrammatizzare, fare delle battute a cui anche con S.E.R. Mons. Santucci, che passava per burbero, non riusciva a trattenersi dal sorridere. Una grande amicizia ventennale, tra il nostro Vescovo e lui, che poi è continuata e durata nelle senescenza a San Giovanni Rotondo.

 

Per non dire che lui, mansionario del Capitolo Cattedrale di Trivento, era il frate sentito più fratello da tutti i preti del Presbiterio di Trivento, uno di loro, per intenderci, e non un frate qualsiasi, a cui volevano veramente bene. Due le immagini ultime più belle: l’anniversario, celebrato nella nuova Chiesa di Maria SS. di Costantinopoli per i suoi 50 anni di sacerdozio, con la concelebrazione presieduta dal nostro Vescovo Emerito, S.E.R. Mons. Santucci, e con la partecipazione di tutto il clero della Forania, dell’Unitalsi, dell’Ospedale, delle Parrocchie della zona, e quella dell’ultima messa con lui e con Mons. Santucci con tutti i preti di Trivento, il 19 giugno 2018 nell’infermeria Francescana a San Giovanni Rotondo. Grazie, padre, per tutto il tuo amore, per tutto il tuo esempio, e per tutto per quello che hai fatto per i tanti figli di questa terra. Un ultima preghiera: veglia dal cielo su di noi e su questo Ospedale che anche tu hai reso un tempo ad essere un Grande Ospedale, salvalo, per i tuoi figli a cui sempre hai avuto bene, dalla chiusura!

 

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