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giovedì, Aprile 25, 2024

Sfiducia, finisce 11 a 10: il Consiglio regionale conferma il sostegno a Toma

AperturaSfiducia, finisce 11 a 10: il Consiglio regionale conferma il sostegno a Toma

Il giorno dopo l’11 a 10 che ha chiuso un lunghissimo pomeriggio dedicato alla mozione di sfiducia a carico del presidente della regione Donato Toma, non si placano le scosse di assestamento di quello che è stato un terremoto politico che ha messo la maggioranza di centrodestra sul punto di una rottura definitiva, di una chiusura anticipata della legislatura e di un ritorno alle urne. A rimettere tutto in sicurezza ci hanno pensato gli undici fedelissimi che si sono stretti attorno al governatore, i dieci che in origine erano già dalla sua parte ai quali si è aggiunta, come noto alle cronache politiche, Filomena Calenda il cui ritorno ritorno nella maggioranza nella veste di assessore al Lavoro e alle politiche sociali ha generato polemiche roventi.

La seduta si è aperta con un fuoco incrociato delle opposizioni. Ad aprire l’assedio alla maggioranza sono stati Andrea Greco, primo firmatario della mozione, seguito da Micaela Fanelli del PD. Entrambi hanno focalizzato il senso della mozione in quello che a loro dire è il fallimento complessivo della gestione pandemica, una debacle a larga scala che investe strutture, procedure, vaccini, scelte politiche – come ha detto anche il segretario regionale del PD, Facciolla – che sono tutte riconducibili al Presidente della Regione.

Di parere diametralmente opposto le tesi di maggioranza. Vincenzo Niro, autore di un intervento ampio e chirurgico che ha ricostruito gli ultimi venti anni di storia politica Molisana ha insistito più di altri su un tema: la responsabilità dello Stato della gestione sanitaria molisana, espressa per il tramite dei commissari nominati da 14 anni a questa parte. Andiamo a Roma tutti insieme, ha detto, compresa la rappresentanza parlamentare, chiediamo la cancellazione del debito di oltre 600 milioni e riappropriamoci del governo della Sanità. Quintino Pallante, di Fratelli d’Italia, è stato protagonista di un intervento marcatamente politico nel quale ha sottolineato il dovere di fedeltà degli eletti al mandato ricevuto dagli elettori, censurando quindi la diaspora nel centrodestra e richiamando i dissenzienti a mantenere le proprie iniziative politiche nell’ambito dei rapporti interni al centrodestra. Insomma, l’alleanza di Iorio e Romagnuolo con PD e 5 Stelle è una scelta da correggere e ricondurre al quadro politico nazionale a cui Fratelli d’Italia fa riferimento.

Ha parlato Filomena Calenda la quale, pur non rinnegando le critiche precedentemente espresse verso il governo regionale, ha motivato il proprio cambio di rotta come un viatico per la correzione degli errori si qui compiuti.

Vincenzo Cotugno ha parlato della inopportunità di una crisi al buio in piena pandemia. Non è il tempo della sfiducia, ha detto, ma quello della responsabilità.

Durissimo l’intervento di Nicola Cavaliere che ha accusato l’opposizione, specie quella pentastellata, di fomentare la piazza.

Donato Toma, come da prassi, ha parlato per ultimo bollando l’iniziativa della minoranza come una strumentalizzazione a fini politici di un momento drammatico come quello che stiamo attraversando. Da parte sua ha confermato la coerenza delle scelte effettuate, sottolineando ancora una volta a condizione di debolezza della sanità molisana, condizionata dal commissariamento.

Alla fine il voto ha dato ragione alla maggioranza. Il risultato di 11 a 10, tuttavia, è un dato che non lascia tranquilli sotto l’aspetto politico e che impone al centrodestra di ritrovare le ragioni di una unità che, indubbiamente, si è rotta.

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