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venerdì, Aprile 19, 2024

Mozione di sfiducia a Toma, ci sono 11 firme: anche quelle di Calenda, Iorio e Romagnuolo. Intanto anche il subcommissario Grossi si dimette

AperturaMozione di sfiducia a Toma, ci sono 11 firme: anche quelle di Calenda, Iorio e Romagnuolo. Intanto anche il subcommissario Grossi si dimette

Tutto in poco più di un paio d’ore. Un emendamento che sembrava un sasso in una scarpa, presentato da tre esponenti della maggioranza, Iorio, Romagnuolo e Calenda, ha invece avuto l’effetto della palla di neve che precipita a valle e diventa una valanga.
Ora, sulla scrivania del presidente del consiglio regionale c’è la mozione di sfiducia al presidente Toma e alla sua giunta. In un primo momento sottoscritta dai sei cinque stelle e dai due dem. Ancora lontana dagli undici voti necessari a provocare la caduta del governo e la fine anticipata della legislatura.
Ma in pochi minuti, durante il dibattito della mattina, lo scenario è cambiato all’improvviso.
A provocare la valanga ci ha pensato il capogruppo 5 stelle, Andrea Greco che ha colto al volo l’opportunità che gli ha offerto Filomena Calenda. L’ex leghista, oggi vicepresidente del Consiglio, ha attaccato Toma a testa bassa e ribadito la ferma volontà di votare la richiesta di azzeramento dei vertici dell’Asrem, artefici a suo dire, della gestione disastrosa della pandemia. Un intervento che ha fatto seguito a quello altrettanto critico dell’ex governatore Iorio.
A quel punto, Greco ha in pratica portato allo scoperto le crepe che da tempo sono aperte nella maggioranza, ma che con mani di intonaco sono state di volta in volta coperte. L’esponente dei 5 stelle ha sfidato i promotori dell’emendamento a sottoscrivere e votare la sfiducia a Toma. “Il mio e altri sette voti sono già sul tavolo –  ha spiegato – argomentando che i primi responsabili della situazione che il Molise sta vivendo sono il presidente Toma e la sua giunta”.

A quel punto sono arrivate anche la nona e la decima firma alla mozione, quelle di Aida Romagnuolo e Filomena Calenda. Iorio, in diretta nel telegionale a Telemolise ha confermato anche la sua
A questo punto, ha detto il segretario del Pd Facciolla, sarebbe opportuno che Toma si dimetta prima di essere sfiduciato.
Sono tranquillo, ha dichiarato a sua volta il governatore che in mattinata a Roma ha incontrato il ministro per i rapporti con le regioni, Maria Stella Gelmini per parlare del caso Molise, con il commissario dimissionario e le dimissioni arrivate anche queste in una giornata turbolenta del suo vice Ida Grossi.
Tutto torna in discussione e le diplomazie sono già al lavoro per cercare di evitare quello che per il centrodestra sarebbe un disastro politico. La mozione dovrà essere discussa fra due settimane in Consiglio regionale. Il tempo gioca a favore di una ricomposizione che, sono le prime voci che circolano in queste ore, potrebbe passare dal posto in giunta occupato da un esterno. Quel Michele Marone, che già qualche mese fa aveva chiuso una falla aperta nella maggioranza. Non aver nominato un eletto, come tutti i consiglieri avevano chiesto a Toma, ha solo nascosto la crepa. Per continuare a galleggiare fino al 2023, scadenza naturale del mandato, il governatore dovrà trovare una soluzione diversa. E l’assenza di una componente femminile nel suo esecutivo potrebbe essere la sua salvezza e quella del suo governo.

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