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venerdì, Aprile 19, 2024

Verso nuove frontiere

EditorialiVerso nuove frontiere

di Paolo Frascatore

Molti si interrogano in questo tempo dominato da una crisi economica, sanitaria, culturale e politica, quale sarà il destino dell’umanità nel prossimo futuro.

Il mondo, pur alle prese con questa pandemia che sta facendo vittime in ogni angolo della terra, deve comunque marciare in una direzione nuova.

Paolo Frascatore

Il capitalismo, e con esso il liberismo che lo ha generato, sono in una crisi irreversibile: corrosi giorno dopo giorno al loro interno da pseudo valori che credevano essere eterni ed immutabili.

Il denaro, la speculazione finanziaria, la mercificazione del lavoro e della persona hanno ormai raggiunto il limite della sopportabilità e della dignità civili.

Aldo Moro diceva “la persona prima di tutto”. Vi è in questo concetto un immenso patrimonio di valori che proprio il neo liberismo pensava di aver seppellito definitivamente attraverso la “cultura” dell’individualismo, della concorrenza senza regole, dello sfruttamento incontrollato della natura, dell’inquinamento dell’agricoltura e dei relativi beni prodotti, del denaro come fine e non come strumento di vita dignitosa per tutti, ossia dell’economia prima di tutto.

Il grado di ricchezza di un Paese non si misura più sulla quantità di beni e servizi prodotti, ma dalla finanza, dalle borse e si è forti a livello mondiale se queste ultime chiudono in rialzo.

Certo, si tratta di temi impegnativi, sottili, profondi, ma danno il senso e la misura di una crisi planetaria che ormai non è più solo economica, ma anche sanitaria.

La persona umana è stata relegata a semplice strumento al servizio dello Stato e dell’economia. La crisi attuale è racchiusa proprio in questo degrado.

Ecco che, allora, il concetto moroteo di persona assume oggi uno straordinario valore di riferimento che pone l’umanità ad un bivio: continuare a vivere questa crisi e la conseguente decadenza generale, oppure avere il coraggio di mettere in discussione l’attuale modello per incamminarsi verso nuove frontiere.

La fase attuale è di transizione: l’umanità dovrà trovare nuovi modelli di vita, di lavoro, di società, di politica, di economia che si ispirino proprio all’intuizione morotea di persona umana, ossia prima di tutto.

Sarà importante in questo percorso il compito della politica che dovrà ripensarsi attraverso una classe dirigente all’altezza di questa grande sfida, ma soprattutto competente ed onesta, che rifiuti l’impegno politico come carriera e come mezzo di arricchimento personale.

Le premesse per un salto qualitativo e valoriale ci sono tutte. Occorrerà il coraggio di essere autentici, umani, attraverso la proposizione di nuove idee che rispecchino il senso di questa vita per spenderla in funzione dell’altro, del diverso, dell’emarginato e per bandire la falsa cultura dell’odio in funzione di quella dell’amore.

Vincerà questa sfida chi saprà rapportarsi con l’altro, con popoli diversi attraverso la cultura dell’ascolto e della consapevolezza che, ormai, un ciclo si è concluso e bisogna necessariamente aprirne un altro che sappia rimettere al centro di ogni iniziativa la persona umana, come ci ha insegnato Aldo Moro.

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