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martedì, Aprile 16, 2024

Draghi-Gulliver nel paese di Lilliput

AttualitàDraghi-Gulliver nel paese di Lilliput


Di Angelo Persichilli
“Un gigante dell’Europa si prepara a guidare il governo italiano di unità nazionale” ha scritto il New York Times commentando l’annuncio della formazione del governo di Mario Draghi. Concordo in pieno con questa valutazione ma spero che il gigante italiano non faccia la fine di Gulliver nel suo viaggio tra i nani di Lilliput nel famoso romanzo di Jonathan Swift.
Non so se questo governo riuscirà a risolvere i problemi italiani e, considerando i precedenti in Italia, il pessimismo è d’obbligo, ma credo che un elemento che incoraggia tale pessimismo sia proprio questo atteggiamento disfattista figlio della puerile convinzione che chi appoggia è colluso e/o imbecille e chi critica è informato e intelligente.
Dipende da quale parrocchia giunge la critica ma i più bersagliati tra i Lillipuziani sono Luigi Di Maio, Renato Brunetta e Mara Carfagna.
Cominciamo da quest’ultima. Si è degnato qualche denigratore seriale a dare uno sguardo al curriculum di questa donna? Certo, ha fatto la soubrette e valletta televisiva. E allora? In parlamento possono entrare tutti, di qualsiasi professione (non dimentichiamoci di Cicciolina) fuorché le ex presentatrici televisive? Tra l’altro la Carfagna ha svolto anche altre attività professionali ed è laureata in legge. Certo, una laurea in giurisprudenza non ti qualifica automaticamente come parlamentare, come avere lavorato nel mondo dello spettacolo e avere un aspetto fisico da fotomodella non è una discriminante. Contano i risultati e quello che ha fatto la Carfagna da ministro nel passato rientra nella media nazionale di coloro che in Italia hanno ricoperto tale ruolo, senza lode e senza infamia, come tanti altri colleghi maschi. Accanirsi contro di lei solo perché in molti non sanno andare oltre la battuta sessista da bar-sport non mi sembra il massimo della critica politica.
E prima di parlare dell’aspetto fisico di Renato Brunetta, diamo uno sguardo al suo pedigree professionale. Lasciamo stare il numero delle lauree conseguite, anche perché un titolo di studio non garantisce l’intelligenza di una persona, e diamo uno sguardo a quello professionale. Ha fatto il consigliere economico di tre primi ministri italiani a partire da Craxi, insegnante universitario di economia del lavoro ed è stato anche vicepresidente del comitato Lavoro e Affari Sociali della prestigiosa organizzazione internazionale per la Cooperazione e Sviluppo Economico (OECD) con sede a Parigi. Questo non significa che sia stato un buon ministro ma, ovviamente, i più ‘intelligenti’ si limitano a fare, come nel caso della Carfagna, battute stupide sul suo aspetto fisico; lei è molto bella e lui è troppo basso. Fate pure, ma cosa centra con la politica?
Non vi piace il loro pensiero politico? Giusto criticarlo, ma prima documentatelo non misurando la loro statura o la taglia del reggiseno.
Va bene, le lauree e i titoli di studio non contano e non devono contare per Brunetta e Carfagna, ma poi perché si attacca Luigi Di Maio che è stato un fuori corso che vendeva bibite allo stadio?
Certo, non è Giulio Andreotti o Carlo Sforza, ma cosa significa? Le uniche critiche che ho sentito è che non ha un titolo di studio e che ha venduto bibite allo stadio. C’è qualcuno che vuole parlare della sua politica estera e farne una critica seria e documentata? Ovviamente no perché per fare questo ci vuole tempo, ricerca, intelligenza e serietà: meglio parlare della vendita delle bibite, dell’avvenenza della Carfagna e della statura di Brunetta.
Sia ben chiaro che non sono contrario alla critica, tutt’altro. Una società senza critica è piatta, sciapa e non cresce; un governo senza opposizione si chiama dittatura.
Ma non bisogna confondere la critica costruttiva, il desiderio di confrontarsi per migliorarsi, col chiacchiericcio da dopo-partita. Mi chiedeva un amico qualche giorno perché si critica molto e si apprezza poco? Credo che la risposta sia relativamente semplice: per criticare basta uno sguardo superficiale e si sparano sentenze; per difendere invece bisogna informarsi, documentarsi prima e parlare poi. Di solito chi difende è più informato di chi critica.

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