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venerdì, Aprile 26, 2024

La geografia mafiosa in Basso Molise

EditorialiLa geografia mafiosa in Basso Molise

Mappatura territorio costiero a cura dell’Osservatorio Antimafia del Molise.

La prima Relazione sulle infiltrazioni mafiose in Molise a cura dell’Osservatorio Antimafia (cfr. http://osservatorioantimafiamolise.mozello.it/notizie)  evidenziò, già nel 2019, l’esistenza di materiale sufficiente per tracciare una possibile mappatura piuttosto aggiornata della criminalità organizzata sul territorio, degli interessi, delle alleanze e delle contrapposizioni tra i clan, sulla scorta dell’attività di analisi dei fatti delittuosi accaduti e delle operazioni di polizia giudiziaria condotte nel periodo in esame.

In questo tipo di screening abbiamo analizzato e unificato i dati giudiziari e quelli informativi relativi al territorio del circondario di Larino e del distretto di Campobasso, nello specifico, quelli ricadenti nella competenza della procura della Repubblica e del Tribunale di Larino e della DDA presso il Tribunale di Campobasso (cfr. https://webstat.giustizia.it). Il lavoro contiene anche un flash sulle connessioni tra mafie e traffico di rifiuti pericolosi. Nel territorio costiero (Campomarino, Termoli, Petacciato, Montenero di Bisaccia) si conferma la generale tendenza, alla coesistenza di operatività di diverse cosche mafiose pugliesi (mafia foggiana, garganica, sanseverese) dedite soprattutto al traffico e allo spaccio di stupefacenti, alla prostituzione, alle estorsioni e al caporalato. Nell’area si registra l’attivismo di contigui sia al clan Moretti-Pellegrino-Lancia, una delle componenti della Società Foggiana, sia al clan Nardino-La Piccirella operante nella zona di San Severo. I primi hanno interessi comuni con i clan albanesi e nigeriani, mentre i secondi rappresentano un’articolazione della compagine dedita principalmente allo spaccio e alla prostituzione. A tal proposito è necessario ricordare la presenza proprio della mafia foggiana dietro gli agguati alla Molisana Trasporti per chiedere il pizzo e le estorsioni e per lavorare con l’eolico. Il nome di spicco di questa inchiesta che si lega al Molise è quello di Cristoforo Aghilar, di Ortonova in provincia di Foggia, in carcere per omicidio pluriaggravato. Per tutti i reati la Direzione Distrettuale Antimafia di Bari contesta l’aggravante dell’art. 416 bis, vale a dire l’aver favorito un’associazione di stampo mafioso, nello specifico la mafia foggiana.  Degno di menzione è anche il sequestro di beni riconducibili ad imprenditori in odore di mafia. In Molise finora sono state sequestrate e confiscate alla mafia oltre trenta aziende nell’ambito di indagini in materia di criminalità organizzata.

Ci sono anche tre terreni con impianti eolici a Civitacampomarano, tra i beni sequestrati nell’ambito di una operazione condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Campobasso. I beni apparterrebbero  a un imprenditore ritenuto vicino a Cosa Nostra siciliana.  Il territorio basso molisano appare suddiviso in zone di influenza delle diverse consorterie secondo ripartizioni consolidate e frutto anche di accordi tra cosche. In particolare: A) la Camorra preferisce: 1) Ristorazione, 2) Commercio di prodotti alimentari, 3) Smaltimento rifiuti tossici. Si è già infiltrata nella zona del litorale molisano ed ha darne prova vi sono gli innumerevoli siti con rifiuti tossici in basso Molise. B) La Ndrangheta preferisce: 1) Edilizia, parchi eolici, intermediazione immobiliare e commercio (ad es. vitivinicolo e ortofrutticolo). Estende la sua influenza un po’ su tutto il territorio molisano in modo particolare in basso Molise. C) le Mafie pugliesi preferiscono: 1) Le attività connesse alla droga, prostituzione, immobiliari, costruzioni, commercio all’ingrosso e al dettaglio, manifatturiero, ristoranti e bar, agricolo (vitivinicolo), appalti pubblici e stabilimenti balneari. Predilige le zone confinanti come Campomarino e Termoli e quelle costiere sull’adriatico molisano. Nel corso della nostra analisi abbiamo potuto notare come le cosche mafiose riuscissero a condizionare le attività economiche del territorio, con intimidazioni nei confronti di agricoltori, artigiani nonché produttori e commercianti locali. Da segnalare a conforto del nostro assunto, l’estorsione di denaro al proprietario di un noto ristorante pizzeria di Campomarino distrutto dall’esplosione di una bomba che ha provocato ingenti danni e dal quale tre uomini appartenenti a clan mafiosi sanseveresi avevano preteso il pizzo. Si conferma, per la costa molisana, il forte interesse della criminalità organizzata per il traffico e lo spaccio di stupefacenti. La rilevante dimensione del traffico ha trovato poi conferma nelle attività di sequestro, soprattutto di cocaina, hashish e marijuana. Nelle zone del “Basso Molise”, anche per evidenti ragioni di prossimità geografica, è ormai comprovata la presenza di ramificazioni dei gruppi camorristici come acclarato dalle vicende giudiziarie più note (cfr. Guglionesi II). A pochissimi chilometri dal Basso Molise sono stati scoperti rifiuti speciali di ogni tipo, anche ospedalieri (nucleari), provenienti dalla Campania e tombati in una discarica della fascia adriatica molisana.

In Basso Molise si evidenziano ancora due diverse presenze di stampo mafioso. La prima, è quella di matrice ‘ndranghetista dei Ferrazzo che fra l’Abruzzo e il Molise intendevano ricreare una cosca prima di essere stroncati dall’inchiesta “Isola felice”. Ma se dei Ferrazzo fra Termoli e Campomarino si è parlato più volte, è passata quasi sottotraccia la presenza, proprio a Campomarino, di una cellula del clan di camorra “Pecoraro-Renna” della zona di Salerno. Sempre nel Molise adriatico si rilevano numerose costituzioni di società commerciali create ad hoc. Si tratta di una strategia adottata tipicamente nei casi di collusione con ambienti amministrativi e istituzionali. Le società (che possono acquisire talvolta anche la forma di associazioni o società cooperative) sono costituite appositamente per cogliere alcune opportunità di business emergenti come, ad esempio, la gestione di appalti e finanziamenti pubblici in specifici settori (es. sanità e fondi sisma) e/o lo sfruttamento di manodopera in nero. Esemplificativo è il caso, di una società costituita ad hoc per accaparrarsi la concessione di stabilimenti balneari in Basso Molise. Società neo-costituite sono anche quelle legate all’infiltrazione di gruppi criminali nella ristorazione e nel commercio all’ingrosso di prodotti ortofrutticoli. Non mancano s.p.a. create e poi trasformate in s.r.l. soprattutto nel settore dell’eolico.

In tutte queste circostanze, le società sono costituite e intestate a prestanome, strategia molto frequente, redditizia e con rischi molto bassi.  Per quanto riguarda la disponibilità di armi da parte delle organizzazioni criminali si segnala l’arsenale rinvenuto a Termoli, con kalashnikov, fucili a pompa, pistole e silenziatori, passamontagna, giubbotti antiproiettile nonché armi e munizioni da guerra. Secondo gli inquirenti era stata scelta come deposito di armi (anche da guerra) da utilizzare per compiere rapine e altre azioni malavitose nel comprensorio da parte della ndrina facente capo ai Ferrazzo. Sussistono presumibilmente anche attività di condizionamento esercitate nei confronti di enti locali e aziende sanitarie per vedersi assegnati appalti o per agevolare il pagamento di fatture fiscali e per ottenere indebiti contributi in favore di una società riconducibile ad ambienti criminali. Si dovrebbe andare a vedere nelle procedure di assegnazione di appalti, forniture e dei cosiddetti “buoni lavoro” e vedere se vi sia divergenza tra i nominativi presenti negli elenchi e quelli ricompresi nelle liste allegate ai provvedimenti che avevano disposto le erogazioni. Per quanto riguarda le misure patrimoniali eseguite si segnala da ultima quella concernente un compendio immobiliare sito a Termoli, schermato attraverso la titolarità di prestanome, sproporzionato rispetto alla formale assenza di redditi in capo al predetto ed al suo nucleo familiare.

Il complesso immobiliare ammonta ad un valore complessivo che supera i due milioni di euro. Va ricordato infine che, per la provincia di Campobasso, sono state emesse dal Prefetto nove misure interdittive antimafia nel 2019 riguardanti esercizi commerciali ed un allevamento zootecnico. Si tratta di interdittive rivolte ad altrettante aziende, accusate di avere rapporti e legami con la criminalità organizzata. Le ditte operano nei settori lattiero-caseario, del nolo di autoveicoli, della ristorazione, delle costruzioni, delle pulizie e dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Le imprese sono ubicate a Campobasso, Guardiaregia, Campomarino, Montenero di Bisaccia e Termoli. Nell’anno in corso invece si sono evidenziate infiltrazioni di Camorra e Società foggiana sulle aziende molisane: altre ventotto interdittive antimafia triplicando così il numero rispetto al 2019. Si tratta sempre di prodotti alimentari, rifiuti ed edilizia, settori che fanno gola alla criminalità organizzata nella nostra regione.

Questi provvedimenti confermano la grande attenzione che le mafie rivolgono al nostro territorio. È molto preoccupante anche la classifica delle regioni italiane con il più alto indice di permeabilità alla criminalità organizzata (Ipco 2019/2020) calcolato dall’Eurispes nel quadro di un Protocollo di intesa siglato con la Direzione Nazionale Antimafia. L’indice, elaborato sulla base di venti indicatori compositi, misura “vulnerabilità” e “appetibilità” dei territori e il nostro Molise con 106.29 è messo sullo stesso piano della Sicilia con 107.82 e della Puglia con 106.78. Non sarà facile respingere l’assalto delle mafie in regione tuttavia per contrastarlo ritengo non sia necessario essere eroi civili, motivati da grandi passioni, ma sarebbe sufficiente pensare all’avvenire dei nostri figli, perché questi criminali metteranno in pericolo il loro futuro e quello di tutti noi. Se prendessimo coscienza di questo, forse, anche nel nostro piccolo Molise potrebbe finalmente nascere una sana e civile ribellione.

Dr. Vincenzo Musacchio

Presidente dell’Osservatorio Antimafia del Molise

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