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giovedì, Aprile 25, 2024

Doppia assoluzione per Tullio Farina, in primo grado e appello, dopo la querela risalente al 2014

AttualitàDoppia assoluzione per Tullio Farina, in primo grado e appello, dopo la querela risalente al 2014

Doppia assoluzione per Tullio Farina, in primo grado e appello, dopo la querela risalente al 2014. A comunicare la notizia è lo stesso protagonista della vicenda, allora nel ruolo di consigliere comunale. “Il 24 gennaio 2018 – scrive Tullio Farina – sui giornali molisani fu riportato con evidenziato titolo il mio rinvio a giudizio a seguito di una querela presentata dalla responsabile del settore tecnico di Trivento per averle causato, nel novembre del 2014, presunte lesioni personali per una controversia sorta sul possesso di alcuni atti. Orbene i fatti descritti nella denuncia appartenevano e appartengono al periodo ipotetico di terzo tipo, ossia della irrealtà, in quanto niente di come denunciato era accaduto. Era invece accaduto che io per uscire dal Comune ero stato costretto  a premere con la mano sul maniglione antipanico della porta di uscita poiché, la dipendente, ritenendo a torto, che io avessi documenti che non potevo avere, dopo aver  abbandonata la sua scrivania e tallonandomi lungo tutto il corridoio lungo oltre 25 metri, posizionandosi sul porta d’ingresso,  aveva bloccato con la sua mano il predetto maniglione antipanico per non farmi uscire, perché pretendeva  che attendessi l’arrivo dei carabinieri, come se fossi stato un ladro, dimenticando che in quel momento ero in Comune nell’esercizio della mia funzione di consigliere comunale. Che i fatti non erano accaduti così, come descritti dalla denunciante, è emerso inequivocabilmente anche durante il dibattito processuale dove tutti i testi hanno confermato l’assenza di ogni forma aggressione e violenza. Che i documenti che avevo erano posseduti da me legittimamente non lo dicevo solo io, ma lo ha confermato una ordinanza di archiviazione del GIP che ha riconosciuto il reato di sottrazione di atti non solo inconfigurabile, perché pubblici, e mai avvenuto perché nessuna sottrazione era stata accertata dagli inquirenti. D’altra parte chi poteva o può credere, conoscendomi, che io avessi potuto comportarmi nel modo descritto da chi mi ha denunciato? Il calvario di questa vicenda è durato oltre cinque anni, ma alla fine la verità è venuta fuori in tutta la sua forza. Infatti il 6 luglio 2020 con sentenza di primo grado sono stato assolto con formula piena e, poiché a tale sentenza è stato proposto appello, il 29 dicembre 2020 sono stato di nuovo assolto per la seconda volta sempre con formula piena. Non commento i fatti, perché essi si commentano da soli.  Non nascondo, però, la mia soddisfazione per la doppia assoluzione perché mi rende giustizia e mi restituisce la tranquillità di animo che era stata turbata per un ‘accusa infondata. Provo invece una forma di disgusto per chi, pur non avendo assistito ai fatti perché non presente, ritenne di esprimere in consiglio comunale la sua solidarietà alla dipendente solo come forma di ritorsione nei confronti di una persona non ritenuta come avversario politico con cui discutere, ma come  nemico da eliminare a tutti i costi , così come provo disgusto per l’assessore esterno in rappresentanza per la quota femminile che si diede da fare per presentare un ordine del giorno sulla  violenza alle donne anche se pure lei non era presente sul Comune durante i fatti , ma motivata solo  per aver sentito la versione della protagonista. Il tempo però è galantuomo e sbugiarda i falsi e gli ipocriti. La mia vita – chiude Tullio Farina – continua serena per la certezza di essermi comportato correttamente, sono altri che devono riflettere sui loro comportamenti. Ringrazio, infine, l’avvocato Oreste Campopiano per l’impegno e per le sue capacità dialettiche che hanno fatto ben emergere la verità dei fatti”.

 

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