di Manuela Petescia*
Si ritiene che le avventure di Alice nel paese delle meraviglie, il film di Walt Disney tratto dal capolavoro letterario di Lewis Carroll rappresenti lo scontro permanente tra l’infanzia e l’età adulta, tra le griglie conoscitive del bambino, che impara a interpretare il mondo attraverso la mediazione dei genitori, e quelle nuove, frutto della sintesi interiore, dolorosa, tra tutto ciò in cui si era creduto e tutto ciò in cui la vita reale ci ha costretto a credere: la costruzione dell’identità, in altre parole, è progressiva e conflittuale.
Ma se la delusione, il crollo delle fantasie e di molti sogni è comune al genere umano, per alcuni di noi nello spazio inconscio tra gli strumenti interpretativi del passato e le consapevolezze successive – in quel permanente scontro di identità – si nascondono, irrisolte, molte insidie, traumi che vanno portati in superficie ma che la parola, da sola, non riesce a raccontare.
Il Gioco della Sabbia, introdotto per la prima volta in Molise proprio da Angelo Malinconico, psichiatra, analista e direttore del centro di salute mentale di Termoli, dimostra come il contatto con la materia e gli oggetti stimoli il ritorno a un gesto antico nella storia individuale, restituendo alle persone in analisi le diverse tappe dell’esperienza emotiva, lì dove si nascondono tanto i germogli della nostra creatività quanto i germi del nostro disagio.
Così, mentre il racconto verbale avvicina i protagonisti di una seduta analitica alla storia individuale del paziente, il gesto che anima il gioco della sabbia può attivare la rivelazione inedita – per simboli, immagini e piccole scenografie – di quel vissuto anteriore che la parola non riesce a esprimere.
Il libro «Il Gioco della Sabbia. La ricerca infinibile», scritto da Angelo Malinconico insieme a Nicola Malorni, anche lui analista junghiano, per la casa editrice Astrolabio, la più importante del settore a livello nazionale, consegna a tutti, anche ai meno esperti gli strumenti di revisione delle esperienze del passato di cui può disporre l’odierna psicanalisi, le potenzialità espressive e terapeutiche all’interno della cornice junghiana. E colpisce proprio quell’aggettivo inconsueto, «infinibile», che in realtà esprime la passione che anima la ricerca dei due autori, Angelo Malinconico e Nicola Malorni: costante, illimitata, inappagabile, inesauribile.
* direttore di TeleMolise e Il Giornale del Molise